ItaliaOggi, 24 ottobre 2019
Periscopio
La fedeltà è la virtù dei cani. Vittorio Sgarbi (Alessandro Gnocchi). Il Giornale.I Paesi mediorientali erano dei luoghi magici. Vederli tagliati dalla nostra vita e vederli distrutti fa molto male, è veramente terribile. Per fortuna non hanno distrutto le rovine romane, ma tutto il resto è andato. Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.
Pensavo di conoscere l’Italia, di sapere come era fatta, finché non sono andato a Napoli: i semafori sono solo decorazioni, è tutto diverso! La amo! John Peter Sloan, docente di lingua inglese (Elvira Serra). Corsera.
I posti migliori che occupai mi furono offerti senza che io li domandassi. Giuseppe Prezzolini, L’italiano inutile. Rusconi libri, 1994.
Intanto gli anni se ne sono andati, uno dietro l’altro, e con gli anni non si scherza: c’è poco da ridere. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
I professori rischiano la persecuzione legale, quando non la violenza fisica, del ragazzo o anche dei genitori, per una punizione o un cattivo voto. Professori che, a loro volta, sono indifesi, sottopagati, privati del rispetto della società, sono spesso demotivati nel loro compito. Silvia Ronchey. la Repubblica.
Si sa già che la difesa dell’avvocato degli italiani è giuridicamente debole. La missione segreta di Barr in Italia, dirà presumibilmente il premier, era nella sua veste di procuratore generale e non in qualità di ministro Usa. Tuttavia, per salvarsi politicamente, Conte sa già che dovrà allontanare Vecchione dal Dis, magari promettendogli, come sembra, la prefettura di Napoli. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Trasformismo significa passare, per opportunità o calcolo, da una collocazione politica a un’altra, trapiantarsi altrove. Oggi non vi è alcuna radice. I politici si collocano in uno spazio sostanzialmente omogeneo in tutti i suoi punti, e giustamente perciò l’opinione pubblica non avverte nulla di scandaloso nelle loro giravolte. Massimo Cacciari, filosofo. L’Espresso.
La democrazia plebiscitaria è una forma di governo che assegna un ruolo trascurabile ai partiti e concentra il potere nelle mani di un capo. È una semplificazione ma rende l’idea. Perché chiamarla ancora democrazia? È Max Weber a fornirci la prima definizione efficace. Per distinguerla da forme dittatoriali come il cesarismo o il bonapartismo. La democrazia plebiscitaria non prevede la presa del potere per via militare. Fulco Lanchester, costituzionalista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Rispetto al Conte di quest’estate, oggi il premier è quasi irriconoscibile. Nelle settimane in cui respingeva l’assalto da Salvini, i suoi lineamenti esprimevano forza, serenità e perfino un certo distacco. Il 20 agosto, al Senato, mentre il leghista cercava di affastellare argomenti per attaccarlo, il professor Conte replicava, appunto, da professore: serafico e autorevole, con quel linguaggio dotto e un po’ desueto da signore del Sud. Adesso invece il suo volto è tirato; la risposta è piccata; perfino paiono più radi i capelli, così sempre ben pettinati. È lo stress. Michele Brambilla. QN, Quotidiano nazionale.
Sembriamo condannati a morire di politicamente corretto. Parole vietate, ecologismo, quote rosa, accoglienza. Poi, di colpo, da chi meno te l’aspetti, arriva, liberatorio, lo sgarro. L’ha fatto l’Accademia di Svezia assegnando il Nobel letterario all’austriaco Peter Handke, autentico ribelle. Che quelli del Nobel siano parrucconi patentati, non ci piove. Più allineati di loro ai valori onusiani e universalisti non c’è nessuno. Nel 2018, annullarono il premio letterario per autopunirsi da una bagatella di palpeggiamenti non graditi. Un tale, Jean Claude Arnault, marsigliese naturalizzato svedese, fu incolpato da 18 donne di attenzioni non gradite. Al coro si unì la principessina reale, Vittoria di Svezia, che denunciò di avere ricevuto dal satiro una pacca sul sedere. Giancarlo Perna. LaVerità.
Roma alimenta anche cronache zoologiche di questo tipo: scrofa uccide un uomo di 50 anni, a Corcolle, periferia sudest; a Ottavia, periferia Nord, i lupi sbranano due pecore; branchi di cinghiali avvistati nei vicoli di Trastevere; in via Ostiense, un motociclista muore schiantandosi contro un cavallo; volpe in piazza Cavour; nel quartiere di Bravetta, un toro a passeggio tra i negozi; un pitone attraversa, indisturbato, via Cipro. Fabrizio Roncone. Corsera.
Questo tempo di pace è segnato da rivolte di piazza, guerriglie negli stadi, aggressività. Che la guerra fosse un grande evento regolatore? Lo è sempre stato. Nell’Ottocento ci furono tre guerre d’indipendenza, nel Novecento due guerre mondiali. Siamo ormai alla terza generazione che non ha conosciuto questo male assoluto. Ma non vi è dubbio che periodi prolungati di pace inducono a una lassitudine nei comportamenti. Le sofferenze psicologiche hanno soppiantato quelle fisiche, come potevano essere la fame e le malattie. Quanta gente c’è in giro che se la mena senza un perché? Spesso sono costretto a dire ai miei pazienti: ma scusi, questi sono problemi, secondo lei? Umberto Galimberti (Stefano Lorenzetto). Corsera.
La creatività è un miracolo condiviso. Di solito c’è un padre, una madre, nel mio caso è stato un fratello maggiore, che ti incoraggia. Creare, diceva Marguerite Yourcenar, è come guardare nel buio: all’inizio non vedi niente. Dopo un primo periodo, con un po’ di ostinazione e resistenza, Renzo Piano, architetto (Anai Ginori). la Repubblica.
In noi tedeschi resta la tendenza ad assolutizzare la nostra morale soggettiva. Facciamo fatica a entrare nei panni dell’altro, a provare empatia per altri popoli. Lo si è visto anche con la recente crisi migratoria: non sono in alcun modo un fan di Viktor Orbán e della sua retorica antimusulmana, ma in Germania nessuno ricorda che gli ungheresi hanno subito secoli di dominazione turca, e che in Ungheria la lotta per la libertà si è sempre identificata con la difesa della nazione. Klaus Bergdolt, storico, già direttore del Centro di studi tedeschi di Venezia. il venerdì de la Repubblica.
Tutti i vecchi pesano alla morte. Ci pesano sempre e ne hanno paura. E meglio stanno fisicamente, in quel momento, e più ne hanno para. Vedo ogni tanto in tv, a Sottovoce, certi vecchi babbioni che, alla classica domanda di Marzulli: «Ha pura della morte?», rispondo che no, la cosa gli è indifferente. Ma va là. Da questi spregiatori della morte c’è sempre da attendersi il peggio. Massimo Fini, Ragazzo – Storia di una vecchiaia. Marsilio, 2007.
Laura Boldrini: la littorina rossa. Roberto Gervaso. Il Giornale.