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 2019  ottobre 27 Domenica calendario

LUCIA BOSÉ: ''MI SPOSAI CON DOMINIGUIN PERCHÉ A 25 ANNI NON AVEVO ANCORA CONOSCIUTO UN UOMO, ERANO TUTTI GAY I MIEI AMICI. ERO LA REGINA DEI GAY. L'HO VISTO COME UN DIO, FU UN ESPERIENZA INTENSA. CON WALTER CHIARI ERAVAMO RAGAZZINI, UNA PRESA PER MANO, UN BACETTO - HO AVUTO CORAGGIO ANCHE PER DIRGLI 'VAFFANCULO', E IN SPAGNA MI CHIUSERO TUTTE LE PORTE. ALLORA IO…'' - VIDEO: OGGI COMMOSSA DALLA VENIER A ''DOMENICA IN''

Una casa piena di colori, d’arte e di vita, immersa nel verde dell’Appia Antica. Lucia Bosè, 88 anni, è saldissima nel corpo e nella mente. Un mese per godersi Roma, prima di tornare nella sua Spagna. E la sua vita da consegnare alla Festa di Roma, rilegata in un volume bianco e nero: Lucia Bosé - Una biografia (firmato da Roberto Liberatori, Edizioni Sabinae), 389 pagine per raccontare la sua venuta al mondo, a occhi chiusi nei primi cinque giorni, per poi spalancarli al mondo e al cinema.

La famiglia e la guerra, Miss Italia e i registi, da Visconti a Antonioni, Walter Chiari e l’ex marito Luis Miguel Dominguin, che durante l’intervista chiamerà sempre “il torero”. L’amato figlio Miguel, “abbiamo lo stesso viso e lo stesso brutto carattere. Lui è più famoso di me”, sorride.

Nel prologo del libro si racconta di lei adolescente in Piazzale Loreto il 29 aprile del 1945. “Avevo attraversato una guerra lunghissima, a Milano non arrivavano mai i liberatori. Tutti noi ragazzini andammo in piazza. Mi trovai a un metro dai corpi di Mussolini e della Petacci, a testa in giù, tutti lanciavano pomodori e cose tremende. Sono scappata via, spaventata dalla furia della folla. “Non voglio essere come questa gente”, pensavo. Era la mia ossessione, un approccio alla vita diverso dagli altri, anche da zii e parenti che nelle disgrazie che attraversamo urlavano e piangevano. Io volevo guardare alla vita con gioia, malgrado tutto. E ho sempre sofferto ad essere uguale agli altri. Volevo essere diversa. Infatti sono blu adesso” (indica la chioma colorata, ndr).

L’infanzia in guerra l’ha fortificata? “Sì. Non ho mai avuto paura. A otto anni sentivo parlare di questo ragazzino, Sergio, che aveva la fama del coraggioso perché si era messo in bocca una rana e poi l’aveva sputata. Allora presi una raganella, la misi in bocca e la mandai giù. Mi raccontò anni dopo “lo sai che da allora ti ho odiato, ho odiato tutte le donne? Hai rovinato la mia immagine.”

Dolori ne ha avuti. Ha perso suo fratello a dieci anni, lei stessa ha rischiato di morire. E ci ha messo cinque giorni, da neonata, ad aprire gli occhi.  “Ho fatto tutto il cinema con un polmone solo, l’altro era paralizzato dalla tubercolosi, non riuscivo a respirare ma ho superato tutto perché mi piace la vita”. 

Ha avuto anche incontri straordinari, a partire da Visconti che la scoprì nella pasticceria in cui lavorava, a Milano. “Avevo 16 anni, entrarono lui e il regista Giorgio De Lullo, io servivo i marron glacé e lui guardava. “Lei è un animale cinematografico”. De Lullo poi mi disse: “Ma sai chi è? E’ Visconti”. E io “embé?”, non avevo idea di chi fosse. Fu lui, a Roma a parlare di me a Giuseppe De Santis. Io feci Miss Italia, i provini e fui presa per Non c’è pace tra gli ulivi”.

E’ iniziata una grande carriera. Cos’era il cinema per lei? “Una cosa che se ci penso adesso mi chiedo: perché l’ho fatto? Non avrei voluto, mi sono trovata in mezzo e l’ho fatto con grande rispetto. Il primo giorno dissi alla macchina da presa: 'Vuoi mangiarmi? Sono io che mangio te. Ti darò il 50 per cento, il resto me lo tengo. Voglio vivere una vita, non una vita da attrice'. Non mi sono mai sentita diva, divina invece sì”. 

Non le piaceva il set? “Allora alcuni set erano complicati e faticosi. Ti sparavano in faccia certi fari, li chiamavano 'i bruti, ti rendevano rossi gli occhi.. Si lavorava 24 ore su 24 e, come diceva sempre Mastronianni, 'ci giochiamo la vita tutti i giorni perché un bruto ti può crollare addosso'. Ci giocavamo la vita tra tubi, cavi, carrelli, luci... Intorno a noi c'era un traffico tremendo".

Il film a cui più legata? “Tutti, li ho scelti tutti io, allora non c’era il manager, il regista veniva e parlava con te”.

Quello in cui si è piaciutà di più? “Non mi sono piaciuta mai”.

Regista amato di più? “Tutti, li ringrazio per la loro pazienza”.

Quello che la faceva ridere? “Citto Maselli, quand’era aiutante di Antonioni. Su set di Cronaca di un amore, durante una scena drammatica, Citto mi fece ridere e Antonioni mi diete uno schiaffo”.

Lei è sempre stata indipendente e un po’ in conflitto con la famiglia. “Specie quando decisi di sposarmi con il torero. Pensai: prima mi sposo, poi lo dico a mamma. Le mandai un telegramma dall’America. “Mi sono sposata”. Lei rispose: “Sono stata informata dalla stampa: sei impazzita?”. Mi sono sposata con due testimoni e basta, odio gli spettacoli degli sposalizi, dei battesimi, dei funerali, non ci vado”.

Cosa la fece innamorare di Dominguin? “Mi fece sentire come Europa che Zeus rapisce trasformandosi in un toro bianco. A 25 anni non avevo ancora conosciuto un uomo, perché erano tutti gay i miei amici, ero la regina dei gay. Il primo uomo l’ho visto come un dio, fu un’esperienza intensa”. 

Prima c'era stato Walter Chiari. “Gli ho voluto bene, era simpatico, vitale, eravamo ragazzini, una presa per mano, un bacetto”.

Con Dominguin la passione finì. “Come ho avuto il coraggio di sposarmelo, ne ho avuto per dirgli 'vaffanculo'”.

Lui non se l’aspettava, malgrado i tradimenti? “No, soprattutto un torero, machista come sono gli spagnoli. Mi ero sposata per creare una famiglia ma non potevo andar avanti cosi. Ho preso coraggio, allora non c’erano separazione e divorzio. In Spagna tutti si schierarono con lui, “ti verranno chiuse tutte le porte”.

“Chiudete anche le finestre”, rispondevo. Mi sono trovata sola e mi sono ricordata di quando, bambina, durante un bombardamento, tutta la famiglia era partita su un carro scordandosi di me, per la disperazione mi attaccai alla corda del carro correndo per dieci chilometri prima che mamma chiedesse: “Dov’è Lucia?”. Capii che ci sono momenti nella vita in cui ti devi salvare da sola, a quella corda del carro sono attaccata ancora adesso. Dopo il divorzio Visconti mi chiamò: “Vieni in Italia da me, con i bambini, qui una casa ce l’hai. Ma i bambini volevano restare in Spagna, lo promisi a Miguel”.

Quanto è stato importante e come l’ha cambiata diventare madre? “Non credo mi abbia cambiato molto. Questo fanatismo delle madri mi pare assurdo. Non è che mi sono sentita più importante, di mio figlio ho pensato “povero disgraziato”, perché l’attrice è un mestiere poco compatibile con la maternità”. Miguel da bambino era bellissimo, non ribelle ma chiuso, giocava da solo. In comune abbiamo la faccia e il caratteraccio. Trascorro ogni Natale in Messico da lui, bisticciamo ma siamo molto uniti”.

Le piace, il suo caratteraccio.  “Sì. Mi rende libera. Non ho mai accettato consigli, da amici o parenti. Ho diretto io la mia vita e per questo a 88 anni sono felice”.

Che rapporto ha avuto con la sua bellezza? “Sono nata bella, un dono che viene da lassù, ma non l’ho mai utilizzata troppo per conquistare il mondo, il lavoro, i figli. Ancora oggi, in Spagna, vivo in un paese con cinquanta persone circondata da amici veri. Ogni mese vado a Torino a trovare un mio amico gravemente malato. Vede questi orecchini? (indica i pendenti con l’immagine di Frida Khalo, ndr) Li prendo a Torino, Frida è il mio mito: lei non ha avuto bisogno della bellezza, ha costruito il suo meraviglioso personaggio”.

Come trascorre la giornata?  “Faccio piatti 'mariconadas', decorati, e collages. Leggo fumetti (sul tavolo c’è un numero di Martin Mystèrendr). Brandon non lo pubblicano più. 

Perché ha scelto il blu per i suoi capelli? “Me li ha fatti mia nipote. Prima verdi, rossi, gialli. Al blu mi ha detto 'rimani blu'.

Il sogno realizzato? “Il museo degli angeli. In Spagna pensano che gli angeli siano cose da bambini, e invece sono tra noi. Ho speso quasi tutti i miei soldi ma sono felice di aver mantenuto la promessa fatta quando, da ragazza, vidi gli angeli a Castel Sant’Angelo muoversi per me”.

Ha un angelo custode? "Tutti lo abbiamo, basta sentirlo. Perciò dico che non son diva ma divina". 

La cosa che pensa quando si alza la mattina.  "Lo Spirito Santo. Mi sveglio e dico: Spirito santo, ti do la mia vita, organizzamela. E lui me la organizza.”



2. LUCIA BOSÉ: “PORTO I CAPELLI BLU PER MIA NIPOTE E PERCHÉ SOGNO SEMPRE DI ESSERE DIVERSA” Gennaro Marco Duello per www.fanpage.it





"Ti rendevi conto di essere così bella?" "No, non mi rendevo conto di niente". È il senso della conversazione tra Mara Venier e Lucia Bosé, la grande attrice ospite della puntata odierna di "Domenica In". Alla Festa del Cinema di Roma è stata una grande protagonista attraverso la sua biografia, così come da Mara Venier c'è stata l'occasione per raccontare se stessa e i suoi ricordi.

Perché Lucia Bosé porta i capelli blu Interessante la storia che risponde alla domanda che in molti, soprattutto sui social, si sono posti. Ovvero, perché Lucia Bosé porta i capelli blu:

Perché ho i capelli blu? Perché mia nipote si è sempre divertita con me, un giorno mi ha fatto rosa, un giorno verde. Mia nipote mi disse: "Rimani blu". E sono rimasta blu. Ho sempre avuto la ribellione di non essere uguale a tutti, ho sempre desiderato essere diversa.

Lucia Bosé e gli amici gay Lucia Bosé, divertita, parla del sesso e spiega che alla sua epoca non si pensava molto al sesso. Strappa un sorriso quando, senza alcuna malizia o forma di discriminazione, rivela di essere sempre stata circondata da amici gay.

Alla mia epoca non si pensava il sesso, era l'ultima cosa. Ero circondata da tutti gay, poi. Tutti gay i miei amici e non ho mai avuto proposte a quell'epoca. Il costumista, il regista, l'amico dell'amico. Tutti gay. Sono arrivata a ottant'anni ancora sola. Tutti gay intorno a me. La colpa è delle donne perché sono sceme, una più scema dell'altra.

Le origini modeste Lucia Bosé viene da origini modeste ne parla e ne racconta a Mara Venier, oltre a parlare delle ritrosie di suo padre per il mondo del cinema. Lei però era una donna molto ribelle:

Nasco da famiglia modesta. Erano di San Giuliano Milanese, erano tutti belli. Tutti belli ma non pensavo di fare il cinema. Mi scoprì Luchino Visconti, ma a mia insaputa perché mi mandarono a fare un provino senza che lo sapessi. Mio padre non voleva che io facessi il cinema, ero abbastanza ribelle e gliene facevo di tutti i colori. Lui voleva che compissi almeno 18 anni.

L'amore con il torero Dominguin

"Mi ha dato tutto lui". Ne parla quasi come se fosse ancora innamorata di lui, Lucia Bosé. Il torero spagnolo Dominguin è stato l'amore della sua vita: "Cosa vuoi di più di un torero? Quello è un vero uomo". Scherza. L'infedeltà del torero però sfocia nel divorzio nel 1967.

Dopo un certo punto però ho detto basta perché ho saputo che lui si era messo con una ragazza che avevamo cresciuto in casa. Quella cosa mi ha infastidito. Le altre corna, e vabbè. Chi non ha le corna in questa vita. Bisogna saperle portare.

E sul divorzio ha raccontato un dettaglio su come è riuscito ad ottenerlo. Era una Spagna in cui il divorzio era contemplato solo se era l'uomo a richiederlo: "Gli ho detto, tu mi dai il divorzio e ti tieni tutto quello che ti sei guadagnato, perché lo hai rischiato con la vita. Ma mi dai i figli. Altrimenti ti sparo. E lui mi ha dato i figli". L'intervista si chiude con l'intervento Teo Teocoli in versione torero che dedica una canzone alla diva e poi balla un lento con lei sulle note di Besame Mucho.