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 2019  ottobre 27 Domenica calendario

Il contratto miliardario di Trump con Microsoft

Microsoft conquista a sorpresa una commessa da 10 miliardi di dollari per ridisegnare i sistemi informatici del Pentagono usando la tecnologia cloud: il gigante fondato da Bill Gates prevale su un altro colosso – la favoritissima Amazon – nella battaglia per il contratto tecnologico più ambito. La conquista di Jedi (sta per Joint Enterprise Defense Infrastructure) apre al vincitore nuovi orizzonti non solo per il valore delle forniture, ma anche perché ora Microsoft è in pole position per altri contratti col governo americano e con le forze armate di altre nazioni.
Per questo la battaglia è stata lunga e molto dura: la peggiore mai vista nella storia delle commesse militari americane, secondo gli analisti. E non è detto che sia finita qui perché l’intervento del presidente Trump (quando il contratto sembrava sul punto di essere assegnato ad Amazon chiese una revisione della procedura e criticò aspramente il gruppo di Jeff Bezos) potrebbe portare a ricorsi contro la decisione del Pentagono. Amazon, che può contestare in tribunale la vittoria di Microsoft, non ha ancora detto se lo farà, ma il suo portavoce ha espresso sconcerto dato che «il nostro sisterma Aws è chiaramente il leader nel cloud computing mentre un esame comparato delle due offerte porta chiaramente a conclusioni diverse».
Non c’è dubbio che le anomalie nella gestione della gara sono molte e che espliciti attacchi di Trump contro Bezos (per lo strapotere della sua Amazon e perché proprietario di un giornale, il Washington Post, molto critico con la Casa Bianca) possono convincere i giudici che la gara è stata falsata per motivi politici. Del resto ad agosto Trump aveva chiesto una revisione della gara quando 12 parlamentari repubblicani gli avevano chiesto di intervenire. C’è poi il comportamento poco trasparente del ministro della Difesa, Mark Esper: prima ha preso in mano con vigore la faccenda. Poi, poco prima delle scelte finali, ha ricusato sé stesso sostenendo di non poter partecipare alle deliberazioni poiché suo figlio lavora per Ibm: una delle società in gara che, però, era stata già eliminata, insieme ad Oracle, a luglio, quando il Pentagono aveva scelto le finaliste: Amazon e Microsoft.
Ma la battaglia per Jedi è stata lunga e ricca di colpi bassi sferrati su vari fronti. Amazon, che oggi appare la società danneggiata, in passato era finita sul banco degli imputati per la sua azione di lobby assai aggressiva. Fin da una cena a Londra nel 2017, il vicepresidente di Amazon capo dell’area cloud aveva incontrato varie volte l’allora ministro della Difesa Mattis mentre Deap Ubhi, uno dei tecnologici di punta di Amazon, era andato a lavorare al Pentagono (pare proprio al progetto Jedi) salvo poi tornare nell’azienda di Bezos. Oracle, eliminata dalla gara, si era rivolta al tribunale sostenendo che la gara era truccata a favore di Amazon. Il giudice, però, le aveva dato torto, pur ammettendo che due funzionari della Difesa avevano violato i loro obblighi etici negoziando un’assunzione da parte di Amazon mentre lavoravano all’assegnazione del maxicontratto.
Il caso, insomma, potrebbe avere altri sviluppi sorprendenti. Non è nemmeno da escludere che Microsoft possa avere problemi interni, visto che gruppi di suoi dipendenti avevano detto all’azienda di non voler lavorare per i militari. Ad oggi, però, la conquista di Jedi corona la rinascita di Microsoft che, dopo qualche anno in mezzo al guado, ha ritrovato una sua identità e nuovi business a partire proprio dal cloud con la piattaforma Azure che viene rilanciata dalla commessa del Pentagono.
La nuvola, invece, si colora di nero per Amazon: sta aprendo un nuovo quartier generale alle porte di Washington convinta che, dopo quello della Cia, avrebbe conquistato il contratto del Pentagono e, poi, di altre amministrazioni federali. Arriva, invece, la battuta d’arresto mentre, secondo alcuni, la stessa Cia sta pensando di cambiare fornitore.