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 2019  novembre 01 Venerdì calendario

LE NOTTI DI "BAFFO" MAZZOLA: "PRIMA DELLE PARTITE FACEVO FATICA A DORMIRE. VI RACCONTO PERCHE’" – E POI I RIGORI A BACIGALUPO, L’ULTIMO RICORDO DI PAPA' VALENTINO, L'ARRIVO ALL'INTER, LA MAGLIA DEL TORINO SFIORATA A FINE CARRIERA E IL DUALISMO CON GIANNI RIVERA: "FORSE IL CALCIO ITALIANO HA PERSO QUALCOSA NEL METTERCI L'UNO CONTRO L'ALTRO" -

Sandro Mazzola è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.

Mazzola ha parlato di quando giocava a calcio: "Con la notte quando giocavo avevo un rapporto difficile. La sera prima della partita facevo fatica a dormire, ci mettevano in camera in due, il mio compagno di stanza non riusciva mai a dormire. Parlavamo degli avversari, chiedevo informazioni sul mio marcatore. Avevo sempre una marcatura a uomo e un secondo pronto a venirmi a prendere se fossi riuscito a saltare il primo".

Sul duello con Rivera: "Forse il calcio italiano ha perso qualcosa nel metterci l'uno contro l'altro. Quando andavamo in Nazionale a giocare all'estero tutti si meravigliavano, dicevano che ci volevano nella loro squadra, che poi ci avrebbero pensato loro a dare una maglia agli altri nove calciatori. Solo che a noi italiani piace un po' complicarci la vita da soli. Io e Rivera soffrivamo questa cosa. Ma non abbiamo mai litigato, a parte qualche derby. Siamo stati anche i primi a fare il sindacato dei calciatori, anche su quel campo avevamo le stesse idee. Quando la gente ci vedeva insieme si stupiva".

Sul papà, Valentino Mazzola: "La sua storia agli inizi è stata un po' un ostacolo. Io giocavo nei ragazzi, l'Inter mi aveva scartato, c'era solo un osservatore che credeva nelle mie caratteristiche. Alla fine i nerazzurri si accorsero che ero migliorato, ero molto magro, avevo poca forza, l'Inter ha deciso di prendermi pagando una certa cifra quando vide che stavo sviluppando. Il Torino? L'ho sfiorato a fine carriera. C'era la possibilità di andare a Torino a chiudere la carriera però non me la sono sentita. Non ero più quello di prima, poteva sembrare una cosa ingiusta quella di andare a vestire quella maglia. Io facevo la mascotte del Torino quando c'era mio papà. La maglia del Torino ce l'ho nel cuore. Guai a chi la tocca. L'ultimo ricordo di mio padre? Mi viene in mente il Filadelfia. Quando mi portava agli allenamenti, mi sedevo in panchina e a fine allenamento mi faceva entrare in campo e tirare i rigori al portiere Bacigalupo, che era anche il numero 1 della Nazionale. Lui mi faceva segnare e io facevo il giro del campo, come se ci fosse il pubblico".