La Stampa, 30 ottobre 2019
Uber lancia la sua moneta
Anche Uber prova a fare la banca. Il colosso americano, che ha ideato il servizio di autisti privati via app e che gestisce anche le consegne di cibo a domicilio, ha annunciato la nascita della sua divisione «Uber Money». La nuova struttura proporrà conti correnti, carte di pagamento, wallet (portafogli elettronici) e programmi fedeltà ai soli autisti e fattorini, una «popolazione» che oggi può contare su oltre quattro milioni di persone in tutto il mondo. Gli utenti attivi, invece, sono oltre 110 milioni. Anche per loro ci sono vantaggi dalla novità appena annunciata.
Il nuovo sistema renderà la vita più facile ai tanti autisti e ai fattorini che potranno subito incassare, monitorare e gestire quello che guadagnano. Oggi devono attendere una settimana prima di avere a disposizione il proprio incasso. La novità è introdotto direttamente nell’app di Uber che poi è quella utilizzata per gestire gli «ordini». Questo favore è però previsto, a patto di avere un conto e una carta di debito Uber. Il nuovo strumento è supportato da Visa e da Green Dot, colosso delle carte prepagate. Non ci sono costi fissi. In aggiunta c’è invece un generoso premio: gli autisti e i driver che utilizzano la carta, avranno a disposizione un programma di cashback (di rimborsi) sulle spese di carburante tra il 3 e il 6%. In questo modo chi lavora per Uber non avrà la necessità di avere un secondo conto corrente per i pagamenti e resterà all’interno del portale perché premiato. Per ora Uber Money sarà testato negli Stati Uniti per raggiungere, in una seconda fase, Messico e Brasile, due mercati vicini agli Usa e molto sensibili a questo nuovo tipo di servizio.
I benefici per gli utenti? Tra le novità c’è anche il portafoglio elettronico, l’Uber Wallet, che coinvolge anche la clientela e che è, pure questo, integrato nell’app. Gli utenti, con questo borsellino digitale, possono monitorare le spese fatte nel mondo Uber. E’ prevista però anche una carta di credito, in collaborazione con Barclays. Anche qui non manca l’incentivo economico: gli utenti che la utilizzano riceveranno un cashback del 5% sulle cifre spese su Uber, Uber Eats, Jump (il marchio delle bici e dei monopattini elettrici condivisi) e Copter (il servizio con cui s prenotano voli da Manhattan all’aeroporto Jfk).
La proposta è ricca e minaccia il mondo delle banche. Lo sconfinamento di Uber nel mondo dei servizi finanziari potrebbe essere solo un primo passo. In rampa di lancio potrebbe esserci già una super-app con offerte anche nel mondo delle polizze o dei micro-investimenti o alla previdenza. Il raggio d’azione del colosso nato con i taxi privati è grande: il «gross booking» (cioè quanti soldi transitano dalle app) ha superato i 30 miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2019.
La mossa di Uber non è una novità. Già altri grandi gruppi del mondo delle nuove tecnologie stanno provando a mettere nel mirino il ricco mondo dei servizi finanziari. L’elenco di incursioni è lungo e parte da Google, per arrivare a Samsung, Apple, fino a Facebook. L’obiettivo, nella fase iniziale, non è però intercettare un nuovo flusso di incassi. «Si tratta piuttosto di un nuovo filone aperto dai big di Internet che con i sistemi di pagamento fatti in casa cercano di accrescere il legame relazionale che hanno con il proprio cliente - spiega Carlo Alberto Carnevale Maffè, Docente di strategia aziendale e studioso di monetica all’Università Bocconi di Milano -. In pratica è un modo per circondare di attenzioni il cliente, tenerselo stretto ma allo stesso tempo è anche una sofisticata macchina di raccolta dati».