Avvenire, 25 ottobre 2019
Nel mondo 300 milioni rischiano perché cristiani
I cristiani oggi sono perseguitati più che mai. Nel mondo 300 milioni di persone rischiano ancora la vita per la loro fede in Cristo. In almeno 20 Paesi il cristianesimo è osteggiato e colpito, in una fascia che si estende a partire da Ovest, con i Paesi dell’Africa subsahariana, passa per le regioni del Medio Oriente fino ad arrivare ai paesi dell’Est e del Sud Est asiatico. Una geografia del martirio che Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) tiene costantemente sotto osservazione. E il rapporto 2019 si intitola proprio Perseguitati più che mai. «L’asse del fondamentalismo islamico si sposta sempre più dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale e orientale», è l’allarme del direttore di Acs, Alessandro Monteduro.
Aiuto alla Chiesa che soffre pubblica ogni due anni una ricerca sulla libertà di religione negata. Tra un’edizione e l’altra diffonde un focus specifico sulla persecuzione anticristiana, presentato ieri nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, che su impulso di Giovanni Paolo II custodisce la memoria dei nuovi martiri del XX e XXI secolo, con oggetti appartenuti ai testimoni della fede. Ieri sera San Bartolomeo è stata illuminata di rosso, fino a mezzanotte, in ricordo del sangue versato dai cristiani.
Nel periodo in esame, 20172019, la situazione dunque è tutt’altro che migliorata. La lista dei Paesi pericolosi per i cristiani comprende anche Camerun, Burkina Faso e Sri Lanka. È in Asia meridionale e orientale infatti che negli ultimi due anni si sono verificati gli attacchi anticristiani più eclatanti: nello Sri Lanka nel giorno di Pasqua sono state uccise 258 persone.
Anche in Africa sempre più formazioni jihadiste colpiscono i cristiani. Dei 18 sacerdoti e una suora uccisi nelmondo nel 2019, ben 15 sono stati assassinati in Africa, di cui 3 in Burkina Faso. E don Joel Yougbare è stato rapito il 17 marzo.
Resta grave la situazione mediorientale, nonostante la sconfitta militare del Daesh. In Iraq i cristiani sono crollati da 1,5 milioni prima del 2001 a 150 mila. In Siria prima dell’inizio della guerra nel 2011 i cristiani erano circa 1,5 milioni, mentre a metà del 2017 erano stimati in meno di 500 mila. Ancora a luglio 2019 il Daesh ha fatto esplodere una bomba all’esterno di una chiesa di Qamishli. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, segnala «il tentativo di “curdizzazione”» in aree della Siria settentrionali «con la chiusura di alcune scuole cristiane e il tentativo di eliminare la presenza cristiana».In Iran è ancora in carcere il pastore Youcef Nadarkhani, condannato a morte nel 2009 per apostasia, poi assolto per le pressioni internazionali. Nel 2018 altri 142 cristiani sono stati arrestati con l’accusa di far parte di «una setta di sionisti» che cercava di «indebolire l’Iran e la Repubblica islamica». Migliora la situazione in Egitto, dove la diminuzione degli attacchi fondamentalisti sembra dovuta alla dura azione di contrasto del presidente al-Sisi. In Arabia Saudita, nonostante timidi segnali di apertura, la conversione dall’islam è ancora perseguita con la pena capitale.