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 2019  ottobre 28 Lunedì calendario

Intervista a Jannik Sinner (tennista italiano)

Un anno fa Jannik Sinner era numero 785 del mondo, e lo conoscevano solo i malati di tennis. Da oggi il ragazzo di Sesto Pusteria con la zazzera rossa e il rovescio che non perdona, a 18 anni e 2 mesi e dopo un balzo (impressionante) di quasi 700 posti, sarà numero 92 Atp. Il più giovane italiano di sempre a entrare fra i primi 100. 
Jannik, la gente inizia a chiedersi: ma quanto è forte Sinner?
«Diciamo che me la gioco con tutti. Poi dipende dalla giornata, ma con Monfils (n.13, ndr) o Wawrinka (ex n.3, ndr) mi sentivo al loro livello».
Il suo coach Riccardo Piatti dice che assomiglia molto a Djokovic: è d’accordo?
«Tennisticamente ci sta, anche Novak è più forte di rovescio che di diritto. Però penso di poter servire meglio di lui, ci sto lavorando molto. Come persone invece siamo diversi».
Il primo Slam lo vorrebbe vincere agli Us Open: perché?
«È il primo che ho visto in tv, ricordo la finale fra Federer e Del Potro (2009, ndr). Poi il centrale visto da dentro è gigante. New York invece non mi piace, c’è troppo casino».
Dove si sente meglio?
«Vienna e Anversa sono due belle città. E anche ad Umago si sta bene».
Quando ha capito che nel 2019 avrebbe svoltato?
«Dopo il Challenger di Bergamo. Per la prima volta ho avuto la sensazione di aver vinto qualcosa che contava. E ho deciso che volevo provarla di nuovo». 
L’obiettivo del 2020 sono i grandi tornei?
«L’obiettivo è migliorare. Ho alle spalle un grande team, i risultati spero arriveranno. Negli Slam si gioca 3 set su 5 e serve una gestione matura del gioco. Però quest’anno con Wawrinka a New York ho vinto un set, me la sono cavata...».
Piatti l’ha portata a cena con Maria Sharapova e Marat Safin, due numeri 1: impressioni?
«Maria è una ragazza molto semplice, Marat molto divertente. Io sono stato ad ascoltare perché sono due che hanno fatto la storia del tennis».
Quali sono i suoi amici nel circuito? 
«Shapovalov, Auger-Aliassime. Matteo Berrettini è un ragazzo onesto, gioca in maniera fantastica ed è bravo anche nelle interviste, come mentalità siamo molto simili. Con Seppi, che ha qualche anno in più ma è delle mie parti, ci conosciamo meglio. Abbiamo giocato insieme due volte in doppio, mi dice sempre cose giuste. Dopo New York ho fatto amicizia con Wawrinka, è molto simpatico e ora chiedo consiglio anche a lui». 
Di Riccardo Piatti che cosa le piace?
«Che guarda sempre avanti. Come me».
Un 18enne che punta a diventare n.1 non ha molto tempo libero. Lei come lo usa?
«Mi piace giocare a Fifa sulla playstation e andare sui go-kart».
Segue la Formula 1?
«Un po’. Ma mi piace più fare che guardare».
Era una promessa dello sci: campione preferito?
«Bode Miller».
Manca da casa da quando aveva 13 anni. I suoi genitori come l’hanno presa?
«A Vienna erano in tribuna. Capiterà ancora, ma anche loro devono lavorare (gestiscono il rifugio Fondovalle in Val Fiscalina, ndr). Hanno capito subito che il tennis è la cosa che voglio fare nella vita, e mi danno tutto quello che un genitore può dare». 
Barazzutti non l’ha convocata per le Finali di Davis: dispiaciuto?
«Ha fatto bene a scegliere gente più esperta. Il livello ce l’ho, ma non sono pronto ad affrontare certe pressioni». 
Ai cambi di campo tutti mangiano banane, lei carote: ci spiega perché?
«La verità? Mi è capitato una volta di sentire fame in campo, ho chiesto ad Andrea Volpini, il coach che mi accompagna ai tornei, di trovarmi qualcosa ma c’erano solo una mela, una carota e un pezzo di pane. Poi le banane sono molli, le carote invece fanno ‘squench’, le puoi sgranocchiare». Come gli avversari.