La Stampa, 28 ottobre 2019
Benedetta Porcaroli si racconta
«Le labbra fanno la differenza». Non si capisce la prima strofa di Maradona y Pelé di Tommaso Paradiso se non si vede Benedetta Porcaroli, 21 anni, ballare nel videoclip della canzone e recitare in Baby. Anche nella serie Netflix, approdata alla seconda stagione, la giovanissima attrice è di una rara suadenza espressiva e proprio nel movimento dà il meglio di sé.
Benedetta, quand’è che si diventa grandi?
«A me è successo quando ho cominciato a vedere i miei genitori come esseri umani completi e complessi e a riuscire a giudicarli. Appena ho percepito l’inizio del distacco emotivo e sono andata a abitare da sola ho capito che era il momento di diventare grande».
Lei è protagonista di serie, film, campagne moda e ha quasi un milione di follower su Instagram. Cosa si prova alla sua età a essere così al centro dell’attenzione?
«Sentimenti contrastanti. Da un lato è il lavoro che mi piace fare, per cui tanta visibilità mi fa sentire grata, da un altro ho un po’ di paura, perché questo mestiere può fare degli scherzi. Un momento sei su e un attimo dopo sei giù, cerco di non farmi illusioni e al contempo di non fermarmi mai».
Lei, come il suo personaggio Chiara Altieri, la pariolina che si prostituisce con un’amica in «Baby», vive l’età dell’innocenza in cui tutto è ancora possibile. Si sente più consapevole o ingenua?
«Penso di aver perso l’ingenuità a 9 anni, che è anche un gran peccato. Ridatemi la mia infanzia! Certo, la spensieratezza qualche volta trova spazio. Diciamo che mi tengo la libertà di essere piccola quando voglio, come fosse un pulsante da schiacciare».
Ogni attore quando recita mette qualcosa di sé, lei che lato ha tirato fuori in «Baby»?
«Confesso di avere un lato malinconico che mi accomuna al personaggio. A volte mi trovo fin troppo a mio agio con gli altri, altre del tutto inadatta».
Come ha imparato a recitare?
«Guardando gli altri sul set della serie Rai Tutto può succedere. Il regista Lucio Pellegrino è stato coraggioso a scegliermi, non avevo esperienza».
Da chi ha preso di più?
«In quel cast c’erano Maya Sansa e Licia Maglietta, poi ho visto un sacco di film, di cui studio ruoli femminili e maschili. E in Baby ho incontrato Isabella Ferrari, con cui siamo più amiche nella vita che sul set. Lei ha un fascino eterno e uno spirito giovane, con noi ragazze è comprensiva».
Ha appena girato anche con Vittoria Puccini.
«18 regali, un film drammatico di Francesco Amato su una donna morta di cancro che lascia questi presenti alla figlia. La Puccini è diventata la mia vita: mai più senza. Finalmente un’attrice risolta, che ti insegna cosa significa essere donna in un mondo moderno».
E cosa significa?
«Essere solidali tra noi. Nel mio lavoro vivo tante competizioni inutili, pure tra età molto diverse. Succede anche a me di innervosirmi perché una mia amica prende un ruolo al posto mio, ma dopo cinque minuti mi passa. Oggi non ce lo possiamo più permettere».
Ha suscitato l’invidia di qualche attrice più grande di lei?
«Mi è capitato, ma sono felice che non avvenga nella mia generazione».
Nella vita cosa fa d’altro?
«Mi sono iscritta a Filosofia, ma ho dato solo un esame, sto sempre sul set. Nel tempo libero canto e vado al cinema».
Qual è il problema principale delle ragazze di oggi?
«Mancanza di dialogo e di riferimenti avviano alla perdizione se non si è forti e strutturati».
E la fortuna più grande?
«E’ un momento di grande cambiamento, per esempio sui diritti delle donne. Siamo una generazione più consapevole, per esempio sul clima. Greta mi piace molto, peccato che la insultino».
Che cosa si è regalata con i primi guadagni?
«Un’auto e tanti vestiti. Molto frivolo, mentre ora risparmio per comprare casa in centro come investimento».