ItaliaOggi, 30 ottobre 2019
L’Everest è diventato l’autostrada dei turisti con molti soldi
È una foto ricordo delle vacanze un po’ particolare quella che il 23 maggio ha postato l’alpinista anglo-nepalese, Nirmal Purja Magar, appena sceso dalla vetta dell’Everest e dal Lhotse, quarta montagna più alta della Terra con i suoi 8.516 metri, collegato direttamente all’Everest (8.848 metri) la più alta montagna del mondo situata nella catena dell’Himalaya. È l’immagine di una interminabile fila di scalatori imbacuccati, che procedevano in fila sulla cresta di neve e roccia che conduce al Tetto del mondo. La foto ha fatto il giro del mondo suscitando una valanga di commenti: l’Everest sarebbe diventato un’autostrada dei turisti ricchi. È stata abolita l’ultima frontiera, finito il sogno, morta l’aventura. Non è così sicuro. La scalata della montagna più alta del mondo, alla frontiera fra il Nepal e la Cina, resta uno sport pericoloso. Dodici persone sono morte la primavera scorsa. Un record dopo l’ecatombe del 2015, quando delle valanghe sommersero 18 persone al campo base dal lato nepalese. L’anno prima, altre 16 persone, tra le quali la maggioranza erano sherpa, avevano perso la vita.È il paradosso dell’Everest. Più i materiali sono performanti, più i dati meteo sono precisi e più la sua scalata diventa democratica. Durante i trent’anni che sono seguiti al successo della spedizione del 1953, meno di 500 persone hanno raggiunto il Tetto del mondo. Oggi, sono così tante a farlo ogni anno che creano pericolosi ingorghi e code verso la sommità del monte. Un grave pericolo. Più gente, più morti. In cifre assolute: dal 1992 al 1999 sono state 164 le persone morte sull’Everest in meno di 1.200 scalate. Dal 2000 al 2018 si sono contati 128 morti per oltre 8 mila scalate.
È durante il decennio 1985-1995 che l’Everest è entrato in una nuova dimensione. Si è passati dalle spedizioni nazionali, che incarnavano la fierezza di un paese, alle spedizioni puramente commerciali, secondo quanto ha riportato Le Monde. Prima di allora, conquistare il Tetto del mondo era un favoloso exploit.
Il cambiamento è avvenuto con Dick Bass, un ricco impenditore texano, di 55 anni, che raggiunse la cima dell’Everest nel 1985, ma anche delle altre cime più alte degli altri continenti, le cosiddette sette vette (Kilimangiaro in Africa, Elbrouz in Europa, Aconcagua in America del Sud, Denali in America del Nord, Vinson in Antartico, e Kosciusko in Australia). Un record che ha colpito gli animi e ha lanciato una sfida fuori dal comune che soltanto 700 persone sono riuscite a realizzare finora. Intanto, già da molto tempo l’Everest non è più un obiettivo per i veri alpinisti che hanno abbandonato il gigante himalaiano troppo affollato e troppo segnalato dove tutti i record possibili e immaginabili sono stati raggiunti.