Libero, 27 ottobre 2019
Il Male in mostra a Roma
Il Male ha rivoluzionato la satira in Italia ma soprattutto ha insegnato ai comunisti a ridere. Al settimanale fondato da Pino Zac e da Vincino alla fine del 1977 è dedicata una mostra aperta a We Gil di Roma fino al 6 gennaio organizzata da Giovanna Caronia, Angelo Pasquin, Mario Canale e Carlo Cagni. Ad aiutarci a ricordare è Gerardo Orsini che del giornale è stato l’editore («Un po’ per caso» come ama ricordare) e poi l’amministratore fino alla rottura avvenuta nel 1980 (due anni prima della chiusura) quando la redazione rifiutò un’offerta da un miliardo arrivata dal gruppo l’Espresso. «Il Principe Caracciolo ci fece chiamare da Lio Rubini, il suo braccio destro- ricorda- perché a Cortina aveva visto in un edicola la pila del Male più alta di quella dell’Espresso». Il collettivo (chiamarla redazione allora sarebbe sembrato offensivo) però rifiutò «perché non volevano vendersi ai padroni». E non importa se il “padrone” era l’editore che pubblicava un giornale dichiaratamente di sinistra. L’Espresso era pronto ad assumere tutti, «Eravamo in trentadue compreso il fattorino», sorride Orsini che poi intraprenderà la strada del giornalismo e finirà la carriera come comunicatore. Ed è proprio in questo spirito anarchico e ribelle che va ricercata la chiave del successo del Male sulla scia del quale sarebbe nato poi Cuore l’inserto satirico dell’Unità curato da Michele Serra. Ma a quel punto i comunisti avevano già imparato a ridere. E l’avevano fatto per la prima volta perché, fino all’arrivo del Male, la satira era stata soprattutto di destra. Leo Longanesi e Giovannino Guareschi. Candido e il Borghese i loro giornali. NUMERI SEQUESTRATI Perché oggi sembra archeologia, ma quarant’anni fa la prima pagina finta dell’Unità che annunciava la rottura con la Democrazia Cristiana era apparsa come una bestemmia. Erano gli anni del compromesso storico su cui Enrico Berlinguer aveva investito tutto il suo capitale politico. La falsa Unità venne pubblicata nei giorni di un soffertissimo congresso nazionale del Pci. Le reazioni non furono garbate. Come non lo erano mai visto che il giornale riceveva un ordine di sequestro praticamente ad ogni numero. «Ma noi -ricorda Orsini- avevamo la distribuzione insieme ai quotidiani e quindi quando arrivava la confisca avevamo praticamente esaurito la tiratura». Il distributore era lo stesso di Lotta Continua così come lo stampatore che fece un’apertura di credito di dieci milioni permettendo al giornale di continuare a uscire. «Dopo tre numeri stava già chiudendo -ricorda Orsini-. Mi chiamò Lionello Massobrio che era stato l’amministratore di Lotta Continua perché facessi qualcosa. Non avevo alcuna esperienza ma ero giovane ed avevo entusiasmo. Convinsi il distributore a darci una mano». La falsa prima pagine di Repubblica che annuncia «Lo Stato si è estinto» e specifica «Dopo cento anni si è avverata la cupa profezia di Carlo Marx» segna il punto della svolta. Le tirature salgano raggiungendo in pochi mesi le centomila copie. IL SEGRETO DEL SUCCESSO Il segreto del successo? I comunisti che cominciano a ridere. Soprattutto di se stessi. Perché Il Male nasce sostanzialmente da una costola di Lotta Continua. Vincino, la magica penna palermitana che lo diresse fino alla fine, veniva da quella casa così come gran parte della squadra che lo componeva. Gli episodi in cui i comunisti cominciano a ridere anche di se stessi non si contano. Come dimenticare un famoso servizio fotografico con i cosacchi a cavallo che si presentano a Piazza San Pietro fra lo stupore generale per bere alla fontana. Oppure la falsa prima del Corriere dello Sport del 1978 che annuncia lo stop ai campionati mondiali di calcio perché i giocatori olandesi sono drogati. Quel numero del Male raggiunge il top della tiratura a 140 mila copie. Giorgio Tosatti che allora dirigeva il quotidiano sportivo romano non la prese bene. Allora anche del calcio era vietato ridere. Nel racconto di Orsini sfilano i ricordi degli interventi della Guardia di Finanza per controllare i bilanci e dei Carabinieri per effettuare i sequestri richiesti dalla magistratura. C’è anche il tentativo di prendere in giro le Brigate Rosse che pure all’interno della redazione del Male e fra i collaboratori (per non parlare dei lettori) godono di diffuse simpatie. Sono gli anni di piombo. Il terrorismo ha tentato l’assalto al cuore dello Stato con il sequestro Moro. Esce la finta Repubblica in cui Ugo Tognazzi annuncia di essere il vero capo delle Br. L’attore, divertito, si presta al gioco. Il Male finisce nel 1982. Il suo tempo è finito. Incombono l’edonismo reganiano e la Milano da bere. Il comunismo morirà 7 anni dopo sotto il Muro di Berlino. In Italia era bastata una risata.