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 2019  ottobre 26 Sabato calendario

In Puglia un’università fantasma. Si erano iscritti 60 studenti. Rimpallo di responsabilità

Che ci sia carenza di medici sembra non importare a nessuno. Infatti c’è pure una facoltà di Medicina fantasma, con 60 iscritti che hanno frequentato le lezioni per due giorni poi gli è stato detto che era uno scherzo (o quasi). Infatti la facoltà è stata istituita e chiusa nel giro di una settimana, tra feroci liti che coinvolgono Comuni, Regione, ministero, altri atenei. Una guerriglia d’ermellino che ha come teatro Taranto, località del Salento con 200 mila abitanti che già è alle prese con le tortuose vicende dell’Ilva e aspirava almeno a riqualificare la propria università e a richiamare studenti anche da altre località. Il livello di tensione di questa incredibile vicenda è ben espressa da una nota ufficiale del presidente dell’Ordine dei medici locale, Cosimo Nume: «L’incredibile ripensamento dell’ateneo è così sconcertante da rendere perfino difficile contenere i commenti entro i limiti del doveroso garbo istituzionale. Questo ennesimo schiaffo alla città trasforma la tragedia che Taranto vive da decenni in una farsa».Cos’è successo? L’università di Taranto è accusata di avere istituito, con tanto di inaugurazione in pompa magna e taglio del nastro con bandiere e fasce tricolori, la facoltà di Medicina senza avere concordato la decisione col vicino ateneo di Bari, che finora ha accolto gli studenti aspiranti medici provenienti da Taranto, e senza avvisare (e quindi senza avere la necessaria autorizzazione) il ministero della Pubblica istruzione. A Bari hanno gridato allo scandalo di vicinato, a Roma hanno disconosciuto la facoltà definendola fuorilegge. Così il cerino è rimasto in mano al rettore tarantino, Stefano Bronzini, che di fronte all’aut aut ministeriale ha chiuso il corso che aveva aperto otto giorni prima e rimandato gli studenti a Bari. Infatti la facoltà di Medicina che tanto gli stava a cuore (e che sarebbe stata aggiunta ai corsi di Economia, Giurisprudenza, Informatica, Scienze dei beni culturali) era in realtà abusiva poiché con quella decisione «si istituisce un nuovo ulteriore corso di studio di Medicina», ha scritto il ministero, «presso una sede non accreditata, ciò che non è consentito dalla vigente normativa».
A Taranto però danno la colpa a Bari, cioè sarebbe stata quell’università a mettere i bastoni tra le ruote e a sollecitare l’intervento del ministero. Tanto che il Pd e i suoi alleati che governano la città vanno giù pesanti: «La città di Taranto è ostaggio di una trentina di famiglie baresi e dei loro professori che vogliono impedire la nascita della facoltà. È una vergogna. Deve insorgere tutta la città, dobbiamo remare tutti dalla stessa parte, dobbiamo difendere i nostri figli che hanno diritto di avere le loro facoltà universitarie». Rincara la dose Piero Bitetti, consigliere comunale civico e delegato del sindaco: «Al governatore Michele Emiliano chiediamo di battere un colpo e di prendere posizione, l’umiliazione che abbiamo subito non può essere tollerata e non lo sarà».
Infatti a favore della facoltà fantasma si era mossa anche la Regione, firmando il via all’operazione insieme a Comune, Asl e Curia con impegni per strutture didattiche, trasporti, assistenza amministrativa, posti letto, mense, reparti ospedalieri per le specializzazioni, perfino lo stanziamento di alcuni milioni per dare borse di studio agli studenti. Dice Gianni Azzaro, capogruppo Pd in consiglio comunale: «L’orgoglio di avere sostenuto il primo corso di Medicina a Taranto e avere investito risorse importanti del bilancio del Comune non basta. Il rettore deve venire in consiglio comunale a spiegare. La reputazione della città è ridotta ai minimi termini». Aggiungono i tre consiglieri comunali 5stelle: «Solo pochi giorni fa il presidente Emiliano aveva parlato della facoltà di Medicina come di una grande opportunità per Taranto. Cos’è cambiato?»
Emiliano si ritrova con le due importanti città della sua regione, Taranto e Bari, in guerra. Ha convocato una riunione per oggi ma la pace sembra lontana. Anche il ministro all’istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha deciso di sentire i belligeranti il 30 ottobre. Il bello (o il brutto) è che vi sono 60 studenti iscritti a una facoltà che sarebbe inesistente e che quindi non tiene più le lezioni. Davvero una vicenda all’italiana. Tanto disagio ha indotto a intervenire anche la Curia (le lezioni dovevano svolgersi nella sede della Cittadella della Carità, di proprietà della Chiesa locale). «Auspico», ha scritto in una nota l’arcivescovo Filippo Santoro, «che si proceda alla stesura di un nuovo progetto che possa portare all’avvio di un corso di laurea che risponda a tutti i requisiti richiesti e garantisca agli studenti servizi e formazione adeguati». Anch’egli non nasconde la sorpresa per la lettera, firmata dalla direttrice generale del dipartimento del ministero, Maria Letizia Melina, che inizia così: «Abbiamo appreso dagli organi di stampa dell’attivazione di un corso di laurea…». Com’è stato possibile aprire le iscrizioni e immatricolare gli studenti senza informare il ministero e quindi senza l’autorizzazione a istituire la facoltà? Dice Gianni Liviano, consigliere regionale civico: «La frittata è fatta e anche grossa. È evidente che ci sono responsabilità da parte di chi non ha provveduto all’accreditamento e di chi ha avviato le lezioni senza le necessarie autorizzazioni»
L’università per ora preferisce stare in trincea ma fa trapelare che poiché il Cineca aveva inserito il corso tra quelli attivati era implicita l’autorizzazione. Quindi c’è pure un bisticcio burocratico. Il sindaco della città, Rinaldo Melucci, ha un diavolo per capello, e conclude dopo avere bloccato i fondi comunali destinati all’ateneo: «Pur comprendendo gli impedimenti di natura tecnico-amministrativa non posso che esprimere profondo rammarico al rettore e al ministero per la frettolosa decisione di frenare questo avvio, che tanto entusiasmo e tanta speranza avevano ingenerato in città».
Intanto l’Ordine dei medici di Lecce, prendendo spunto da quanto è successo, è sceso in campo per reclamare nella propria città una facoltà di Scienze della salute (con buona pace dell’università tarantina) mentre l’Asl di Taranto è all’affannosa ricerca di medici: sono fantasmi, come la facoltà che doveva laurearli.
Twitter: @cavalent