Il Messaggero, 28 ottobre 2019
È pronto il mondo in 3D
Un orecchio ricostruito da zero, una protesi al posto del gesso per le fratture del braccio, una barca lunga 7,6 metri, una casa sostenibile, un ponte pedonale e un bus a guida autonoma. Un elenco eterogeneo che ha un denominatore comune: la stampa 3D, perché tutti gli oggetti riportati sono stati realizzati, appunto, mediante un processo di stampa tridimensionale.
Invocato da almeno un lustro come il settore in grado di rivoluzionare l’industria manifatturiera, sanitaria, edile e dei trasporti, la stampa 3D è un comparto in costante crescita che nell’ultimo anno ha registrato un aumento del 27% su scala globale, con le previsioni per l’anno in corso di un volume di affari attorno ai 26,7 miliardi di dollari (dati Idc).
LE SPESEUn’impennata condivisa tra Usa ed Europa, in particolare quella Occidentale, dove l’incremento annuale è superiore alla media per un mercato che a fine 2019 toccherà i 7,2 miliardi di dollari, a conferma della diffusione e dei molteplici ambiti d’uso in cui interviene la stampa 3D che, guardando ad esempio in Italia, con la possibilità di produrre singoli parti in tempi brevi, senza scarti e con minori spese, permette alle piccole e medie imprese di specializzarsi e differenziarsi rispetto a realtà più grandi che seguono però processi industriali standard.
Per quanto ancora agli albori, il settore sanitario è quello che sta riscontrando i maggiori benefici dal ricorso a oggetti tridimensionali: la settimana scorsa all’ospedale Meyer di Firenze è stato ricostruito ex novo un orecchio a un tredicenne affetto da una malformazione congenita rara che determina l’assenza del padiglione auricolare.
Acquisita la forma esatta delle cartilagini del bambino mediante Tac, con un software ad hoc è stato stampato un modello 3D che insieme all’orecchio della mamma ha consentito di definire con estrema precisione la forma dell’orecchio del bambino ricostruito poi in sala operatoria. La stampa 3D è però anche un valido alleato nel campo edilizio, dove permette di ridurre i tempi di costruzione e dei costi di produzione.Dal primo ufficio stampato in 3D a Dubai nel 2016 (250 metri quadrati spendendo 140.000 euro), si è passati alla prima casa, mentre a inizio 2020 arriverà il primo quartiere in Sud America.
LE PROPOSTE
Il basso costo, la possibilità di reperire i materiali in loco e i tempi rapidi rendono la stampa 3D una risposta all’emergenza abitativa nei paesi in via di sviluppo. La Fondazione Haus.me è attiva da tre anni e ha in catalogo diverse proposte di piccole case ecosostenibili stampate in 3D (da 37 a 54 metri quadrati), con pannelli solari, batterie di supporto, un sistema di drenaggio per purificare le acque reflue e riciclare l’acqua della doccia. Italiana è invece l’idea dietro a Tecla, abitazione circolare creata con materiali riciclabili e riutilizzabili, nata dall’intuizione di Mario Cucinella Architects e WASP (World’s Advanced Saving Project) per facilitare la costruzione di nuovi alloggi in città, in previsione dell’incremento della popolazione e dei circa cinque miliardi di persone che nel 2030 cercheranno riparo nei grandi centri. Rinnovare ma anche innovare è uno dei propositi della stampa tridimensionale, che si rivela decisiva anche in un comparto ancora da esplorare come la guida autonoma. Con le più note società del settore impegnate a sviluppare i rispettivi sistemi driveless, c’è chi ha puntato sulla stampa 3D per realizzare veicoli elettrici come Olli, un bus con più di trenta sensori che integra l’Intelligenza Artificiale di Ibm per muoversi in sicurezza.
LE UNIVERSITÀ
Ideato per agevolare gli spostamenti in campus, ospedali, università e basi militari, si può personalizzare sia all’interno che all’esterno in base alle esigenze e durante il viaggio offre indicazioni ai passeggeri su strade, ambienti e attività circostanti.