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 2019  ottobre 28 Lunedì calendario

Alberto Fernández ha vinto le elezioni in Argentina

Il candidato della coalizione peronista Alberto Fernández del Frente de Todos ha vinto le elezioni presidenziali in Argentina, sconfiggendo nettamente il presidente uscente Mauricio Macri, candidato del centrodestra. Con il 97 per cento delle schede scrutinate, Fernández ha ottenuto il 48,1 per cento dei voti, contro il 40 per cento di Macri: abbastanza per evitare il ballottaggio. Il terzo candidato più votato è stato Roberto Lavagna, a capo della coalizione di centro Consenso Federal 2030, con il 6,1 per cento dei voti.

Fernández ha 60 anni, è un professore universitario di diritto ed è considerato un peronista moderato. In passato era stato capo di gabinetto di Cristina Kirchner e di suo marito Nestor, morto nel 2010, e ha scelto come vice proprio l’ex presidente Cristina Kirchner. Dopo la proclamazione dei risultati, Macri si è congratulato con Fernández e quest’ultimo ha dichiarato che oggi si incontrerà con l’ex presidente per iniziare il processo di transizione che si concluderà con la sua nomina ufficiale il prossimo 10 dicembre: «Collaboreremo a tutto ciò che possiamo collaborare, perché l’unica cosa che ci preoccupa è che gli argentini smettano di soffrire una volta per tutte», ha detto Fernández.

Per Macri, che era diventato presidente nel 2015, si tratta di una dura sconfitta, seppur ampiamente prevista: alle elezioni primarie di questa estate, che in Argentina sono una sorta di pre-elezioni, Fernández aveva sorprendentemente ottenuto il 47,79 delle preferenze, mentre Macri solo il 31,80. Il tema principale intorno a cui è girata la campagna elettorale è stata la crisi economica che ha colpito l’Argentina negli ultimi mesi, e in particolare le politiche di austerità introdotte da Macri dopo aver chiesto un prestito da 57,1 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale. Tra le varie cose che ha promesso Fernández c’è anche una rinegoziazione di questo accordo.

La crisi economica si era aggravata dopo le primarie, con il valore del peso inizialmente calato del 30 per cento rispetto al dollaro, e poi fermatosi a una diminuzione del 15 per cento. Per evitare di far calare ulteriormente il valore del peso, il governo di Macri aveva introdotto una serie di controlli sulla circolazione dei capitali, cercando così di tenere bassa l’inflazione ed evitare una nuova bancarotta del paese. Un decreto presidenziale aveva introdotto alcune misure straordinarie, in vigore fino alla fine del 2019, che avevano stabilito che le persone fisiche non potessero acquistare valuta estera né fare trasferimenti di fondi dai propri conti bancari verso l’estero per una cifra superiore a 10 mila dollari al mese.