il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2019
Biografia di Claudia López Hernández
Un cambiamento radicale e repentino del ciclo politico colombiano. La portata della vittoria della prima donna sindaco di Bogotà, Claudia López Hernández, si raccoglie a due giorni dai sorprendenti risultati di domenica scorsa: un milione e mezzo di voti su 3 milioni di elettori e un’astensione che per la prima volta nella storia della Capitale è scesa di 4 punti percentuali. Lei, la premier Verde, ecologista, dagli umili natali tra politici di razza, lesbica dichiarata, attivista per i diritti umani e la lotta alla corruzione fuori e dentro i palazzi della politica, famosa per aver denunciato con un’inchiesta i collegamenti tra quest’ultima e i paramilitari delle Farc, contro cui minaccia una guerra senza quartiere, ha già spostato l’asse simbolico della politica colombiana.
“L’incorruttibile” neo-sindaco di Bogotà, città con la sua carica simbolica e numerica – nella Capitale risiede un quinto della popolazione colombiana a cui lo Stato dedica un investimento milionario – è di fatto la seconda carica più importante dello Stato, destinata ad avere un peso importante sulla politica nazionale. Palcoscenico che Claudia López non disdegna e a cui, anzi, aspira a tornare, lei già senatrice e candidata alla vicepresidenza con Sergio Fajardo. Non prima di “aver cambiato il volto della Capitale” con un nuovo piano contro la criminalità che renda conto fin dai primi 30 giorni di amministrazione della diminuzione dei reati, una metropolitana che renda la città vivibile anche per chi abita lontano dal centro, la lotta al lavoro minorile e incentivi all’occupazione. Ma questo potrebbe essere soltanto il volano per Claudia per le prossime elezioni nazionali del 2022 a cui i conservatori – già innervositi dalla “presa di Bogotà” – si presentano non soltanto divisi, ma anche pronti al cambiamento politico. D’altra parte, Claudia, una vita per la politica, la giustizia sociale, i diritti e l’eguaglianza – lei stessa ritwitta dal suo account una foto che la ritrae in bianco e nero nel lontano 1990 tra “i ragazzi della septima papeleta”, la scheda che fecero aggiungere per votare insieme alle altre opzioni anche l’Assemblea Nazionale per modificare la Costituzione – potrebbe dare la spinta da Bogotà ai nuovi progressisti, quelli che strizzano l’occhio a Greta. “Abbiamo fatto storia”, è stato l’urlo con cui la nuova sindaca ha salutato i suoi elettori all’annuncio della vittoria, subito corretto con un messaggio di unità: “Governeremo per tutti, non soltanto per coloro che ci hanno dato la loro fiducia… Bogotà non esce ferita da queste elezioni, né divisa, né polarizzata”. E in molti credono che possa essere proprio lei a riuscire nell’intento di ridare forza a un Paese rotto da anni di lotta armata e politiche elitarie.
Non ultime quelle dell’erede dell’uribismo, dal fondatore ed ex Capo di Stato Álvaro Uribe, l’attuale presidente Ivan Duque, che esce con le ossa rotte dalle Amministrative con il 13,5% dei voti al suo candidato. Caparbia studentessa di Finanza, amministrazione e relazioni internazionali all’Università Externado, grazie a una borsa di studio statale, la neo-sindaca ha conseguito una laurea magistrale in Amministrazione pubblica in Colombia e a New York oltre a un dottorato in Scienze Politiche alla Northwestern di Chicago. L’Ateneo statunitense su Twitter ne celebra la vittoria con un messaggio speciale: “Domenica, la nostra alunna Claudia López è diventata la prima donna eletta sindaco di Bogotá, in Colombia. E per lei è solo l’inizio”. Un rimando, in realtà, alla pagina del magazine universitario che ripercorre le tappe dei suoi studi e ne celebra le tappe fondamentali: “López ha studiato i metodi per costruire lo stato moderno, in particolare quelli che potrebbero essere applicati nelle aree rurali essenzialmente ‘fuorilegge’ della Colombia”. Metodi che ha messo in pratica, ad esempio, nel referendum anticorruzione del 2014 al quale parteciparono 11 milioni di persone, più dei votanti a qualsiasi elezione presidenziale colombiana, seppure non sufficienti per il quorum. E l’impegno continua, perché come lei stessa sostiene: “Abbiamo un pianeta da salvare. Una democrazia da salvare. Una generazione da guidare”.