Corriere della Sera, 2 novembre 2019
I segreti di Tavares, l’ingegnere-pilota
Nessun altro manager potrebbe riportare in auge Fiat Chrysler, solo Carlos Tavares può accollarsi l’impresa, anche grazie al bagaglio che ha costruito in Psa, due architetture modulari che permettono di ricevere carrozzerie diverse, sistemi di trazione che arrivano all’elettrico puro, riducendo i costi di ricerca e sviluppo. Questa è la sua principale dote, di un uomo abituato a correre in auto, gare a cui partecipa, ogni due settimane, nel week end, che hanno contribuito a rafforzare la sua competitività. Lo scorso anno Tavares ha fatto riferimento a Charles Darwin, al principio di selezione naturale, per definire i cambiamenti epocali che tutto il settore automobilistico sta vivendo. «Noi siamo agili perché abbiamo appena superato un’esperienza quasi mortale, siamo darwiniani, sappiamo che la nostra sopravvivenza è legata alla nostra capacità di adattamento». I suoi piani industriali illustrano perfettamente questo pensiero, nella primavera del 2014 prese la sua prima decisione da capo di Psa, battezzandola back in the race, ritorniamo in corsa. Doveva rimettere in sesto l’economia traballante del gruppo francese, parlava non solo agli analisti, ma principalmente a tutti i dipendenti, gratificandoli per il loro talento e la loro professionalità. «Ho l’ambizione di accelerare il processo di ristrutturazione della nostra società, canalizzando tutto il nostro potere creativo, per ritrovare la strada del profitto». Quattro punti chiave delineavano il percorso: riduzione dei modelli, con una precisa identificazione dei marchi, adattandoli alle esigenze di ogni mercato. Aprirsi alla Cina e a paesi emergenti, tra cui l’Africa dove, nei tempi passati, Peugeot era molto attiva. Rimodernare le fabbriche, riducendo gli stock, costruire una crescita solida per Psa, tanto da poter promettere che, nel 2018, avrebbe avuto in cassa due miliardi di liquidità, «Psa sarà uscita dalla sua convalescenza». Gli imperativi del manager portoghese sono «accelerare, risanare, migliorare». Tavares ha sempre sognato di essere un pilota, dall’adolescenza è abituato a gareggiare, anche se ha confessato «di non essere molto dotato, sono diventato ingegnere perché non sono riuscito a diventare un pilota». Una delle sue prime auto fu un’Alfa Sud, degli anni ‘70 – corsi e ricorsi della vita – che apprezzava per la sua leggerezza e per la sua potenza di 115 cavalli. La sua passione emerge nel secondo piano industriale, del 2016, chiamato push-to-pass, premere per superare, un bottone installato sulle auto da corsa che consente al pilota di liberare una riserva di potenza supplementare, per effettuare il sorpasso o non essere raggiunto. Psa era ritornata attiva, questa metafora illustrava la sua volontà di guadagnare una posizione tra le grandi case costruttrici. Forse, in quel momento, capì che era necessario conquistare un altro costruttore, dimostrando una saggezza e un senso della gestione molto calibrato. Le sue ambizioni sono sempre apparse ragionevoli, guida con la prudenza di un vecchio pilota che sa pazientare, per assicurarsi un piazzamento d’onore.