Libero, 26 ottobre 2019
Il consumo di cocaina è cresciuto del 15%
Di arresti, i carabinieri romani, ne fanno ogni settimana a decine. Per spaccio, per possesso di sostanze stupefacenti. Nel calderone c’è un po’ di tutto. Eroina, marijuana, ecstasy. Ma soprattutto cocaina. La polvere bianca che sballa e che costa sempre di più, anche 33mila euro al chilo. Roba che giusto i lingotti d’oro massiccio, solo che qui si parla di panetti di schifezze che la gente si sniffa e poi chissà. Se gli va bene finisce all’ospedale, se gli va male magari pure al camposanto. Nella capitale (che è un po’ anche la capitale della droga, e non c’è proprio niente da festeggiare) l’anno scorso le forze dell’ordine hanno sequestrato 378,6 chili di coca. Settantotto in più rispetto al 2017, è un’impennata da far paura. Secondo l’Osservatorio per la legalità del Lazio, in un meno di un anno (dal luglio 2017 al giugno 2018) in tutta la regione sono stati indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze quasi mille persone: 965, per essere precisi. Significa che sono finiti nelle maglie della giustizia quasi tre sospettati al giorno. Se è un record, non ci fa onore. Torpignattara, Primavalle, Ostia. Le piazze della droga non sono mica invenzioni di una Suburra consumata dagli ascolti tv. Macché. È la quotidianità. Dalle parti di San Lorenzo la chiamano, in gergo, «la macchina» o «la pizza»: ma è sempre lei, quella stramaledetta cocaina che brucia il cervello e crea tossicodipendenza. C’è chi sostiene che il giro d’affari della droga a vario titolo, solo a Roma, valga la bellezza di cinquanta milioni all’anno. L’ultimo rapporto sulle mafie del Lazio ci dice che, a ridosso del Tevere, in media, carabinieri e polizia tolgono dal mercato nero circa sette tonnellate di sostanze illegali ogni dodici mesi. E va sempre peggio. I casi di cronaca, purtroppo, lo confermano. Le statistiche non fanno che ricordarcelo. altrove Non solo a Roma, certo. Il resto del Paese non se la passa meglio. Il consumo di cocaina è aumentato, in Italia, del 15% dal 2016 a oggi: lo certifica l’istituto per le ricerche farmacologiche Mario Negri. Se invece ci affidiamo ai dati Istat c’è da passare dalla paura allo sbigottimento: dal 2015 al 2017 i minori che hanno consumato droghe sono cresciuti del 39%, passando da essere poco meno di 28mila a 38.623. Nello stesso lasso di tempo sono quadruplicati i consumi per i baby-dipendenti. E sono raddoppiati quelli degli adulti. Un vortice che sembra non avere fine. Nell’intero Paese si conta un milione di persone dipendenti dalla cocaina, l’anno scorso a livello nazionale ne sono state sequestrate più di tre tonnellate e mezzo. Nel 2017 (ultimi dati disponibili) due italiani su dieci hanno fatto uso di sostanze illecite: la piazza nazionale della droga è la terza in Europa, dopo quelle francese e ceca. Tra le regioni in cui avvengono più sequestri ci sono il Lazio con 9.784,16 chili di sostanze repertate all’anno, la Campania con altri 10.491,25 e la Sicilia con la cifra immane di 29.164,24. «Sbagliamo l’approccio», racconta il dottore Roberto Gatti, direttore del dipartimento Dipendenze della Asst di Milano: «Ci sono molti indicatori che ci dicono che la domanda è in aumento, dovremmo chiederci come mai invece di limitarci a fare statistiche ed elencare numerini». Gatti sa bene quel che dice: ogni santissimo giorno, a Milano, le sue strutture sono alle prese con circa 4.500 persone: è una cifra da capogiro. «Oggi pensiamo ancora che la droga sia un fenomeno circoscritto», spiega l’esperto, «che riguardi solo alcune zone delle nostre città, magari periferiche. Non è così. È diventato un problema diffuso, che tocca tutte le strade e le piazze. Non dobbiamo dimenticare che le tossicodipendente colpiscono anche chi fa uso di sostanze legali. Come l’alcool, di cui non si parla mai».