Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  ottobre 26 Sabato calendario

San Basilio, quartiere dimenticato e senza prospettive

L’omicidio di Luca Sacchi e il fermo di due 20enni del quartiere San Basilio a Roma ha riaperto il dibattito sulle periferie. Spesso descritte come una sorta di Suburra incontrollabile in mano alla criminalità organizzata, bande di balordi, dove ragazzi “normali” giocano a tatuarsi da ganster e a imitare i personaggi delle serie tivù. Oppure dove sono confinate sacche di povertà e degrado.

UNA NARRAZIONE STRETTA TRA CRIMINALITÀ E PIETISMO Già perché la narrazione delle periferie viaggia in genere su questi due binari della retorica: la criminalità da una parte e il pietismo dall’altra. «Da qui non si esce», dice a Lettera43.it chi nel quartiere di San Basilio è nato e ci vive. A Roma poi, negli ultimi due anni, questa narrazione non ha conosciuto sosta, alimentata prima dai talk show con i collegamenti live dalla piazza, poi dai gruppi di estrema destra e i loro picchetti ora anti-rom, ora anti-immigrati. Tanto per scaldare l’ambiente. «È un triste gioco di specchi», allarga le braccia Matteo, 27 anni, che a San Basilio abita da sempre, «in cui il giovane delle periferie o la casalinga ripetono in televisione quello che la televisione vuole sentirsi dire: slogan e frasi fatte consuete e usurate, utili soltanto a nutrire la catena di montaggio dell’informazione». 

I SOLITI LUOGHI COMUNI Matteo non vuole parlare dell’omicidio di Luca Sacchi la cui dinamica non è ancora chiara. Il poco che si sa è che i due presunti assassini sono del suo quartiere. Si sa tutto di San Basilio, però. O almeno così sembra far credere in questi giorni lo storytelling che si è messo in moto, assemblando qua e là un po’ di luoghi comuni, già utilizzati in passato per altri casi di cronache di periferia e sempre utili alla bisogna: lo spaccio, il degrado, la disgregazione sociale, la disoccupazione.

OLTRE LA SOVRAESPOSIZIONE Occorre però fare un po’ dei chiarezza. Innanzitutto, va detto che il commissariato a cui fanno riferimento alcune borgate della zona si chiama proprio San Basilio. Così se accade qualcosa a San Cleto o a Casale Tidei – chiamato la Borgatella – ricade sempre sotto San Basilio. L’aveva raccontato tempo fa anche il disegnatore Zerocalcare che in una graphic novel sui quartieri della Capitale, aveva descritto San Basilio come un fenomeno da «sovraesposizione».

L’INDOTTO DELLO SPACCIO: DALLE VEDETTE ALLA PULIZIA STRADE Sovraesposizione o meno, però lo spaccio a San Basilio c’è, inutile negarlo. Almeno il 10% degli abitanti del quartiere ci tira avanti la carretta. A usufruire dei suoi proventi però sono molti di più, spesso in maniera indiretta, un indotto. «Paradossalmente si potrebbe dire che nelle periferie come questa, l’attività criminale rappresenti una sorta di welfare, di economia del territorio», dicono gli abitanti. Oltre alle vedette che hanno il compito di lanciare avvertimenti all’arrivo di qualche “indesiderato”, polizia in primis, che vengono regolarmente stipendiate, chi gestisce lo spaccio si incarica di aiutare i parenti degli “amici in difficoltà”. Esattamente come accade a Scampia. Il loro “intervento sociale” non si ferma qui: in molti casi si occupano addirittura di tenere pulite le strade del quartiere (o almeno quelle limitrofe alle loro attività). Alcuni abitanti, scelti tra i più disagiati, vengono “assunti” per ripulire marciapiedi e parcheggi.

I BASSI TASSI DI SCOLARIZZAZIONE Di scolarizzazione non se ne parla. «Le scuole presenti sul territorio sono due materne, due elementari, una scuola media e un’altra che riaprirà a breve ma con una sola sezione», racconta sempre Matteo. I dati raccolti dal blog Mapparoma nel 2018 sull’esclusione sociale parlano chiaro. Il tasso di non completamento della scuola secondaria di primo grado sulla popolazione tra 15 e 52 anni è maggiore in varie zone intorno al Grande raccordo anulare: se a Casetta Mistica sfiora il 7,5% e all’Esquilino il 6,3% a San Basilio è al 4%. Per dare un’idea, nelle zone semicentrali o periferiche ma benestanti (da Tre Fontane a Monte Sacro Alto e Pineto o Aurelio Sud) si arriva a percentuali inferiori o pari all’1%. Il tasso dei Neet, cioè i giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano a San Basilio arriva al 14% mentre all’Eur e al Celio è poco più del 5%. Per quanto riguarda la disoccupazione, poi, i tassi sono tre volte quelli di quartieri centrali come Parioli e Prati.

LA MINI-SINDACA: «PAGHIAMO LO SCOTTO DI INVESTIMENTI NULLI» «Purtroppo nel corso degli anni gli investimenti su questo territorio sono stati inesistenti e oggi ne paghiamo lo scotto», dice la presidente del IV municipio, Roberta Della Casa. «Non nego l’esistenza di problemi nel quartiere ma come sempre fanno molto più rumore questi fatti , indubbiamente deprecabili, della tanta gente per bene che qui abita, la quale proprio per mancanza dei servizi vive in maniera ancora più stringente il senso di comunità». L’aula-bunker dove si svolgono i processi in Corte d’Assise e il vicinissimo carcere di Rebibbia non aiutano certo a rallegrare il quartiere. Del suo passato rimangono solo una lapide dedicata al 19enne Fabrizio Ceruso, militante di Autonomia operaia colpito da un proiettile durante la “battaglia di San Basilio” del 1974 contro gli sgomberi delle case popolari e la scultura della balena spiaggiata tutta colorata di via Morrovalle, una delle poche strade con esercizi commerciali. Lasciata lì, come un simbolo di questo quadrato abbandonato della Capitale.