Il Messaggero, 27 ottobre 2019
Chi è la ghost writer di Giulia De Lellis
A un mese e mezzo dall’uscita del suo primo libro, l’influencer Giulia De Lellis non è più solo un caso editoriale. È ufficialmente un’autrice di best seller. Toccate le 53.674 copie, Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza, è entrato a far parte, in tre settimane, del ristretto gruppo di libri italiani riusciti a sfondare quota 50 mila: un immaginifico club in cui, accanto a Elena Ferrante e Fabio Volo, da oggi siede di diritto anche l’ex tronista di Uomini e donne. Un successo (per diverse settimane al vertice la lista dei bestseller) piombato a settembre nell’editoria proprio mentre altrove, nel mondo del cinema, i botteghini registravano il record di un’altra influencer, Chiara Ferragni, in sala con una discussa biografia. Indignata, divisa e turbata, la classe intellettuale del paese si interroga da allora su cosa sia accaduto alla Cultura.
LA REAZIONE
«Era ora. È un bene che gli intellettuali si sentano costretti a riflettere sull’origine di questa cosiddetta degenerazione culturale. Su cosa piaccia alla gente e sul perché le piaccia». A dirlo non è un’influencer ma una scrittrice vera, Stella Pulpo, il cui nome compare come co-autrice – in caratteri minori – proprio sulla copertina del libro di De Lellis.
Co-autrice in libreria, ghost writer da contratto, nata a Taranto e sbocciata a Milano, Pulpo ha 34 anni, 20 di gavetta (primo concorso vinto a 13, sei racconti pubblicati a 20) dalla penna fertile e la lingua affilatissima. E se c’è una cosa che sa molto bene, è cosa piaccia alla gente. E perché. Quando aveva 26 anni, mentre lavorava nel sottoproletariato di Milano, lanciò anonimamente il blog memoriediunavagina, piccolo fenomeno da 70.000 contatti a settimana: un diario, ancora attivo, incentrato sulle avventure erotico-sentimentali di una ragazza che aveva appena lasciato (causa corna) il fidanzato. «Nella mia vita ho provato tutte le posizioni sentimentali: fidanzata, tradita, traditrice, amica, amica tradita. Il blog era anonimo, cosa che mi permetteva di essere spudorata. Avevo un lavoro ufficiale, in un’agenzia di comunicazione: non potevo rischiare che il mio presidente si trovasse a leggere le tipologie di peni che descrivevo in rete».
Prima dell’incontro con De Lellis, Pulpo aveva già pubblicato alcuni libri dal soggetto affine, dedicati all’esplorazione di nuovi modelli di femminilità sostenibile e tutti caratterizzati da un’ironia al limite della ferocia: Oblio e plenilunio, Fai uno squillo quando arrivi, gli ebook Cara Cornuta – Manuale di sopravvivenza al tradimento e Molestie per l’estate. E in mezzo a questi titoli anche un piccolo libro digitale dedicato all’Ilva di Taranto: «Lo pubblicai nel 2012, quando la magistratura fermò la fabbrica. Raccontavo la vita della cittadinanza e l’impatto che aveva avuto la chiusura. Chissà che fine ha fatto. Non si trova nemmeno più online. Certo l’argomento tira meno delle corna».
IL LAVORO
Le corna. Che tirano, e pagano, molto di più. Avere accettato di scrivere il libro di De Lellis, dice Pulpo con onestà, non è stato certo «un atto di filantropia». Un lavoro durato appena tre mesi, «un progetto in corsa, scritto in poco tempo», pagato più della media italiana ma in linea con i ghost writer americani (8.000-18.000 dollari a libro): «Mi hanno pagato diciamo come un’americana sfigata, ma non sfigatissima. Ho fissato un mio prezzo di base, che rientra nella media generale».
Ma guai a pensare che si tratti di un lavoretto qualunque. Lavorare alla biografia di una influencer è un po’ come mettere le mani nel Multiverso della Marvel. «I fan sanno tutto. Deve esserci coerenza tra il libro e le instagram stories, o la scrittura suona falsa. Ogni tanto Giulia mi correggeva sui dettagli: questa cosa, mi diceva, non la bevo, quest’altra non la indosso. Ci incontravamo, Giulia parlava a ruota libera, io tornavo a casa e mettevo in bella. Se lei aveva ispirazioni nella notte me le mandava via messaggini e io integravo. La custode del file sono sempre stata io».
I PREGIUDIZI
A giochi fatti, oggi Pulpo è la ghost writer più di successo d’Italia: «Per chi altri farei ghost writing? Scriverei volentieri la storia di una di quelle donne che, facendo cose, cambiano il mondo». Perché Pulpo, e lo dice chiaramente, è femminista. Femminista radicale, si legge sul suo profilo social: «L’ho scritto in un momento, lo scorso marzo, in cui sembrava che dire di essere femminista fosse come dire di essere necrofila. L’ho fatto per reazione. Ma sono femminista. E sono radicale su tante cose». Incluso accettare di lavorare per una influencer: «Avevo pregiudizi su Giulia. Chi pensa di non avere pregiudizi ne ha uno grandissimo su di sé, quello di essere migliore di chi ne ha. Il punto è rompere la dinamica sociale per cui si schifa ciò che non entra nel perimetro delle proprie opinioni».
Al lavoro su un nuovo libro, stavolta firmato da sola, quei pregiudizi Pulpo li conosce benissimo. «Appena uscito il libro sono stata molto male. Puoi immaginare come sia una shitstorm, ma finchè non ti ci trovi in mezzo non lo sai davvero. Mi sentivo su una macchina fuori dal mio controllo, su cui chiunque poteva esprimersi, spesso insultando. Quando poi ho osato dire che il film su Ferragni mi sembrava brutto, capirai: apriti cielo. Ma tra le due c’è una grande differenza: Chiara è perfetta, Giulia autoironica. Giulia soffre, ma sdrammatizza. E questo è esattamente quello che piace».