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 2019  ottobre 26 Sabato calendario

Inghilterra, la disperazione dal camion

L’ultimo messaggio racconta la fine della speranza a bordo del camion maledetto: «Mamma, non respiro. Questo mio viaggio è finito male. Sto morendo, ti voglio bene». È stato inviato da una giovane vietnamita alla famiglia, lontana più di diecimila chilometri. Pham Thi Tra My, 26 anni – racconta la Bbc — ha digitato queste poche parole martedì scorso e ora il fratello, avendo perso i contatti con la ragazza, si è convinto che Pham Thi sia tra i 39 migranti ritrovati poi morti all’interno di un camion refrigerato. 
Le autorità avevano parlato di cittadini cinesi. Ma sono almeno tre le famiglie vietnamite disperate perché non hanno più sentito i loro cari e temono il peggio. Intanto, proseguono nell’Essex le indagini per stabilire l’esatta causa della strage – asfissia o assideramento? – e nomi e provenienza di tutte le vittime. Mentre la polizia, dopo aver fermato l’autista nordirlandese, Mo Robinson, ha effettuato altri tre arresti, Joanna e Thomas Maher, una coppia sospettata di essere al centro del traffico di esseri umani, e un 48enne. 
Ma come si è arrivati a una simile tragedia? Come è stato possibile il ripetersi di un dramma che già nel 2000, e sempre in Gran Bretagna, aveva provocato 58 vittime, tutti migranti morti a bordo di un camion a Dover? In queste ore il rimpallo di accuse e responsabilità tra Londra e Pechino ha raggiunto toni molti alti. «Un simile disastro umanitario è avvenuto sotto gli occhi dei britannici e degli europei – si legge in un editoriale del Global Times, «voce» del governo cinese —. È chiaro che la Gran Bretagna e altri Paesi europei non hanno adempiuto alla loro responsabilità per proteggere queste persone da una tale morte». E il Quotidiano del Popolo: «Auspichiamo che la Gran Bretagna e i Paesi europei mettano in atto i loro impegni verso i diritti umani e facciano i dovuti sforzi perché ai cinesi vengano evitati questi abusi e la morte improvvisa».  
Dichiarazioni cui è seguito l’oscuramento della Cnn, «colpevole» di diffondere notizie sgradite sul caso. Mentre Londra rimbalza le accuse, mettendo in evidenza come in Cina esistano mafie e associazioni criminali che si arricchiscono proprio sul traffico di esseri umani verso i «paradisi» dell’Occidente. Fatto sta che i 39 poveretti (31 uomini e otto donne) quando hanno accettato di salire sul quel camion – alcuni in Bulgaria, altri dopo soste altrove – mai avrebbero creduto di fare la fin dei topi. Ma, e qui sta lo spaventoso cinismo dei criminali che hanno ideato il piano per superare i controlli, il loro destino era segnato in partenza. Perché? In Gran Bretagna, per arginare il fenomeno, i camion che arrivano dal Continente vengono esaminati con strumenti capaci di rilevare il calore corporeo attraverso le pareti. Stipare i 39 in un rimorchio frigorifero (capace di arrivare a -25 gradi) ha «accecato» i rilevatori. E condannato i migranti convinti di essere al termine di un viaggio durato anche un mese e cominciato nel Sud-Est della Cina, dopo il pagamento di somme ingenti ai «passatori» locali, chiamati in mandarino shetou (teste di serpente). Che hanno una rete di cellule, presenti in quasi 60 nazioni. Non solo accompagnano i gruppi ma sono anche in grado di fornire documenti falsi. Non di rado creano strutture in Paesi terzi (Italia, Spagna, Belgio, Paesi asiatici e latino-americani) per favorire il transito oppure accogliere gruppi in attesa del momento migliore. 
Le loro rotte sono infinite e mutano spesso. Sfruttano tutti quei Paesi dove è possibile arrivare con visto turistico. Non pochi cinesi viaggiano in aereo. Raggiungono destinazioni-trampolino e poi proseguono in modo più avventuroso. Celebre è Sorella Ping, capomafia che fece arenare una nave piena di migranti, la Golden Venture, vicino a New York nell’ottobre 1993. Erano 286. Azione clamorosa a dimostrazione delle sue capacità. Che vengono ben retribuite: i migranti versano dai 7 ai 20 mila euro per raggiungere la Gran Bretagna, il doppio o il triplo per arrivare negli Usa. Chi non li ha parte a debito, per poi saldare il dovuto al racket diventando semi-schiavo. 
In numerosi rapporti ufficiali Usa Pechino è accusata di non agire con risolutezza, sarebbero pochi i casi perseguiti. Sorella Ping è morta in un carcere americano.