la Repubblica, 27 ottobre 2019
Il caso Del Ligt-Rugani
Da un po’ volevo parlare del paradosso-Rugani. Un altro rigore stupido (meno stupido di quelli che hanno cambiato le regole) di De Ligt me ne offre l’occasione. Non ho intenzione di buttare la croce addosso a De Ligt e tanto meno di considerarlo responsabile dell’1-1 di Lecce. Si vede che, a 20 anni, gioca con la preoccupazione di sbagliare, che aiuta a sbagliare. Si vede, ma si sapeva già, che gli manca una chioccia come Chiellini, e manca a tutta la Juve peraltro. Ed è certo che dopo metà campionato si vedrà un altro giocatore, non questo De Ligt che trasmette insicurezza al reparto. Il paradosso-Rugani è quello di un difensore messo sul mercato, come Dybala, Matuidi, Higuain, cessioni sfumate per l’opposizione dei tifosi (Dybala) o perché non c’era la fila per comprarli.
Curioso, perché con Sarri in panchina Rugani era diventato titolare nell’Empoli cinque anni fa, quando aveva più o meno l’età di De Ligt. Già allora lo accompagnava l’etichetta di “troppo buono”, quasi fosse un dovere, per un difensore, azzoppare gli attaccanti. A Sarri, in ogni caso, piaceva. Lo aveva chiesto quand’era a Napoli, lo aveva chiesto quand’era al Chelsea, ma senza spuntarla. Se lo ritrova alla Juve e non s’oppone alla cessione. Strano.
Ancora più strano che la titolarità di De Ligt non sia mai messa in discussione. La ragion di Stato lo vuole in campo. Può migliorare solo giocando. Per ora in bianconero il De Ligt di Amsterdam non s’è ancora visto. Si vedrà in futuro, ma adesso, spero di non scandalizzare nessuno con un altro accostamento, Kumbulla sta giocando meglio di De Ligt, ed è più giovane di sei mesi. Qualcuno dirà: c’è una bella differenza tra giocare nella Juve e giocare nel Verona. Ce n’è di maggiore nel costo: il Verona Kumbulla se l’è cresciuto in casa, zero euro. La Juve ha acquistato De Ligt dall’Ajax quando sembrava che tutte le grandi lo volessero, per 76, secondo altre fonti 78 milioni. Cui vanno aggiunti 10,5 milioni di oneri accessori, che in italiano comprensibile sarebbe l’importo della percentuale che spetta al procuratore del giocatore. È Mino Raiola, un mago della mungitura, un genio della spremitura, un re Mida del mercato. Lo dico senza ironia, anzi un po’ mi spiace che Raiola si occupi quasi esclusivamente di calciatori di rilievo. Ne è passato di tempo dalla sua prima operazione in Italia (Roy al Foggia, nel ’92). Mi spiace perché, rappresentato da lui, avrei qualche soldo in più, ma non mi lamento. Quanto a De Ligt, ha firmato un quinquennale per 8 milioni a stagione, che coi bonus possono arrivare a 12.
Ancora senza ironia, Raiola è un vero sportivo. Il suo capolavoro è sempre il prossimo, e ogni volta il compito è più difficile. Il prossimo, leggendo neanche tanto tra le righe, può essere Ibrahimovic. Ha 38 anni, nelle due stagioni a Los Angeles si accontentava di 7,5 milioni di dollari annui, un record per la Mls. Si è accomiatato dal suo pubblico con una strizzatina in zona bassa rivolta a un tifoso imbufalito per la sconfitta nel derby. Non era una novità: gesto già fatto, ai suoi tufosi, quand’era all’Inter. «Senza di me la Mls non ha più significato, così come in un Mondiale senza Ibrahimovic non c’è niente da guardare». Queste, riprese dal Giornale, le sue convinzioni. A maggior rischio sembra il Napoli, ma Ibrahimovic ha un ego molto ingombrante, De Laurentiis pure, sembra un affare molto difficile, quasi impossibile.Per questo a Raiola piace.