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 2019  ottobre 29 Martedì calendario

Biografia di Vladimir Bukovsky

Vladimir Bukovsky (1942-2019). Scrittore russo. Dissidente del regime sovietico. «Una volta, durante una spedizione geologica in Siberia, il giovane Vladimir Bukovsky decise di fare un esperimento: prese tre formiche e le mise in una tazza. A ogni tentativo delle formiche di risalire il bordo della tazza, dava una scossa e le ributtava in fondo. Contò in tutto 180 tentativi falliti di uscire dalla tazza prima di osservare la resa: le formiche si misero in cerchio, ogni tanto si sgranchivano sul posto, ma non tentarono più la fuga, almeno per i tre giorni successivi in cui la tazza rimase sull’erba. “Volevo vedere fino a che punto le formiche fossero migliori delle persone”, scrisse Bukovsky più tardi nel suo Vita di un dissidente, pubblicato nel 1978 in Gran Bretagna, dove viveva dal 1976, e dove domenica scorsa è morto per una malattia cardiaca, in un ospedale di Cambridge, all’età di 76 anni […]. Nato a Belebej, nella Russia centro orientale, ma presto evacuato con la sua famiglia a Mosca, Bukovsky entrò nel mirino delle autorità sovietiche quando era poco più che ventenne. Organizzava serata di letture di poesia, frequentava dissidenti, partecipava a manifestazioni in difesa di prigionieri politici. Dopo vari passaggi in carcere, nel 1971 fu definitivamente arrestato e spedito nella prigione moscovita di Lefortovo. Da lì fece arrivare in Occidente – in forma di samizdat – materiali che dimostravano l’uso degli ospedali psichiatrici per i dissidenti e i prigionieri politici, considerati generalmente “affetti da schizofrenia” e disturbi genetici. “All’interno dei confini della dottrina comunista – scrisse allora – ci sono solo due possibili spiegazioni per la dissidenza: o viene diretta dall’estero tramite il reclutamento da parte di agenti imperialisti, oppure è malattia mentale, intesa come una manifestazione di patologia nei processi della psiche”. La popolarità di Bukovsky all’estero diventava sempre più difficile da gestire, tanto che nel 1976 il Cremlino decide di liberarlo e scambiarlo con il leader comunista cileno Luis Corvalan, detenuto nelle carceri di Pinochet. Espulso in Svizzera, Bukovsky ripara in Gran Bretagna, dove continua ad attaccare il regime sovietico con i suoi scritti […] Dopo la caduta del comunismo, la decisione di tornare in Russia […]. Da quegli anni uscirà un bestseller tradotto in nove lingue, Processo a Mosca, i crimini sovietici e le complicità occidentali, in cui Bukovsky rovescia sulle pagine nomi e cognomi di tutti coloro che avevano contribuito a tenere in vita l’idra sovietica. Il tentativo però di promuovere una sorta di processo di Norimberga sui crimini del comunismo fallì, come fallì, nel 2008, quello di candidarsi alle presidenziali russe, poi vinte da Dmitry Medvedev (con Putin premier). Nel 2014 viene arrestato dalla polizia inglese con l’accusa di pedofilia in seguito al ritrovamento, nel suo computer, di una grande quantità di materiale pedo-pornografico. Bukovsky respinge le accuse e punta il dito contro i servizi russi, che a suo dire avrebbero voluto incastrarlo dopo la sua testimonianza sul caso di Alexander Litvinenko, l’agente ucciso con il polonio nel 2006. Alla fine il processo non fu celebrato perché Bukovsky era già troppo malato per presentarsi in aula» [Sforza, Sta.].