Libero, 30 ottobre 2019
La strage dimenticata delle megere
Il commissario ordinò che si facessero girare le ruote. «Mi cade il cuore, tiratemi giù ora altrimenti scenderò di qui morta. Mi manca il fiato, ahi, le mie braccia». Franchetta Borelli girò il viso, chiuse gli occhi si abbandonò alle funi. Morì il 2 gennaio 1595, per le atroci torture. È questa una delle storie che hanno come protagoniste «le maligne, le infingarde, le femmine adoratrici del demonio, le traviate, le zitelle pericolanti, le meretrici», dedite al «barilotto», ovvero al sabba infernale. Sono tanti gli epiteti con i quali venivano definite le imputate accusate di stregoneria. Loro erano Le streghe, eroine dello scandalo (Neri Pozza, pp. 188, euro 13,50), come recita il libro di Ilaria Simeone che, come una cronista di giudiziaria, salta nella macchina del tempo per raccontare tre processi per stregoneria, dandone un resoconto degli atti processuali fin troppo realistico, quasi da diventare materiale per studiosi, o per morbosi appassionati. Si scende negli inferi a leggerne alcuni passaggi che rendono il libro persino odioso, tanto minuziosa è la descrizione delle torture e della facilità con cui si poteva cadere vittima del sospetto di stregoneria. «È colpa della malìa, un’infezione che proviene dagli occhi infetti» delle donne, insegnava nel suo testo di demonologia “De Strigiis” (1510) il domenicano Bernardo Rategno da Como. Sono già fin troppo note tutte le nefandezze scritte nel testo “Malleus maleficarum” dei domenicani Jakob Sprenger e Heinrich Institor, un manuale del perfetto inquisitore. Un orrendo compendio di misoginia istituzionalizzata che incitava a uccidere le donne, ricco di sacra pornografia (tirato in trentaquattro edizioni, vendette oltre trentacinquemila copie).
DAGLI ARCHIVI Il libro della Simeone è al pari cruento, nella verità dei documenti, rinvenuti spesso grazie a concessioni comunali di accesso agli atti di polverosi archivi. Come l’oscura vicenda inedita, di Maria Bertoletti Toldini a Brentonico, uccisa per decapitazione il 14 marzo 1716. «Anche questo fu la caccia alle streghe», scrive la Simeone, «una strage di dimenticate, portata a termine da uomini (criminali) terribilmente normali». Sono storie che fanno male per la profonda ferita inferta a tutta una comunità. Ma che possono tornare vive in qualche modo. Come nel caso della storia Maria Bertoletti Toldini che dopo trecento anni, viene riportata a processo dalla Corte d’Appello di Trento.
TRIBUNALI
Nel libro si racconta anche la vicenda di Caterina De Medici – nessuna parentela con la famiglia più potente d’Italia – famosa perché venne ricordata da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi” e da Leonardo Sciascia, che la trasformò nel libro “La strega e il capitano”. Vi è anche il racconto del più imponente processo di stregoneria italiano, quello di Triora (1587 – 1589), nel quale furono arrestate 35 donne e un uomo. Dieci di quelle donne morirono sotto le torture. Ilaria Simeone si addentra perfino nel sistema giudiziario descrivendo alcuni tecnicismi che aiutano a capire – per chi ha la pazienza di leggerli senza arrendersi subito – il funzionamento dei tribunali di allora. Era una battaglia legale assolutamente impari se a giudicare la povera mal capitata era il Santo Uffizio, il tribunale dell’inquisizione romana fondata nel 1542. Lo stesso che condannò al rogo qualche anno dopo Giordano Bruno e celebrò il processo a Galileo Galilei. Troppo sangue è stato versato, troppo dolore, davvero troppa ingiustizia. Se è vero che nella notte di Halloween coloro che sono stati uccisi ingiustamente tornano a fare visita ai vivi, allora qualcuno, da qualche parte, è bene che vada a passo svelto senza voltarsi indietro.