ItaliaOggi, 1 novembre 2019
Un Cimabue strepitoso se ne stava nella cucina di una novantenne
Stava attaccato in una vecchia casa francese di Senlis su un muro di cucina. Nessuno ci faceva caso, non solo la proprietaria novantenne, ma chiunque lo vedesse. Poi un trasloco lo ha fatto considerare per quello che è: un pannello di un dittico con una scena della passione, dipinto da Cimabue nel 1280. Il parere era di uno dei più noti esperti francesi di pittura, Eric Torquin. Della composizione, la cui età è settecento anni, Cristo deriso era una degli otto pannelli, due dei quali custoditi in grandi musei mondiali: La flagellazione di Cristo nella Frick Collection di New York e la Vergine con il bambino in trono circondati da due angeli alla National Gallery di Londra. Un confronto tra queste due opere certe e quella appena scoperta ha mostrato senza alcun dubbio che si tratta di un’opera di Cimabue: la cornice antica, le linee circolari eseguite col punzone, lo stile, la decorazione fondo oro, la corrispondenza del dorso dei tre pannelli.È così che una crosta insignificante ha assunto un nome eccezionale ed è divenuta un capolavoro. E che il suo valore è cresciuto sino a 24 milioni di euro. Una piccola tavola (25,8 x 20,3), dipinta a tempera su legno, che faceva parte della sinistra del dittico. Cristo ne occupa la parte centrale, circondato da una folla di uomini che lo deridono. Le condizioni del pannello sono ottime: la cucina conserva. Una scoperta eccezionale. Nell’arte occidentale Cimabue è il primo che nettamente si stacca dagli stilemi orientali e apre la strada alla pittura moderna. Come ha capito Dante: «Credette Cimabue nella pittura tener lo campo / ed ora ha Giotto il grido». E come spiega Vasari: «Si emancipò del moto rigido dei bizantini e fu il primo ad aprire le porte della modernità, Giotto compreso».
Certo una delle più importanti scoperte dell’arte medievale degli ultimi anni. La cifra spesa è imponente, un primato mondiale per un quadro dell’epoca, anche se ben distante le è il Salvator mundi di Leonardo, acquistato a un’asta di Christie’s per 450 milioni dal Dipartimento cultura e turismo di Abu Dhabi. Cifre da capogiro. Ma ben spese. Quando si pensa che il quadro di Bansky Devolved Parliament, che raffigura la Camera dei comuni di Londra con tutti i suoi membri trasformati in scimpanzé, è stato pagato 12 milioni di euro. Ma l’arte segue regole sue che fanno saltare i criteri delle vendite economiche. Come è giusto: «Abbiamo l’arte per non morire a causa della verità» (Nietzsche).