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 2019  ottobre 31 Giovedì calendario

Sulla mostra “Abstract Sex”

Dopo la seconda guerra mondiale, un industriale decise di convertire i macchinari fino a quel momento utilizzati per la fusione delle bombe alla produzione di caschi asciugacapelli. Le sofisticate tecnologie della guerra si trasformarono così in dispositivi per il perfezionamento del «corpo» come concetto socialmente e culturalmente determinato. Nello stesso momento storico la politica cominciava a parlare di genere, di un’identità sessuale non più naturale, ma piuttosto artificialmente costruibile e, quindi, mercificabile. Nel 1971 un gruppo di lesbiche armate di salami attaccarono il Professor Jérôme Lejeune mentre teneva una conferenza contro l’aborto. L’evento segnò la nascita del Commando Saucisson, attorno al quale si sarebbe riunito poco più tardi il Front Homosexuel d’Action Revolutionnaire. 
Benvenuti ad Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment il nuovo progetto espositivo di Artissima (rigorosamente vietato ai minori di 18 anni) che porta la fiera negli spazi di Jana, boutique del centro storico di Torino e punto di riferimento per artisti, scrittori e protagonisti della cultura. La mostra, nata da un’idea di Ilaria Bonacossa e curata da Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa, è incentrata sul tema del desiderio, in linea con il fil rouge di questa edizione della fiera. Sospeso tra azione pirata e mostra, il progetto mette insieme fotografie, video, sculture, opere su tela o carta e oggetti in prestito dalle gallerie che partecipano ad Artissima. «Questo progetto - racconta la direttrice Ilaria Bonacossa - disarma le rappresentazioni tradizionali del desiderio suggerendo alleanze inattese tra corpi, batteri, oggetti, macchinari e tecnologie. Attraverso un intreccio di narrazioni minori, storiche e contemporanee, propone una prospettiva trasversale tra virtualità e materialità, secondo la quale tutto ciò che ci circonda può venire ripensato come equipaggiamento, arma al servizio della definizione di nuove mitologie».
Se ci si avventura nelle praterie del desiderio è facile inciampare in oggetti inaspettati, dispositivi ibridi e tecnologie stravaganti (ricordate i salami surreali di Jacovitti?) che tappezzano il percorso della mostra. Alcune opere evocano la stretta relazione tra forme contemporanee di piacere e forme globalizzate di consumo, confrontandosi con le ambivalenti conseguenze della virtualità. 
«Se le esperienze radicali degli anni 70 invocavano le strategie emancipatorie e rivoluzionarie del desiderio come possibilità di fuga dagli apparati di controllo capitalistici - spiegano Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa - la "società libidinale" contemporanea sembra aver addomesticato il desiderio, indirizzandolo verso oggetti di consumo e stili di vita normalizzati, suggeriti online da strutture algoritimiche. Termini come piacere, sesso e amore sembrano essere stati così completamente integrati in quello che è stato definito da Paul B. Preciado un "regime farmacopornografico"». Concludono: «Mutuando il titolo dell’omonimo saggio di Luciana Parisi, la mostra opera in un contesto in cui la nostra soggettività è solo una delle forze che attraversano il corpo. In un’epoca in cui la definizione stessa di "essere umano" è sempre più negoziabile, Abstract Sex suggerisce temi come la post-pornografia, l’opacità e l’ibridazione, possibili ambiti di produzione di autonomia».