Corriere della Sera, 1 novembre 2019
Giù Pd e M5S, la Lega vola al 34,3%
Le elezioni regionali umbre sono state precedute da un clima di grande attesa e seguite dalla consueta netta contrapposizione tra chi considera il risultato un giudizio sul governo (reclamando elezioni politiche) e chi minimizza la portata della sconfitta, considerandola solamente una consultazione locale.
Ma cosa ne pensano gli elettori? E, soprattutto, qual è l’impatto del voto in Umbria sugli orientamenti a livello nazionale e, più in generale, sul clima politico? La vittoria del centrodestra non era certamente inattesa e dopo quasi 50 anni ha sancito il tramonto del centrosinistra; piuttosto ha suscitato sorpresa la notevole distanza tra la vincitrice Donatella Tesei (esponente della Lega sostenuta dal centrodestra) e lo sconfitto Vincenzo Bianconi (candidato indipendente sostenuto dal centrosinistra e dal M5S). Gli elettori si dividono riguardo all’interpretazione dell’esito elettorale: il 38% lo attribuisce alle dinamiche nazionali, in particolare alla sfiducia nella nuova alleanza di governo Pd-M5S e alla forza del centrodestra unito; ad essi si contrappone il 38% che considera il voto umbro una conseguenza della crisi economica che ha colpito la regione unitamente allo scandalo della sanità. Prevedibilmente, gli elettori dell’opposizione accentuano la prima lettura, mentre quelli della maggioranza la seconda.
Le opinioni degli italiani sono più nette riguardo alle prospettive future dell’esecutivo: infatti il 56% prevede che dopo la sconfitta dell’alleanza Pd-M5S in Umbria, il governo affronterà qualche difficoltà ma non entrerà in crisi, mentre il 17% si aspetta la conclusione dell’esperienza giallo-rossa. Dopo un mese caratterizzato da una progressiva crescita dell’apprezzamento del governo, le valutazioni odierne fanno segnare un arretramento significativo rispetto a 3 settimane fa (-7 punti): il 36% esprime un giudizio positivo, mentre il 50% dà un giudizio negativo, di fatto riportando il gradimento al livello registrato all’inizio del mandato.
Al contrario le valutazioni su Conte, che pure nei giorni precedenti il voto umbro ha partecipato alla campagna elettorale a favore di Bianconi, si mantengono sostanzialmente stabili rispetto a tre settimane fa: il 48% esprime apprezzamento per il premier contro il 43% di giudizi negativi. Quanto agli altri leader, Salvini e Meloni fanno segnare una crescita significativa, rispettivamente di 5 e 7 punti, attestandosi il primo al 40% e la seconda al 36%; Renzi è in lieve crescita (dal 12% al 14%), mentre Di Maio e Zingaretti arretrano di 5 e 7 punti, risultando graditi al 21% e al 16% degli elettori. Berlusconi risulta stabile al 15%.
Da ultimo gli orientamenti di voto che, analogamente ai giudizi sui leader e come da tradizione, premiano chi ha vinto e penalizzano chi ha perso le elezioni, confermando il famoso aforisma di Ennio Flaiano, che dipingeva gli italiani come un popolo abituato ad andare in soccorso al vincitore.
La Lega si conferma il primo partito con il 34,3%, in crescita di 3,5%, seguito dal M5s con il 17,9%, in calo di 2,9%, e dal Pd che arretra di 2,3%, attestandosi al 17,2%. A seguire Fratelli d’Italia (9,8%) che da fine agosto nei sondaggi ha sorpassato Forza Italia, oggi al 6,2% alla pari di Italia viva che fa segnare un aumento dell’1,4%. Da segnalare infine la crescita di Europa Verde che passa dall’1,2% al 2,2% e la flessione delle forze di Sinistra dal 2,8% all’1,7%.
Il sondaggio odierno conferma la fluidità delle opinioni degli italiani: il governo e le forze della maggioranza pagano pegno, con l’eccezione di Renzi e di Italia viva che fanno segnare un miglioramento; tra i vincitori la Lega ritorna ai valori ottenuti alle elezioni europee, Salvini aumenta il proprio consenso (che tuttavia è ancora distante dai livelli ottenuti prima della fine del governo gialloverde) come pure Giorgia Meloni e FdI, mentre Forza Italia e il suo leader non beneficiano del successo.
Il presidente Conte esce indenne dalla sconfitta della sua maggioranza nel voto regionale a conferma del credito di cui gode nel Paese che, tuttavia, potrebbe essere messo a dura prova dalla scarsa coesione che nelle ultime settimane le forze della maggioranza hanno palesato. Insomma, pur essendo una consultazione locale, il voto umbro ha lasciato il segno, in attesa di quello in Emilia-Romagna, a gennaio, il cui risultato potrebbe essere incerto. Al contrario la certezza, granitica, è che il prossimo voto regionale rappresenterà per tutti un’ordalia, come sempre.