La Lettura, 27 ottobre 2019
Così i Celti conservavano le teste mozzate
L’impressionante pratica dei Celti di mozzare il capo ai nemici uccisi in battaglia per ricavarne trofei fu descritta da storici quali Strabone, Diodoro e Tito Livio. Le teste dei guerrieri più valorosi e illustri ricevevano cure particolari ed erano imbalsamate con olio di cedro affinché si conservassero integre. Erano considerate tanto preziose che per esse poteva essere offerto, per lo più inutilmente, un riscatto pari al loro peso in oro. Le ricerche archeologiche hanno documentato in numerosi abitati della Francia meridionale la presenza di têtes coupées (crani decapitati), di scheletri privi di cranio, di sculture e rilievi raffiguranti teste mozzate di cadaveri.
All’interno del sito fortificato di Le Cailar, in Camargue, è stato scoperto un ampio spiazzo che tra la fine del quarto secolo e il 200 a.C. fu riservato all’esposizione di decine di trofei d’armi e di têtes coupées. Molti teschi recano tracce dei tagli e della preparazione subita prima di essere esibiti. Di recente, un team di specialisti dell’Università di Avignone e dell’Asm (Archéologie des Sociétés Méditerranéennes -Università «Paul Valery» di Montpellier) ha effettuato analisi chimiche su resti scheletrici per trovare traccia di questo rituale celtico. I risultati confermano l’esattezza dei resoconti antichi: una miscela di oli vegetali e resine di conifere con proprietà antibatteriche, antiossidanti e aromatiche, fu applicata su undici crani come pratica di imbalsamazione. I guerrieri celti di Le Cailar, dunque, imbalsamarono ed esposero teste di nemici uccisi in battaglia nel loro villaggio, forse a dimostrazione del coraggio e della forza della comunità e dei suoi guerrieri.