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 2019  ottobre 28 Lunedì calendario

LOBBY CONTINUA - 50 ANNI FA INIZIA DA TORINO LA STORIA DELLA MAGGIORE FORMAZIONE DELL'ESTREMA SINISTRA ITALIANA. E COMINCIA BENE: IL PRIMO NUMERO FU PAGATO "VENDENDO UN QUADRO CHE CI ERA STATO DONATO DA GIOVANNI PIRELLI", FRATELLO DI LEOPOLDO - DOPO L'ARRESTO DI SOFRI, SI SOSTENNE L'ESISTENZA DI UNA SORTA DI LOBBY DEGLI EX DEL MOVIMENTO, GENTE CHE AVEVA FATTO CARRIERA, DALLE GRANDI AZIENDE AI MASS MEDIA, E CHE CERCAVA, NEL CONTEMPO, DI INQUINARE LE PROVE SUL DELITTO CALABRESI -

"Lotta Continua promette anche un inverno più caldo". È il 28 novembre del 1969 quando La Stampa, il quotidiano della Fiat, titola così la nuova puntata dell' inchiesta di Giampaolo Pansa sui "movimenti estremisti di Milano". Scrive il giornalista: "Dice Lotta continua: 'L' operaio oggi deve lottare contro due padroni: quello di sempre e quello che si è aggiunto, quello nuovo, il sindacato'. Sì esce dalla lettura del settimanale storditi da un' immagine allucinata della realtà italiana". Qualche riga dopo, Pansa aggiunge: "Nascono così i nuovi slogan: 'Lotta dura-senza paura', 'Lotta continua è ciò che vale se vuoi combattere il capitale'. E all' orizzonte si profila, adagio, 'l' inverno caldo'".

L' inverno del 1969 è sicuramente caldo, ma per un altro motivo: la bomba di piazza Fontana, a Milano del 12 dicembre. Ovvero il culmine della strategia della tensione, la "Strage di Stato" ideata ed eseguita in un milieu che raccoglie pezzi dello Stato, servizi segreti non solo italiani, gruppi neofascisti, il cui obiettivo è di instaurare un regime di destra sull' esempio di quello dei colonnelli greci.

Nel senso indicato da Pansa, invece, l' autunno era stato più scottante con le migliaia di ore di sciopero di tutte le categorie sociali, le battaglie dure dei lavoratori alla Fiat e alla Pirelli, i cortei degli studenti. In questo contesto, un anno dopo il '68, quando la rivoluzione per qualcuno sembrava alle porte, il primo novembre 1969 esce il numero uno di Lotta Continua, in seguito settimanale e quindi quotidiano.

Inizia così da Torino la storia della maggiore formazione dell' estrema sinistra italiana, conclusasi con lo scioglimento nel 1976. Una storia che, nel 1988, avrebbe avuto come epilogo drammatico l' arresto (e poi le condanne definitive nel 1997) dell' ex capo di Lotta continua (Lc) Adriano Sofri, di Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani, per l' omicidio nel 1972 del commissario di polizia Luigi Calabresi. In quel medesimo 1988, in Sicilia, la mafia avrebbe assassinato Mauro Rostagno, che era stato un rappresentante di rilievo del movimento.

Intanto, quel primo novembre del '69, su Lotta Continua, in prima pagina, ci sono due soli articoli. Uno è sulle lotte a Pisa; l' altro è intitolato "Operai e sindacati di fronte ai contratti". Guido Viale, uno dei dirigenti degli studenti torinesi e poi del gruppo di Lc, rammenterà che quel numero fu pagato "vendendo un quadro che ci era stato donato da Giovanni Pirelli", l' intellettuale di sinistra fratello di Leopoldo Pirelli, il padrone dell' omonima grande azienda milanese.

La sigla che dà il nome al periodico, ha rievocato Luigi Bobbio, uno dei figli di Norberto Bobbio, tra i leader della stessa Lc, era apparsa già "dal 27 maggio 1969 in calce ai volantini distribuiti fuori dai cancelli della Fiat che fino ad allora uscivano con la firma 'a cura di operai e studenti'". Nel presentare il giornale, redatto allora da Bobbio e da Viale, in quel novembre del '69 si sottolinea che l' idea "è quella di trovare i nessi per saldare le lotte operaie con quelle degli studenti, dei tecnici, dei proletari più in generale in una prospettiva rivoluzionaria".

Lotta Continua nasce su basi operaiste e movimentiste dalla convergenza di alcuni esponenti del movimento studentesco di Torino, Trento (con Marco Boato e Mauro Rostagno), Pisa e altre città, oltre che del gruppo del "Potere Operaio" pisano, in cui militava Adriano Sofri. Proprio il trasferimento di Sofri a Torino, nella primavera del '69, e l' incontro tra alcuni studenti e operai della Fiat Mirafiori, fu determinante, scrive Bobbio nella sua storia di Lc pubblicata da Feltrinelli, "nel definire la natura e l' esistenza stessa di Lotta Continua".

Il movimento nato nel '69 morì in un altro novembre, quello del '76, dopo l' ultimo congresso, travolto dalla fine dell' antagonismo operaio, dalla crisi della militanza, dagli insuccessi elettorali dell' estrema sinistra, dallo scontro col femminismo. Il quotidiano sopravvisse fino al 1982.

Nella Storia di Lotta Continua, Bobbio (morto nel 2018) osserva che "la crisi della militanza è l' espressione di un malessere antico, iniziato molto prima, quando l' adesione alla politica come 'scelta di vita' aveva cominciato a separarsi dalle ragioni e dagli impulsi originari che l' avevano determinata (la ribellione, il movimento) per diventare attivismo e mestiere".

Dopo l' arresto di Sofri, su Lc si abbatté una campagna denigratoria. Si sostenne l' esistenza di una sorta di lobby degli ex del movimento, gente che aveva fatto carriera, dalle grandi aziende ai mass media, e che però cercava, nel contempo, di inquinare le prove sul delitto Calabresi.

Enrico Deaglio, già direttore di Lotta Continua, in un' intervista del 1988 a Repubblica rispose: "Il giudice teme che gli ex di Lotta Continua possano inquinare le prove e per questo motivo nega persino gli arresti domiciliari ai 3 imputati. Il giudice Lombardi non ha nulla da temere. Aver paura di complotti a dodici anni dallo scioglimento di Lotta Continua è al di fuori della realtà. Non siamo la P2 , né una lobby con affari e potere da rivendicare. Siamo solo un club. Un club a ingresso limitato, di persone di mezza età che ogni tanto si incontrano per giocare a ping pong" .