la Repubblica, 25 ottobre 2019
Ecco chi conta di più su Facebook
Che cos’hanno in comune un medico virologo (Roberto Burioni), una campionessa sportiva (Bebe Vio), un cantante (Gianni Morandi), un’estetista (Cristina Fogazzi), una onlus (Refugees Welcome) e una multinazionale (Danone)? Se siete frequentatori di Facebook, forse un indizio ce l’avete: questi nomi dovrebbero aver fatto capolino più di una volta sulla vostra timeline. Appartengono a una lista di 50 profili, stilata da Forbes (sul numero del 29 ottobre), che sono riusciti ad avere un impatto “reale” (di vita, attività, business) attraverso il volano “virtuale” della piattaforma social più usata al mondo. La classifica, suddivisa in 5 categorie (multinazionali, Pmi, community, personaggi famosi e game changer ) è stata realizzata in occasione del decimo compleanno di Facebook Italia, divisione locale (con sede a Milano) dell’azienda fondata e gestita a Menlo Park, in California, da Mark Zuckerberg.
Del resto ci sarà un motivo se oltre la metà degli italiani, pur maledicendo Facebook per svariati motivi – molti dei quali giustificati – alla fine vi trascorre la maggior parte del proprio tempo online; se 12 milioni di persone nel nostro Paese sono collegate a un’organizzazione no profit attraverso Facebook; se 330 milioni di persone nel mondo hanno “amici” italiani su Facebook. La risposta, alla fine, è che Facebook è utile: ci aiuta a stare in contatto con amici mai visti o persi di vista, a informarci, a divertirci, a gestire un business o un’attività di volontariato.
Su Facebook nascono e muoiono amori, si incontrano opportunità di lavoro, si costruiscono carriere e anche fortune politiche. E non è un caso che Forbesabbia escluso la categoria dei politici: argomento troppo controverso quello del consenso online e dei metodi usati per ottenerlo o consolidarlo, ma esempio di quanto impatto possa essere veicolato attraverso la piattaforma blu.
La storia di Burioni la conoscono tutti: da quando, sconosciuto ma tenace medico virologo, ha cominciato a “blastare” – cioè stroncare a brutto muso con commenti senza possibilità di replica – il crescente movimento dei no-vax, è diventato un idolo di comunità social sempre più estese, fino a incarnare l’emblema della “dittatura della scienza” che non ammette ignoranza. Ora Burioni ha una base di fan che affolla le sue conferenze, compra i suoi libri, diffonde il suo verbo online, al punto che – si dice – Matteo Renzi lo avrebbe voluto come ministro in suo ipotetico “governo dei competenti”. Tutto grazie a Facebook. Meno nota è la storia di Cristina Fogazzi, che su Fb è “estetista cinica” ed è partita dai qui per poi fondare una startup e un marchio di prodotti per la cura della pelle, VeraLab, dal gioco al business.
Poi ci sono le star un po’ appannate che si reinventano un’immagine rivelando sul social un lato inaspettato di sé, come Gianni Morandi, diventato un caso di studio insieme alla fedele fotografa (e moglie) Anna; le community come Recup, che organizzano attività solidali (in questo caso il recupero di scarti alimentari dai supermercati) esportando il modello in tutta Italia; le piccole aziende come eFarma (che dal 2012 sviluppa il canale di acquisto digitale dei farmaci e ora ha più di 60 mila prodotti ); o le multinazionali come Danone, che nel 2015 ha chiesto su Facebook agli utenti quale gusto preferissero di un loro famoso budino e nel 2019 ha lanciato una chatbot, cioè una messaggeria automatica, per rispondere agli utilizzatori del proprio prodotto anti-colesterolo. «Ogni giorno – racconta a Forbes Luca Colombo, country director di Facebook Italia – incontriamo aziende, personaggi famosi, ong e la conversazione termina sempre con una semplice domanda: Come possiamo darti una mano?».
Certo, poi c’è il lato oscuro: gli algoritmi poco trasparenti, i dati degli utenti profilati e riutilizzati, l’odio online, la moderazione dei contenuti, le interferenze dei troll per condizionare le democrazie: tutti problemi che la società di “Zuck” sa di dover affrontare, soprattutto ora che ha deciso di lanciarsi nell’avventura di Libra, la criptovaluta targata Fb. Se fosse un adolescente – e la sua età anagrafica dice che lo è – potremmo dire che il giovane Facebook sconta le difficoltà di uno sviluppo precoce. Ma, in questo decennio trascorso a tutta velocità, la lista di quelli che devono dirgli grazie è molto più lunga della classifica di Forbes.