Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  ottobre 25 Venerdì calendario

Diritto & Rovescio

Dopo otto anni, Mario Draghi lascia la guida della Banca centrale europea (Bce). Anche se non mancano le critiche espresse dai soliti tedeschi che sono inguaribilmente sparagnini, il mondo anglo-americano (dal Wall Street Journal al Financial Times) gli tesse elogi imbarazzanti, tanto sono espliciti e concordi. Il quotidiano francese Le Monde titola in prima pagina, definendolo come «colui che ha salvato l’euro». Di solito, ai banchieri centrali non si attribuiscono dei nomignoli ma Draghi costituì un’eccezione: gli fu affibbiato quello di «Super Mario». In effetti senza il suo Qe (che, quando lo propose, sembrava una sigla esoterica) l’Europa sarebbe capottata. Draghi ha avuto il merito di elaborarlo e di applicarlo mentre molti ambienti, che adesso fanno finta di niente, gli remavano contro anche perché, bisogna pur dirlo, era un italiano. E invece Draghi ha difeso gli interessi e il futuro dell’Europa intera. Ed ora la si vede chiaramente.