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 2019  novembre 02 Sabato calendario

I dubbi sulla fusione Fca-Peugeot

VANITYX
TORINO – Dopo gli apprezzamenti, gli ostacoli. L’accordo Fca-Psa (ci si augura che venga trovato presto un nome alla nuova aggregazione) comincia a far discutere e a incontrare le prime critiche. Lunedì partiranno i tavoli di trattativa tra i due gruppi. Riguarderanno cinque capitoli: le piattaforme dei veicoli, i motori, le tecnologie dell’auto elettrica e di quella a guida autonoma, l’unificazione del sistema di acquisti. Dibattito decisivo per stabilire chi e dove produrrà i modelli del futuro.
Il primo ostacolo alle nozze nell’auto viene dai sindacati. Quelli italiani chiedono «un incontro con Fca per capire quale sarà il futuro degli insediamenti italiani». Domanda che si ripete in fotocopia in Francia e in Germania. I sindacati tedeschi ricordano che «è in vigore l’impegno sottoscritto da Tavares per non avviare procedure di licenziamento fino al 31 luglio 2023». E chiedono naturalmente che l’impegno venga rispettato.
Si muovono anche i governi. Quello di Parigi aveva già fatto trapelare giovedì che l’operazione sarà positiva se «tutelerà gli insediamenti di Psa in Francia». Ieri c’è stata una telefonata tra John Elkann e il ministro dell’economia italiano, Roberto Gualtieri. «Il ministro – dicono fonti del Mef – ha espresso apprezzamento per la creazione di un gruppo industriale con una forte componente italiana, destinato ad essere uno dei principali protagonisti del mercato globale». Ma ha anche aggiunto che «seguirà con attenzione gli sviluppi dell’operazione perché la filiera italiana occupa un numero significativo di lavoratori qualificati».
Quali sono gli eventuali stabilimenti a rischio di sovrapposizione con quelli di Psa? Non quelli del gruppo Alfa Romeo come Cassino e Pomigliano. Non Melfi che produce Renegade e Compass (anche ibride) per il marchio Jeep e 500X con il brand Fiat. Non il polo produttivo torinese che realizza le Maserati. Gli unici punti a rischio sono la palazzina degli impiegati di Mirafiori (dove lavorano 5.000 colletti bianchi) e la nuova linea della 500 elettrica sempre nello stabilimento torinese. Gli impiegati erano considerati in esubero già prima della fusione: gli uffici erano tarati per essere il quartier generale di un gruppo mondiale come era Fiat prima della fusione con Chrysler. Oggi sono il quartier generale dell’area europea, ma dopo la fusione con Psa quale ruolo avranno? Quanto alla linea della 500 elettrica, come si integrerà con le produzioni elettriche di Peugeot, Citroen e Opel? Continua poi negli ambienti finanziari la querelle se nella fusione comanderanno gli Agnelli o i francesi. Secondo gli analisti che avevano valutato l’operazione giovedì si tratterebbe di una vendita degli italiani ai francesi. Secondo Deutsche Bank e Citi, che si sono espressi ieri, comanderanno gli italiani. Un ostacolo serio alla fusione potrebbe venire da Trump. Ieri i suoi consiglieri economici hanno detto che il presidente «guarda con attenzione» al matrimonio. Spiegando che verrà monitorato il ruolo dei cinesi (che avranno il 5,9% nella nuova società) e che potrebbero rappresentare un pericolo «per la sicurezza nazionale» Usa. Insomma, Trump teme che gli uomini di Pechino carpiscano i segreti della Jeep.