Corriere della Sera, 26 ottobre 2019
La la vedova di Carlo Vanzina contro Enrico
«Mi ha fatto molto male. Per me è stato un secondo funerale. Ho rivissuto tutta una parte della mia vita che non tornerà mai più. Ma ringrazio Giampaolo Letta per aver dimostrato ancora una volta il suo affetto, peraltro ricambiato, verso mio marito decidendo di produrre il documentario di Antonello Sarno come un omaggio alla sua carriera». Lisa Melidoni è la vedova di Carlo Vanzina. Insieme hanno avuto due figlie, Isotta e Assia, di 24 e 21 anni, ma il regista è sempre stato legatissimo anche alla primogenita di Lisa, Virginie, nata dal precedente matrimonio con Jean Claude Marsan. Ieri pomeriggio non è potuta mancare alla proiezione di Carlo Vanzina. Il cinema è una cosa meravigliosa all’Auditorium Parco della Musica. Anche se le è costato molto.
Cosa le ha fatto più male?
«Il dolore che provo non è mai cambiato dall’8 luglio del 2018. Diventa ancora più grande quando guardo le mie figlie e penso che sono rimaste senza il loro papà».
E a lei cosa manca di più?
«Tutto. Eravamo talmente in simbiosi che è come se mi avessero tolto gli organi, come se fossi in una camera dove manca l’aria. Faccio degli sforzi incredibili per andare avanti, perché ho tre figlie e delle responsabilità e non posso cedere. Ma per fortuna non sono mai stata lasciata sola dalla mia famiglia e dagli amici di Carlo».
Chi sono?
«Tanti. Giovanni Malagò, Luca Montezemolo, Vincenzo Salemme, Carlo e Polissena, Frances e tante altre amiche generose e riservate che ci hanno circondato di amore. Ma non solo loro. A me fa un immenso piacere sperimentare ogni giorno l’affetto delle persone comuni, il giornalaio, la cassiera, gli sconosciuti che mi fermano per strada per dirmi che grande perdita sia stata la scomparsa di Carlo. Sono le risposte a quelle righe non veritiere scritte su mio marito».
A cosa si riferisce?
«Carlo era una persona talmente riservata che mai avrebbe voluto che la sua intimità nella sofferenza e nel dolore finisse alla mercé di tutti. Così come non meritava di essere raccontato come un uomo inseguito dal fisco, lui che ha fatto più di sessanta film e che ci ha lasciati in totale serenità economica».
Sta parlando di quello che ha scritto suo cognato Enrico nel libro «Mio fratello Carlo» pubblicato a settembre con HarperCollins?
«Io Enrico non lo commento, si commenta da solo e la gente che ci conosce ha capito tutto».
Ma non avete avuto occasioni per incontrarvi e chiarirvi?
«No. E comunque noi non ci siamo mai frequentati con Enrico, mai fatto un compleanno di Carlo o delle mie figlie con lui, mai un Natale o un pranzo o una cena».
Enrico e Carlo, però, lavoravano insieme.
«Sì, appunto. Era solo una frequentazione professionale. E poi si vedevano da Malagò per guardare la partita della Roma. Carlo era un tifoso sfegatato, innamorato di Totti. Quando la Roma perdeva mi dovevo sorbire un’ora di umore nero».
Suo marito le parlava mai dei film ai quali stava lavorando?
«Certo, mi chiedeva sempre, anzi io ero la musa ispiratrice più che bacchettatrice».
Quale film ha amato di più?
«Io ho adorato Il pranzo della domenica, perché è biografico sulla mia famiglia, che ormai Carlo considerava la sua. I miei genitori erano diventati i suoi genitori».
Cosa vi piaceva fare insieme?
«Andare al cinema e comprare i popcorn, più di qualsiasi viaggio».
Dove vi eravate conosciuti?
«A Montecarlo, al compleanno di Rocky Agusta, il 20 ottobre 1987. Eravamo seduti vicini e non mi ha più lasciata. Anche se prima di fidanzarci ci sono state lunghe telefonate tra Roma e Montecarlo, io sono all’antica. Ci siamo fidanzati il febbraio successivo a Cortina, dove abbiamo concepito tutte e due le bambine. Ormai non voglio più tornare lassù».
Qual è il regalo più bello che le ha fatto suo marito?
«I cani trovati per strada. Maria Golia, Aldo Moro, detto Willie, Didolina , Lucianina, Snowie e John John Kennedy detto Jojo. Tre sono morti di dolore per Carlo».
Se potesse trascorrere un’ultima ora con lui cosa gli direbbe?
«Mi prenderei tutto il suo tumore». E piange.
È mai andata a trovarlo in cimitero?
«Carlo è nel cimitero di Prima Porta, dove sono anche i suoi genitori. Non ci vado, non ci riesco. Preferisco pensare che sia partito per girare un film».