la Repubblica, 1 novembre 2019
Ecco l’automobile del 2030
Meno certezze, più capovolgimenti improvvisi. Il Risiko delle alleanze accelera il cambiamento dell’industria dell’auto. Tutti vorrebbero vedere cosa c’è davanti. Essere pronti a scrivere il futuro o almeno cercare di anticiparlo. Una corsa sfrenata perché almeno su questo sono tutti d’accordo: i protagonisti saranno sempre meno. «Cinque o sei costruttori al massimo», diceva Sergio Marchionne nel 2008.
Dunque, meno aziende ma più grandi. Per produrre che tipo di automobile e in quali fabbriche? Una delle carte vincenti di chi vuole entrare in questo gruppo ristretto è l’elettrificazione. Necessaria per compiere il primo grande passaggio verso la nuova mobilità. Dopodiché occorrerà affrontare un’altra grande rivoluzione, quella che metterà da parte il guidatore per far salire a bordo il computer. Ovvero la guida autonoma.
Partiamo dalla svolta elettrica. Occorreranno investimenti colossali, nuove piattaforme produttive in grado di realizzare vetture più semplici e con meno componenti. Dunque, più automazione e meno occupazione. Che è poi l’altro punto cruciale della trasformazione dell’industria. AlixPartners, una delle principali società di consulenza e analisi del mondo, sostiene che il pianeta auto è appena entrato in un “deserto del profitto” a causa del doppio effetto della massiccia spesa per i programmi di nuova mobilità e del rallentamento dei mercati chiave a livello globale: «Da qui al 2023 – scrivono gli analisti americani – i profitti lordi dei produttori di auto potrebbero ridursi di 60 miliardi di dollari». Sempre secondo lo studio, la spesa destinata dalle case automobilistiche per l’elettrificazione raggiungerà 225 miliardi di dollari nel 2023. Il tutto in un mercato globale che crescerà a un tasso annuo di appena l’1,6% fino al 2026.
Di qui la necessità di stringere alleanze. Di dividere i costi di ricerca e sviluppo e anticipare gli effetti dell’automazione e dell’auto condivisa. Questo significa che l’industria non potrà più fermarsi semplicemente ai concetti di produzione e vendita ma dovrà estendersi a tutti i possibili modi di utilizzo del veicolo, fino al suo eventuale riciclo.
La sharing mobility e la guida autonoma rivoluzioneranno anche i modelli di business delle case automobilistiche. A cominciare da una riduzione della forza lavoro di almeno il 50%. È quanto emerge da una ricerca di PriceWaterhouseCooper che immagina qui al 2030, due diversi tipi di stabilimenti. Uno per la produzione di auto acquistate dalle aziende di noleggio il più possibile standardizzate e facili da assemblare per abbassarne il costo. L’altro per vetture personalizzate ma tutte prodotte su una stessa catena di montaggio altamente automatizzata.
Secondo PWC nell’impianto di produzione di questi veicoli “sarà necessario solo il 40% dei lavoratori con le competenze di oggi, mentre per le vetture personalizzate sarà necessario il 50% in meno degli attuali addetti. Entro il 2030 raddoppierà, invece, il numero di ingegneri e in generale di tutta la nuova forza lavoro specializzata. Luci e ombre del futuro.