La Lettura, 27 ottobre 2019
La diga cinese che rallenta la Terra
In potenza, con i 22.500 Megawatt di capacità produttiva, sembra non avere rivali. Diverso il discorso sul volume nominale di acqua presente nel bacino, che può raggiungere un’altezza massima di 185 metri. Per il resto, i numeri stanno dalla parte della diga delle Tre Gole, in cinese Sanxia Daba, e non sempre sono buoni numeri. Vero, le 32 turbine azionate dall’acqua dello Yangzi (conosciuto da noi come Fiume Azzurro) sono in grado di coprire il 3 per cento del fabbisogno energetico della Repubblica popolare, risparmiando al mondo emissioni di CO² per 31 milioni di tonnellate l’anno.
Tuttavia per raggiungere questo confortevole risultato è stato prima necessario trasferire (dati ufficiali) 1,24 milioni di residenti di 13 città, 140 paesi e 1.350 villaggi: tutti destinati a essere sommersi e sprofondare nel bacino artificiale che ha cancellato anche innumerevoli siti archeologici oltre, naturalmente, ad avere modificato per sempre l’orografia della regione.
Presente già nei sogni di Sun Yat-sen, il rivoluzionario che nazionalisti e comunisti considerano ugualmente il padre della Cina moderna, il progetto di uno sbarramento lungo il corso dello Yangzi (che è navigabile a differenza del turbolento Fiume Giallo, più a nord) è stato accarezzato nel Novecento anche da Chiang Kai-shek e dallo stesso Mao Zedong. Il Grande Timoniere, nella poesia Nuotare, vergata nel 1956 e incastonata nel cippo che ricorda la grande inondazione del 1954 (una delle tante calamità legate alla storia del fiume), promuoveva l’idea di un «muro di pietra» da costruire a monte, per domare finalmente la corrente. Soltanto dopo le riforme volute da Deng Xiaoping, che hanno trasformato, a partire dal 1979, il Celeste Impero, aumentandone sì la ricchezza, ma parallelamente anche la fame di energia, l’idea è tornata a galla.
Per iniziare i lavori di costruzione, nel 1994 (sono durati fino al 2003, anno dell’inaugurazione), gli ingegneri cinesi hanno dovuto fermare e deviare il fiume. Poi colata dopo colata, lo sbarramento di cemento armato e acciaio si è allungato sul letto per oltre due chilometri, da sponda a sponda.
Una delle meraviglie dell’operosità umana, certamente. Ma anche un «mostro» capace di divorare flora e fauna, far sparire la storia di innumerevoli comunità. Con un accumulo di acqua così vasto – hanno messo in guardia gli scienziati della Nasa – che peso e volume sarebbero in grado di alterare la forma della Terra, rallentandone la rotazione quotidiana di 0,06 microsecondi. Altri hanno vaticinato terremoti e smottamenti, alterazioni del clima e inquinamento da traffico navale. Per ora, il sibilo delle turbine al lavoro sulle 24 ore parla di energia pulita. Ma il futuro è in agguato.