La nuova situazione si è determinata dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di ritirare le truppe americane. I combattenti curdi si sono trovati all’improvviso scoperti del loro alleato Usa, con cui avevano combattuto l’Isis, e la Turchia il 9 ottobre ha lanciato un’offensiva nel nord. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha motivato l’iniziativa militare con l’esigenza di proteggere Ankara da possibili attacchi dei combattenti curdi, considerati come terroristi, benché il loro contributo fosse stato decisivo nell’arretramento del Califfato. Dopo due settimane di raid, e un accordo a Sochi, fra Erdogan e Putin, i curdi hanno accettato di evacuare un’area di 440 chilometri di lunghezza e 30 di profondità dal confine turco, lasciando strade e villaggi. Una "zona di sicurezza".
• Chi ha occupato le postazioni lasciate libere dai curdi in Siria?
Il vuoto in politica non esiste, e nel momento in cui i marines hanno abbandonato la zona, la Turchia ha sferrato l’offensiva. Tuttavia i soldati americani, che in un primo momento avrebbero dovuto essere spostati in Iraq, e in parte rientrare in patria, sono stati inviati a proteggere i pozzi petroliferi della compagnia americana Conoco a Deir es-Zor. I curdi hanno gridato al tradimento. A raccogliere il loro allarme è stato il loro vecchio nemico, il presidente siriano Bashar al Assad. Damasco ha subito inviato nelle zone a nord il proprio esercito, che ora si trova di fronte a quello della Turchia.