ESTRATTI INTERVISTA DI PIERLUIGI DIACO A MILLY CARLUCCI. DA “IO E TE DI NOTTE” SU RAI UNO , 27 ottobre 2019
LA VITA SEGRETA DELLA CARLUCCI - VIDEO: DA DIACO, SI APRE ANCHE SUI SUOI CONFLITTI INTERIORI: ''NON MI SONO MAI PIACIUTA FISICAMENTE, TUTTA LA VITA IO…'' - IL PADRE MILITARE MA ''FEMMINISTA'', IL TRASFERIMENTO DA UDINE A ROMA, LE GARE DI PATTINAGGIO CHE LE HANNO ''RUBATO'' L'ADOLESCENZA. ''NIENTE FIDANZATINI NÉ MURETTO CON GLI AMICI'' - ''FRIZZI IN STUDIO ARRIVAVA SEMPRE IN RITARDO, MA IL MOTIVO ERA LEGATO AL SUO CARATTERE''
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LA GIOVINEZZA DELLA CARLUCCI
DIACO: posso chiederti i tuoi sabati di quando eri adolescente come li passavi?
CARLUCCI: Quando ero giovanissima facevo le gare, i miei sabati e le mie domeniche li passavo in trasferta. Ho sempre avuto questo destino dell’andare in giro, del cercare, del dire, dell’esibizione… Erano sabati e domeniche così di trasferte. Il pattinaggio artistico è uno sport molto povero, non ha grandi sponsor, non ha coperture finanziarie. Quindi autoprodotti e autofinanziati non tutti andavamo a fare le nostre gare
DIACO: Chi ti accompagnava? I tuoi genitori immagino
CARLUCCI: Papà, mamma. Certo.
L’IMPORTANZA DELLA FAMIGLIA
DIACO: E sostenevano questa tua passione?
CARLUCCI: Assolutamente sì, la cosa meravigliosa della mia famiglia è stata quella di essere un clan che ha sempre fatto squadra: per la mia passione, per quella delle mie sorelle che sono arrivate dopo e hanno fatto anche loro pattinaggio. Abbiamo sempre condiviso tutto ed è stato il motivo per cui i miei genitori quando se ne sono andati in tardissima età hanno creato questo grande vuoto. È sparito il motore che ci trascinava in avanti, con tutto quello che loro hanno rappresentato nella mia vita e nella vita delle mie sorelle.
CONFRONTO TRA ITALIA DI ALLORA E QUELLA ODIERNA
DIACO: L’Italia che hai girato in quegli anni rispetto all’Italia che conosci e incontri oggi con ballando on the road quanto è cambiata dal tuo punto di vista?
CARLUCCI: È cambiata e non è cambiata. Noi ora il 2 e il 3 incominciamo il giro d’Italia che ci porterà a contatto con l’Italia che balla che sembra un fenomeno di nicchia, collaterale e invece è un grande fenomeno di massa: sono 6 milioni i praticanti del ballo in Italia. C’è un pezzo d’Italia che crede nella possibilità di sognare, di evadere, di risolvere i piccoli problemi quotidiani di un’esistenza che spesso non è gloriosa, non è fatta di rose e fiori, attraverso il ballo. Quello che c’è sempre allora e oggi è il fatto che noi italiani sappiamo sognare. Questa è una cosa pazzesca che noi abbiamo: sappiamo proiettare il cuore oltre l’ostacolo e sappiamo credere nelle cose che facciamo. Poi l’Italia di allora era un’Italia più semplice, molto più ingenua.
Questa Italia di oggi… Io vado dal nord al sud Italia e tu vedi, intorno alla pista dove noi facciamo i provini, gente di ogni estrazione sociale, dal luminare, al professore universitario che balla in un gruppo di country dance, al bracciante, disoccupato, ecc… Giovani e vecchi tutti con lo smartphone in mano. Allora dici siamo tutti uguali e tutti telematici ma non è proprio così: lo smartphone in mano dà una sensazione di modernizzazione ma permane un senso della famiglia diverso dal nord al sud, c’è ancora un senso della mamma chioccia che varia pure questo dal nord al sud, gli anziani si muovono in modo diverso: più evoluti in alcune parti, più indipendenti; più invece parte di un clan, di una famiglia e forse un po’ più fragili.
LA PERSONALITÀ, L’IO DELLA CARLUCCI
DIACO: Questo modo che tu hai aggraziato, sempre rispettoso, quasi in punta di piedi, mai ego riferito di rivolgerti ai telespettatori… Quanto assomiglia alla tua personalità?
CARLUCCI: Ti devo confessare una cosa: quando ho iniziato questo lavoro, il primo grande lavoro che ho dovuto fare è stato su me stessa e l’ho continuato a fare negli anni perché fa parte di un percorso che sto ancora compiendo, che è quello del superamento della mia timidezza iniziale. La mia timidezza iniziale non era solo timidezza, c’era anche il fatto molto importante che io sono cresciuta a Udine, in una società un po’ all’antica in quegli anni in cui la mia maestra delle elementari, Maria del Negro, diceva sempre: quando si presentano delle persone si dice sempre “Pierluigi, Maria ed io”.
Tu sei sempre l’ultimo perché tu sei l’ultimo: prima gli altri e poi tu, che è un atteggiamento mentale. Prima gli altri e poi io. Ora questo fatto era diventato così connaturato in me che rischiava di essere controproducente per il lavoro che stavo intraprendendo. Io dovevo assumere la forza di stare al centro del palco e di essere “Io” lo dovevo prendere e quindi pian pian ho dovuto combattere questo essere ed “io in fondo alla fila”.
PROBLEMI AD ACCETTARSI FISICAMENTE E NON SOLO…
DIACO: Ma ci sono delle parti della tua personalità, del tuo carattere in questo percorso che hai fatto che magari ti sono piaciute meno, che sono diventate un complesso che magari hai tentato di combattere o di smussare o di armonizzare?
CARLUCCI: Il percorso che ho fatto tutta la vita è stato un percorso per fare pace con me stessa, arrivare ad accettarmi così come sono. Una delle cose che ho dovuto superare, sembra strano per uno che fa questo mestiere, è il fatto di non piacermi fisicamente
DIACO: Tu non ti piacevi?
CARLUCCI: Mai piaciuta fisicamente. Non mi sono mai amata né mai sentita bella.
DIACO: Qual era un aspetto del tuo fisico che ti piaceva meno?
CARLUCCI: Tutto. Ma c’è un motivo preciso perché poi l’ho analizzato e ho cercato di chiedermi: “perché ti devi sentire sempre così in inferiorità?” e il problema è che il nostro mondo ha dei riferimenti stilistici molto forti. Nel periodo in cui io ho aperto gli occhi al mondo, durante l’adolescenza in cui ti vedi allo specchio, era il momento in cui andava la donna anoressica.
La donna filiforme che io non ero, perché avevo due gambe muscolose, spalle potenti, ero proprio il contrario rispetto alle mie coetanee che avevano la minigonna e le gambe filiformi, con le spalle incurvate. C’è un certo momento della moda che è così, a cicli. Poi c’è un altro momento in cui torna di moda la donna fiorente. Io sono capitata nel momento sbagliato.
DIACO: Questo complesso a chi lo confidavi?
CARLUCCI: A nessuno
I CONFLITTI INTERIORI E LA ROMA DIROMPENTE
DIACO: Quindi tu ti sei portata dentro di te questo conflitto interiore
CARLUCCI: Mi sono portata una serie di conflitti perché non mi piacevo fisicamente, ero timidissima, avevo questa educazione per cui ero sempre l’ultima della fila. Poi considera che lascio Udine e arrivo a Roma e Roma è una città dirompente, Roma è una bomba atomica, intanto perché è una metropoli e io venivo da una piccola città di provincia e poi perché chi vive a Roma ha un modo di essere tutto estroverso, molto espressivo, tutto colorito, pittoresco che non mi apparteneva minimamente.
DIACO: Dove sei andata a vivere la prima volta che sei venuta a Roma?
CARLUCCI: Io da ragazza abitavo a Monte Mario
DIACO: Ma da sola?
LA FAMIGLIA CARLUCCI SI TRASFERISCE
CARLUCCI: No con tutta la famiglia. Noi ci siamo trasferiti perché mio padre, militare, ha lasciato l’aeroporto di Campoformido a Udine ed è stato trasferito all’aeroporto dell’Urbe a Roma. Quindi ci siamo trasferiti che io ero una ragazzina, avevo 17 anni
DIACO: ma hai vissuto la malinconia rispetto alle origini?
CARLUCCI: Ma certo…
DIACO: Chi ti mancava di più quando sei venuta a Roma?
CARLUCCI: Ma ero un pesce fuor d’acqua perché non capivo i punti di riferimento, non capivo come dovessi giudicare le persone. Ero proprio spaesata. Ho avuto un anno difficile perché venivo da una realtà profondamente diversa.
L’AMICIZIA PER LA CARLUCCI
DIACO: Qual è il primo rapporto solido che sei riuscita a instaurare in questa città?
CARLUCCI: È successo un po’ dopo, all’università. Ed è un’amicizia che dura ancora oggi, è una persona a cui voglio molto bene che si chiama Angela, che da allora non ci siamo mai più lasciate. Lei poi ha fatto il percorso inverso perché da Roma è andata in Friuli. Siamo tuttora amiche in contatto ed è il mio grande rapporto di amicizia.
DIACO: Qual è il comune denominatore che fa sì che una persona possa diventare tua amica? Con Angela che cosa vi ha unito?
CARLUCCI: I valori, gli ideali. L’onestà nel prendere la vita. Il fatto di sapere che lei è una persona che era esattamente quel che vedevi, non c’era fregatura dietro le spalle, non c’era sovrastruttura non c’è stata né ci sarà mai. E io poi ho cercato di portare questo nel mio modo di essere.
I MODI UN PO’ “PRECISINI” E L’ADOLESCENZA TRA MILLE IMPEGNI
DIACO: La cosa che colpisce di te è che sei inattaccabile, è come se la tua immagine fosse inattaccabile. Questo modo un po’ precisino di stare al mondo è una cosa tutta naturale?
CARLUCCI: Io sono proprio così e non posso farci niente
DIACO: In gioventù con Angela, momenti ludici, meno ordinati ne avrai avuti?
CARLUCCI: Ascolta la mia gioventù com’è stata: io facevo pattinaggio quindi mi allenavo 5/6 ore al giorno ma dovendo studiare poi ad un certo punto da lì sono passata al fatto di non poter più fare le gare perché Roma non mi consentiva di tenere il livello di studi mentre facevo queste cose qua e allora io ho aperto una piccola scuola di pattinaggio. Quindi avevo il pattinaggio nella mia piccola scuola, il lavoro che nel frattempo era cominciato, lo studio all’università. La mia vita era un inferno: io mi vestivo e mi cambiavo in macchina. Mi truccavo in macchina.
DIACO: Questo grande senso di responsabilità ti ha fatto perdere un pezzo della tua gioventù?
CARLUCCI: Chi fa questo tipo di scelte, chi sceglie uno sport agonistico si perde un pezzo della sua gioventù. Quelle cose che succedono a 13 anni, il muretto, l’appoggio con la bicicletta davanti al bar non lo puoi fare.
IL RAPPORTO CON GLI UOMINI DA GIOVANE
DIACO: Quindi neanche con i fidanzatini, con gli uomini avevi modo di dare troppo ascolto alla materia perché eri impegnatissima
CARLUCCI: Le amicizie in genere nascono nel tuo stesso mondo. Il peccato peccatissimo era che alla mia epoca nel mondo del pattinaggio artistico non c’erano ragazzi, ce n’erano pochissimi per cui finché non sono diventata grande, non mi sono potuta fidanzare.
IL RAPPORTO CON LE DONNE
DIACO: Milly sei mai stata attratta dalle donne?
CARLUCCI: No no…
DIACO: Hai mai avuto lusinghe e corteggiamenti da parte del mondo femminile?
CARLUCCI: Non credo… Non in senso sexy diciamo. In senso di grande amicizia sì perché sono una che tende a fare clan sempre e poi io credo molto nella valorizzazione delle donne e quindi anche adesso che sono grande e posso fare un po’ da mamma chioccia verso quelle più giovani io cerco sempre di aiutare, di spingere e di spiegare. Senza essere quella rompiscatole che ti vuole spiegare la vita perché sicuro non la stai a sentire. In qualche modo cerco di dare una mano.
LA PASSIONE PER IL DISEGNO E PER LE BARCHETTE
DIACO: Ti piace il disegno?
CARLUCCI: Moltissimo, io ho fatto architettura e quindi il disegno fa parte della mia vita, come ne fa parte l’arte, la pittura, la scultura…
DIACO: Disegni ancora?
CARLUCCI: Io scarabocchio, sai sono quelle cose un po’ di tic nervoso… Quando tu ascolti una conversazione e scarabocchi e fai dei disegnini. Un altro mio tic è fare le barchette, non mi chiedere cosa voglia dire
DIACO: Come le barchette?
CARLUCCI: Faccio le barchette, c’è il pezzetto di carta e faccio le barchette
DIACO: Mentri sei in riunione?
CARLUCCI: Sì… Siamo tutti umani!
A PESCA CON IL PAPÀ
CARLUCCI: (chiede a proposito del dito) che ti sei fatto?
DIACO: Pescando… Un anno e mezzo fa sono andato a pesca ad Alicudi, ho pescato dei ricci e gran parte delle spine sono entrate in maniera prepotente e quindi escono fuori piano piano e devo dire che mi fanno compagnia.
CARLUCCI: Sai che anche io andavo a pescare da ragazzina? Perché mio padre era un grande appassionato di caccia e di pesca. Soprattutto di pesca perché nell’anno in cui vivemmo a Palmanova che è un piccolo paese vicino Udine lì c’erano vari torrenti, ruscelli, corsi d’acqua e lui andava a pesca.
Siccome noi tutte femmine adoravamo papà ma non potevamo fare tante cose con lui da maschi, perché che andavamo a giocare a calcio con papà? Andavamo a pesca. Ci portava a pesca alle 5, noi eravamo felici di svegliarci alle 5 del mattino e poi di metterci lì nell’umido, pensa la nebbia, noi imbacuccate con la canna da pesca ad aspettare che finalmente il sugheretto si muovesse.
DIACO: Hai pescato qualche cosa?
CARLUCCI: Qualche cosa veniva fuori ma perché erano pescosi i ruscelli…carpe trote.
IL RICORDO DEL PAPÀ “FEMMINISTA”
DIACO: Quando pensi a questo momento con il tuo papà a pesca che immagine ti provoca, che emozione ti provoca?
CARLUCCI: Un’immagine di una tenerezza infinita perché mio padre è stato l’uomo che ci ha veramente plasmate, moralmente. Mio padre è un uomo che è nato nel ’27, un uomo dell’inizio del secolo scorso, quindi un uomo con un certo tipo di dirittura e di struttura e di solidità morale che faceva parte di una certa generazione. In tutto questo lui era modernissimo: lui è stato per noi il primo vero femminista, cioè quello che ci ha detto: “la prima cosa che dovete fare nella vita è studiare, trovare un lavoro e avere il vostro denaro che vi permetterà di essere indipendenti perché nessuno vi potrà dire cosa dovete fare se siete indipendenti”.
Un femminista vero. Una lezione incredibile e noi abbiamo seguito ognuna di noi questa strada. È bellissimo avere compagni nella vita, è la cosa più importante ma non perché uno deve essere come una specie di cozza aggrappato all’altro diventando insicuro e poi soffocante. È bello se ognuno sta in piedi per proprio conto e poi si uniscono le strade, poi si va avanti insieme.
I PRIMI PASSI NEL MONDO DELLO SPETTACOLO E L’IMPORTANZA DI AVERE UNA BUONA STELLA
DIACO introduce immagine Carlucci con i pattini
CARLUCCI: Sono entrata in televisione venendo fuori dall’università e dal pattinaggio, non sapendo nulla del mondo dello spettacolo. Motivo per cui poi sono andata a studiare, ho fatto altre cose per prepararmi ma ero proprio acerba.
DOPO VISIONE RVM CON ARBORE A “L’ALTRA DOMENICA”
CARLUCCI: Tante volte mi chiedono cosa ci vuole per fare il tuo lavoro. Devi avere i sogni la passione, il talento e poi ci vuole una buona stella: perché quella che mi ha permesso di incontrare Renzo e di iniziare con l’altra domenica è stata una stella cometa di quelle che passano una volta ogni mille anni. Io ho avuto modo di imparare da lui, di fare le riunioni di redazione con lui con Ugo Porcelli con tutto quel clan di matti che non erano matti, matti nel senso goliardi, simpatici, pieni di voglia di vivere, di voglia di andare a guardare cosa c’è dietro l’angolo, alzare la coperta e vedere cosa c’è sotto. Scoprire cose che non sono ovvie ma con una grandissima professionalità quindi tu hai preparato tutto, valutato tutto e quando è il momento vai libero e felice perché sai quello che devi fare.
LA PARENTESI DA ATTRICE
DIACO: Come giudichi la Carlucci attrice?
CARLUCCI: È stato un momento in cui non sapevo bene in che direzione andare, avevo varie offerte. Questo sceneggiato fu molto voluto dalla Rai e quindi io accettai questa cosa ma sicuramente la mia indole è nella televisione, gli attori sono un’altra cosa.
LA DISCREZIONE E IL NON ESPORSI AI GOSSIP
DIACO: Tu rilasci poche interviste e non ti concedi al gossip.Questo tuo lavorare di sottrazione è stata una scelta?
CARLUCCI: mi viene spontaneo, ritorniamo sempre alla Milly timida del principio. Ci sono molti personaggi dello spettacolo che alimentano fama portando davanti ai riflettori la propria vita personale ma io non lo potrei mai fare, non mi verrebbe mai spontaneo, non mi sentirei a mio agio e penso che la più grande libertà sia quella di fare quello che ti senti di fare sentendoti felice, contento di come sei e di quello che fai. E aver raggiunto questo non dovendo fare quella che offre al gossip pezzi della propria vita è un grande privilegio
L’USO DEI SOCIAL
DIACO: Ma nell’era digitale questo è ancora più difficile da fare
CARLUCCI: È ancora più difficile io infatti uso moltissimo i social ma li uso per lavoro. Li uso per tutto quello che fa parte della mia vita. Poi io ho fatto una scelta di famiglia, ho fatto la scelta di avere un compagno che non fa spettacolo e quindi non ha voglia di essere esposto alla curiosità
IL MARITO ANGELO E IL SUO HUMOR
DIACO: È severo con te lui?
CARLUCCI: Angelo che è un ingegnere è la persona più divertente, giocosa e piena di senso di humor che io abbia incontrato nella mia vita. Ed è un uomo che sa sdrammatizzare il mio lato da bilancia sognatrice ma anche malinconica, presa da questa poesia che a volte è rosa ma delle volte può essere anche grigia. Lui sdrammatizza tutto.
LO STRUGGIMENTO NELL’ESSERE UNA BILANCIA
DIACO: Tu hai delle zone d’ombra, delle zone scure dentro di te?
CARLUCCI: Hai presente lo struggimento davanti a un tramonto? Una bilancia guarda un tramonto e dopo piange, piange di struggimento.
BALLANDO E IL NUOVO PROGRAMMA A GENNAIO
DIACO: Ballando quando torna?
CARLUCCI: Ballando tornerà a marzo, la prima puntata sarà il 28 marzo. Stiamo già facendo casting quindi non si può dire nulla… E nel frattempo sto preparando un altro programma che esordirà a gennaio.
DIACO: Cosa possiamo dire, una cosa sola al pubblico di Raiuno
CARLUCCI: Il titolo: “Il cantante mascherato” vi farà divertire perché sarà una spy story quindi si canterà ma si dovrà scoprire chi si nasconde dietro e vi dirò poi a che cosa…
IL CAVALIER KING CHE FU DEL PADRE
DIACO: Prima mi chiedevi di Ugo, anche tu hai un cane?
CARLUCCI: La mia si chiama Nina è un cavalier king quelli con le orecchie lunghe, lilly e il vagabondo. Lei è bianca e nera ed era il cagnolino di papà e quando papà è mancato io ho ereditato nina che è stata tristissima per alcuni mesi è stato un momento… E adesso è diventata la mia ombra e ogni tanto devo stare attenta perché ci inciampo, lei proprio si mette alla caviglia. Io la adoro perché non sai quanto erano legati. Noi avevamo preso il cagnolino perché purtroppo avevamo perso mamma, non è che un cagnolino può sostituire la compagna di 60 anni della tua vita però un cucciolo che ti arriva in casa ti distrae e così accadde.
Lui alle prime diceva “voi mi volete far sorridere, mi volete far giocare e io non ho voglia di giocare” e però come fai? la tenerezza dei cagnolini è una cosa pazzesca. Papà abitava accanto a me però poi ci telefonavamo e mi diceva “non sai che ha combinato oggi!” Come se stesse parlando di un bambino piccolo e questo è stato una bella cosa.
IN STUDIO SI ASCOLTA LA VOCE DI FABRIZIO FRIZZI CHE CANTA “C’E’ UN VERO AMICO IN ME”
RICORDO DI FABRIZIO FRIZZI, “UN VERO AMICO”
CARLUCCI: Non c’è canzone più azzeccata. Lui faceva questo personaggio che era un personaggio di un cartone animato ma lui era un vero amico. Incontrare Fabrizio e avere la sua amicizia voleva dire sapere di poter contare su di una persona davvero. Lui era proprio generoso, altruista e poi una persona educata, una persona rispettosa del prossimo, una persona sempre preoccupata che tu fossi a tuo agio, non metteva se stesso davanti ma c’erano prima gli altri poi c’era lui… Tant’è vero che una delle sue cose tipiche (noi abbiamo fatto insieme tanti anni, vicini di camerino facendo scommettiamo che), e Michele Guardì lo rimproverava sempre, perché lui arrivava sempre in ritardo ma non perché fosse in ritardo ma dal momento in cui entrava doveva salutare tutti quanti stringendo a tutti la mano.
LA TELEVISIONE E IL SUO CONTINUO MUTAMENTO
DIACO: C’è stato un momento della tua carriera in cui ti sei disinnamorata del mezzo televisivo?
CARLUCCI: No no, questo mai… È chiaro che una carriera non può essere fatta solamente di momenti positivi, di successi e di cose meravigliose. Però io trovo che questo sia un mezzo pazzesco che già solo nei primi anni in cui io l’ho vissuto, ha avuto una tale accelerazione, ha avuto dei cambiamenti… Ed è un tipo di lavoro in cui non puoi mai sederti sugli allori e pensare “ho capito che cos’è la televisione”. Cambia, è proteiforme, cambia continuamente c’è un rapporto sempre diverso con il pubblico e checché se ne dica che poi morirà perché la gente sul web si sceglie le cose potranno cambiare i modi di farla ma è un tipo di comunicazione troppo potente per potersi estinguere.
IN STUDIO SI ASCOLTA DAL JUKE-BOX “BOHEMIAN RHAPSODY BRANO QUEEN
LA PASSIONE PER I QUEEN E IL CONCERTO IN CALIFORNIA. CARLUCCI E DIACO BALLANO INSIEME SULLE NOTE DI FREDDY MERCURY
Diaco invita la Carlucci a ballare un lento nello studio di Io e te sulle note di Freddy Mercury, poi spiega la sua passione per i Queen: CARLUCCI: Sono per me il gruppo numero uno. Poi io adoro Bono, adoro U2, Earth Wind and Fire, i Rolling Stones ma per me Freddy Mercury è il performer assoluto. Io l’ho visto dal vivo, ho avuto questa fortuna quando ero ragazzina di vederlo a Inglewood in California e poi ho avuto la gioia di incontrare il resto dei Queen al Pavarotti and friends, naturalmente non c’era più lui e loro sono venuti a fare un omaggio a Luciano. Devo dire che vedere lui dal vivo sul palco fu una cosa… Che forza e che energia! Che capacità di catturare la gente e poi questa canzone è un’opera, ed è grandiosa. Poi ci sono tante storie che riguardano anche il testo perché lui dice “mama” che forse era rivolto a questa donna con cui lui aveva vissuto… Un grande artista. Quando si dice artista.