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 2019  ottobre 27 Domenica calendario

Sulla madre che denuncia il figlio assassino

Del delitto di Roma, dove un ragazzo ventenne ha ucciso con un colpo di pistola alla testa un altro ventenne, ricorderemo almeno per un po’ quello che i giornali scoprono e ci raccontano adesso, un giorno, due giorni dopo, ma dovremmo ricordare soprattutto la madre del ragazzo che ha sparato, quella che è andata in Commissariato e ha denunciato il figlio. Non tutte le madri lo avrebbero fatto. È perfino previsto dal Diritto che un parente stretto possa non testimoniare. E non c’è parente più stretto della madre.
Ho aperto una discussione in Facebook su questo problema: «Se voi sapeste che vostro figlio ha ucciso, andreste a denunciarlo?», e molte lettrici han risposto di sì, perché in questo momento la madre che ha denunciato è un’eroina e l’eroismo suscita emulazione, ma c’è stata qualcuna, e non una sola, che ha risposto con angosciante sincerità: «No, io non ce l’avrei fatta». Cioè: avrei ben capito che era giusto denunciarlo il figlio assassino, ma non ne avrei avuto la forza, e perché? Per amore. Avrei sentito il conflitto tra il dovere e l’amore, ma amo così tanto mio figlio che sarei stata bloccata, non sarei riuscita a compiere il mio dovere. Capisco quelle madri. Non sono sicuro che non farei come loro. 
Scrivere è comodo, è teorico, è astratto, ma fare, andare dai Carabinieri, andare dalla Polizia, andare da quelli che indagano e che ancora non sanno chi è l’assassino, fargli il nome di tuo figlio, dirgli dov’è, farli partire alla caccia di colui che per te è tutto, farglielo trovare, farlo portar via, mettere in moto tu, con le tue mani, la macchina che può chiudere tuo figlio all’ergastolo sicché non lo vedrai forse mai più, o quando lo vedrai dietro le sbarre sarà per te come morire, solo il pensare tutto questo è per te intollerabile, se perché non succeda basta che tu non faccia niente, allora non fai niente, la tentazione di non denunciare, lasciare che la Giustizia si arrangi, può diventare irresistibile. Ti giustifichi. Ti approvi. Se sai che tuo figlio ha ucciso ma non lo denunci, dentro di te senti che è perché lo ami. Tanto. Tanto che, fra la Giustizia e tuo figlio, scegli tuo figlio. Se scegliessi la Giustizia, vorrebbe dire che tuo figlio lo ami meno, o non lo ami. La scelta, te lo confermi, è tra dovere e amore.
Ma non è così. La scelta non è questa. La scelta è tra amare tuo figlio che ha ucciso e tu lo aiuti a scontare, o amare tuo figlio che ha ucciso e tu fai in modo che non sconti. Certo, se sconta passa la vita in prigione, lontano da te, mentre se non sconta passa la vita a casa tua, con te. E nel primo caso soffrirai l’inferno. Così ti pare. Ma così non è. Perché stare in casa, avere a pranzo e a cena un figlio che ha ucciso e non espia, è come convivere col demonio. L’espiazione non è un suo danno, è il suo bene e quindi un suo diritto. Se sai che tuo figlio ha commesso il massimo errore ma lo sta pagando, la tua vita ha un senso perché la sua vita ha un senso. Può darsi che questa madre abbia consegnato il figlio all’ergastolo, ma lei voleva salvarlo e questo era l’unico modo. Non so se sarei in grado di fare quel che lei ha fatto, signora. Ma lei è migliore di quelli che non lo fanno.