il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2019
La città più pericolosa d’Italia è Milano
L’omicidio del 24enne Luca Sacchi avvenuto a Roma mercoledì scorso riapre un tema molto sentito: la percezione della pericolosità delle città italiane. Roma e Milano, chi vince? Diciamolo subito: Milano è la città più pericolosa d’Italia, anche perché è la città dove i reati vengono maggiormente denunciati con 228 mila denunce in un anno. L’argomento però non è affatto semplice e in molti casi si rischia di leggere in modo erroneo i numeri delle statistiche. È comunque dai numeri che bisogna partire. Quelli più aggiornati e completi stanno nell’indice della criminalità elaborato dal Sole 24 ore (pubblicato il 14 ottobre) sulla base dei dati del dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno rispetto al 2018. Delitti commessi e denunciati vengono tradotti in tassi calcolati su 100 mila abitanti.
Il calcolo è fatto sulle province, particolare rilevante visto che la provincia di Roma è molto più vasta di quella di Milano e dunque i dati relativi alla Capitale rappresentano meglio il comune rispetto a quelli di Milano. Una guida alla lettura che ci viene suggerita dal sociologo Marzio Barbagli, il quale ci aiuterà a dare un senso ai numeri. Milano, dunque, è la città più pericolosa d’Italia e Roma si piazza solo al sesto posto. Anche se questa “pericolosità” a Milano è distribuita maggiormente sulla provincia, mentre a Roma si concentra più sul territorio cittadino. Eppure nella Capitale, seguendo le cronache, almeno nell’ultimo periodo si uccide e si spara più spesso. Prima di Luca Sacchi, c’è stato il caso del proiettile vagante che ha colpito il nuotatore Manuel Bortuzzo. O l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. Insomma, ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse che l’omicidio è in Italia un reato in continuo calo (-14% rispetto al 2017). “Oggi – spiega Barbagli – abbiamo il tasso più basso di omicidi degli ultimi cinque secoli: 0,7 su 100 mila abitanti. Nel 1991 gli omicidi furono 1.900”. Nella storia poi Milano ha avuto sempre più omicidi di Roma. Nel 1984 il tasso del capoluogo lombardo era di 2,8, con Roma a 1,3. Nel 2014 Milano è scesa a 1,1 e Roma a 0,9. Il record spetta a Catania con un tasso del 16,8 calcolato nel solo 1992.
A oggi dunque non sono gli omicidi a darci il senso di pericolosità. Un “buon” reato può essere lo spaccio di droga? Secondo i dati del Sole 24 Ore, Roma conduce la classifica. “Ma quel dato – spiega Barbagli – rappresenta l’attività della polizia. Ed è più alto perché a Roma ci sono più forze dell’ordine. Non solo. Quel numero non mi dice affatto che c’è più traffico di droga a Roma rispetto a Milano”. Un ragionamento in linea peraltro con la consapevolezza da parte dell’autorità giudiziaria che Milano rappresenta oggi la maggior piazza di smercio della droga a livello europeo. Dunque, se omicidi e spaccio di droga non sono il vero termometro per misurare la pericolosità, allora quali reati? Certamente quelli di tipo “predatorio”, e dunque furti in appartamento, scippi e rapine. Qui Milano guida la classifica praticamente su quasi tutti i fronti. Stando all’ultimo Bilancio sociale presentato dalla Procura del capoluogo lombardo ogni mese sul territorio di Milano vengono presentate 1.000 denunce per furto in abitazione. Rispetto alla Capitale, a Milano ci sono molte più rapine, uno dei termometri principali della pericolosità. La città dell’Expo è seconda solo a Napoli, Roma sesta.
Spiega Barbagli: “Questi reati sono certamente un dato importante perché creano insicurezza nella popolazione, e del resto dopo l’omicidio è il reato che ha pene più alte”. Ecco allora il punto che rende Milano oggi certamente la città più pericolosa d’Italia. E se gli omicidi calano, “furti e rapine – spiega Barbagli –, soprattutto nel nord non sono mai scesi”. Dal 1984 a oggi, Milano ha avuto tassi di rapine sempre molto più alti di Roma.