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 2019  ottobre 30 Mercoledì calendario

L’ascesa low-budget di Giorgia Meloni

Vi confesso che sono preoccupata per Matteo Salvini. Dopo averci fatto per un anno un gran pippone sulle espulsioni dei migranti, l’unico a essere espulso da qualcosa è stato lui. E ora che aveva iniziato a fare il figo all’opposizione, a sentirsi di nuovo leader degli scontenti, è iniziata, inarrestabile e insidiosa, l’avanzata del panzer Giorgia Meloni.
Quella che se Salvini cavalca la paura, lei cavalca il coraggio: il coraggio di dire la prima cosa che le viene in mente, esattamente come le viene in mente. Quella che se Salvini parla alla pancia degli italiani, lei parla all’intestino crasso. Quella che se Salvini parla come il cittadino medio al bar, lei parla come il cittadino medio al bar dopo sei prosecchi. Quella che se Salvini fa i selfie con la carbonara, lei si preoccupa del cous cous nelle mense scolastiche. Quella che se Salvini muove le pedine della sua comunicazione guidato da Morisi e la Bestia, lei è La Bestia. E chiariamo.
La Bestia nel senso del talento istintivo e impetuoso con cui riesce a sintonizzarsi con le piazze dando l’idea di non aver pianificato nulla, manco un appuntamento dal parrucchiere per ritoccare le meches. Salvini è populismo, lei è popolo. Salvini è mojito, lei è il caffè con la Sambuca. Salvini è il Papeete Beach, lei è la mamma che in spiaggia tira fuori la borsa frigo e il tavolino pieghevole. Insomma, la Meloni rischia seriamente di rosicchiare voti a Salvini mese dopo mese, anno dopo anno, comizio dopo comizio. Un’ascesa low budget, la sua, che nel giro di pochissimo l’ha incoronata leader di partito politico con più consensi.
E a proposito di comizi, la nostra leader da discount di recente ci ha regalato momenti sfavillanti. Il governo abbassa il limite dei contanti? Lei: “Fra un po’ il bancomat ci dirà: che ci devi fare con 100 euro? Guardone!”. Capite? Salvini insulta i rom, il Pd, le ong, i migranti, lei è oltre: insulta il bancomat. A breve darà della testa di cazzo al pos e della baldracca alla cassa continua.
Efficace anche quel suo “parlo da madre” che è la versione più rassicurante del “parlo da padre” di salviniano utilizzo. Lo ripete come introduzione ad ogni suo discorso e alla fine ti convinci che le madri non sono quelle che “Questa casa non è un albergo che torni quando vuoi!” ma “Questo albergo non è una casa, tornatevene a casa vostra!”. Ormai quando mio figlio me ne combina una, non gli dico “Vai a letto senza cena”, ma “Guarda che ti inserisco il cous cous nel menù cena”. E poi Giorgia non ha mai paura di cadere in contraddizione. Sul palco di Piazza San Giovanni tuonava: “Vogliono che siamo genitore 1 e genitore 2, genere Lgbt, cittadini X. Ma noi non siamo dei codici e difenderemo la nostra identità!”. La prerogativa della difesa della propria identità, sessuale o di genere che dir si voglia, a dire il vero sarebbe proprio dei movimenti Lgbt. Mi aspetto che difenda allora i poveri chiudendo la Caritas o la musica diventando il produttore discografico di Povia.
Col suo entusiasmo contagioso, la Meloni sbandiera poi il patto anti-inciucio, urlando dal palco: “Mai col Pd e mai con i 5 Stelle!” e si augura che ci saranno anche le firme dei suoi sodali Salvini e Berlusconi. Del resto, Salvini con i 5 Stelle ha soltanto governato un annetto, mentre Berlusconi col Pd di Renzi ci ha firmato il patto del Nazareno: mi sembrano dei colleghi affidabili, granitici, fermi. Anche perchè, per centrare gli ambiziosi obiettivi della Giorgia nazionalista, serve proprio fermezza. Bisogna intanto liberarsi “dei compagni tutti barricati nel palazzo!”, ha detto in piazza. Ecco Giorgia, se sai qual è quel palazzo mandaci l’indirizzo, perché il luogo in cui si sono nascosti i comunisti lo stiamo cercando tutti da vent’anni. Magari è la volta buona che tornano a far politica.
Poi, per contrastare l’immigrazione, lei vuole il blocco navale e la costruzione di muri. A questo punto direi che le due idee sono conciliabili: traslochiamo il Mose, che così diventa pure utile a qualcosa. Un’enorme muro di ferro sollevabile a comando in mezzo al Mediterraneo. Rendendolo carrabile lo puoi pure vendere come il ponte di Messin,a così Berlusconi, a cui in fondo i profughi stanno simpatici, è contento e non rompe i coglioni. Alla fine, però, a Giorgia si perdona tutto, perchè il budget è quello che è. Anzi, è la sua forza. Salvini ha dietro i russi. Lei al massimo ha La Russa. È così che alla fine li asfalterà tutti.