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 2019  ottobre 25 Venerdì calendario

La rivolta di Hong Kong è colpa di questo assassino

nche i cattivi hanno le loro buone ragioni. Prendete il caso di Hong Kong: il governo locale, asservito fin che volete al partito comunista cinese, aveva provato cinque mesi fa a colmare un evidente vuoto legislativo. Perché tra la ex colonia britannica e la nuova madrepatria cinese manca un trattato di estradizione. Chi commette un crimine sull’isola e fugge non può essere portato indietro e viceversa. Il caso che ha convinto l’esecutivo di Hong Kong a risolvere la questione è stato un omicidio. Nel febbraio 2018 Chan Tong-kai, 20 anni, confessò l’uccisione della fidanzata Poon Hiu-wing – 19 anni, incinta di 15 settimane. Il delitto fu consumato durante una vacanza a Taiwan: Chan poi se ne tornò a casa e lì, nel marzo successivo, venne arrestato. Qui inizia un enorme pasticcio giudiziario-diplomatico: Taiwan è un Paese de facto indipendente ma de iure non riconosciuto se non da un pugno di nazioni al mondo. Soprattutto, la Cina comunista la considera nient’altro che una provincia ribelle che prima o poi tornerà a far parte del Dragone. Quindi le autorità di Hong Kong, autonome ma ormai nell’orbita di Pechino, non possono rispedire Chan a Taiwan, perché così facendo riconoscerebbero l’isola come entità indipendente. Il ragazzo, reo confesso, resta in carcere per un po’ ma la giustizia della ex colonia britannica non lo può condannare in assenza di prove che solo Taiwan può fornire. A un certo punto viene incriminato e poi riconosciuto colpevole del furto della carta di credito della fidanzata. Per quel crimine si fa 19 mesi di carcere: è uscito dalla prigione di Pik Uk due giorni fa, mercoledì 23 ottobre. È un uomo libero. Per fortuna, in cella si è pentito del suo delitto e, grazie a un sacerdote anglicano, ha chiesto perdono alla famiglia della vittima e si è detto disposto a consegnarsi alle autorità di Taiwan. altri problemi Tutto bene dunque? Non proprio, perché anche Taiwan ha le sue peculiarità. Innanzi tutto c’è una componente nazionalista ancora forte sull’isola che condivide l’idea secondo cui prima o poi la Cina tornerà a essere unificata, tanto che la capitale di Taiwan è solo temporaneamente Taipei, sede del governo, mentre la vera capitale è Nanchino, in Cina, la vecchia metropoli di Sun Yat-sen e di Chiang Kai-shek. Le autorità dell’isola chiedono che il reo confesso venga preso in consegna da suoi agenti. Cosa che, come abbiamo visto, è impossibile per cinesi e hongkonghesi. Al momento, Chan l’ha sfangata alla grande, anche se i migliori giuristi delle due parti si stanno ancora scervellando per trovare una soluzione al rompicapo. Nel frattempo però è capitato di tutto. Il caso Chan è diventato esemplare della situazione di vuoto normativo e il governo di Hong Kong, guidato dalla signora Carrie Lam, ne ha approfittato per far passare una legge che facilitasse l’estradizione da e verso la Cina. Non che il regime si faccia tanti problemi: ogni tanto qualcuno sparisce – milionari corrotti o librai troppo democratici – e dopo un po’ rispunta in un carcere cinese. Ma le associazioni per la democrazia e i diritti umani, che già avevano dato prova della loro forza durante la Rivoluzione degli ombrelli del 2014, hanno risposto con la mobilitazione delle piazze. Il resto è la cronaca di questi mesi di scontri con un bilacio provvisiorio di oltre 2mila feriti e 2.370 arresti, per tacere di una decina di persone che si sono tolte la vita come forma di estrema protesta. Una protesta però efficace: nelle stesse ore in cui Chan lasciava la sua cella, il parlamento di Hong Kong ritirava formalmente la proposta di legge sull’estradizione. Per Carrie Lam è stato uno smacco che ha segnato a quanto si dice la sua carriera. lam defenestrata Secondo il Financial Times, il presidente cinese Xi Jinping ne ha piene le tasche della debole signora e avrebbe già deciso di sostituitrla con un laeder ad interim fino alle elezioni del 2022. I nomi che circolano come reggenti sono quelli dell’ex presidente della Hong Kong Monetary Authority, Norman Chan, e del figlio dell’industrale del tessile Henry Tang. Da Pechno hanno smentito la ricostruzione del quotidiano finanziario londinese, ma è un fatto che il futuro per Carrie Lam non sia roseo. In un certo senso è la seconda donna vittima di Chan Tong-kai.