ItaliaOggi, 24 ottobre 2019
Roosevelt si comportò da Salvini: nel 1939 chiuse i porti Usa a un piroscafo che trasportava 939 ebrei in fuga da Hitler
I tedeschi si chiedono «come è possibile?», dopo l’attentato di due settimane fa alla sinagoga di Halle, che ha provocato due vittime, ma solo per caso non è avvenuta una strage. E in varie manifestazioni si ripete Nie wieder, mai più gli ebrei dovrebbero temere per la vita in Germania. Lunedì sull’Ard, il primo canale televisivo pubblico, è andato in onda un Dokudrama, un collage tra sequenze storiche e ricostruzioni con attori, in cui i tedeschi sono maestri, della drammatica crociera del St. Louis, con 939 ebrei a bordo, da Amburgo a Cuba. Era in programma da tempo, ma è giunto al momento giusto, anche se forse andava accompagnato da una discussione e da una spiegazione. Il titolo è Die Ungewollten, gli indesiderati, molto più preciso del film La nave dei dannati (1976), con attori di successo, da Max Von Sydow, il capitano, Faye Dunaway, Oscar Werner, Julie Harris, Maria Schell, James Mason, e Oscar Welles. Un romanzone.Il St. Louis, un piroscafo della Hapag (17.600 tonnellate), parte da Amburgo il 13 maggio del ’39, alla guerra mancano pochi mesi, molti dei passeggeri sono stati liberati dai Lager. Hanno pagato 150 dollari il visto per L’Avana, dove pensano di restare in attesa del previsto visto per gli Usa. Una grande spesa, insieme con il biglietto, per una famiglia. Il capitano Gustav Schröder, 54 anni, sembra un uomo sicuro. Si è iscritto al partito nazista fin dal 1933. Per opportunismo o per convinzione? Ha un figlio handicappato, forse teme per lui. È un nazista, e ricattabile. La storia dovrebbe essere nota. Cuba rifiuta lo sbarco. I visti non sarebbero validi: il ministro del turismo si è intascato i marchi versati dagli ebrei. O è un pretesto. Il St. Louis è obbligato a lasciare il porto. Il ritorno ad Amburgo equivale a una condanna a morte.
Schröder non obbedisce agli ordini. Fa rotta verso Miami, ma il presidente Roosevelt rifiuta di accogliere gli ebrei. Teme per le elezioni: l’83% degli americani è contrario, i disoccupati sono 13 milioni. Anche il Canada nega lo sbarco. A bordo un passeggero si uccide, gli ebrei minacciano di ammutinarsi, o di compiere un suicidio di massa. Parte dell’equipaggio è contrario alle decisioni di Schröder. Il commissario di bordo è un uomo della Gestapo. Infine, l’apparente lieto fine. Si può sbarcare a Anversa, il 17 giugno, gli ebrei vengono distribuiti tra Belgio, Francia, Olanda e Gran Bretagna. Ma un terzo finirà durante la guerra nelle mani dei nazisti e morirà a Auschwitz. Schröder ha rischiato, l’Hapag lo licenzia, ma non verrà perseguito. Forse tutto era previsto fin dall’inizio, una messa in scena di Goebbels: «Vedete? Ci accusate di non volere gli ebrei, ma neanche voi li accogliete».
Schröder è morto nel 1959, e nel 1993 fu nominato da Israele tra i Giusti tra le nazioni, che vengono ricordati a Yad Vashem a Gerusalemme. Non era un eroe come lo rappresenta Max Von Sydow, ma un uomo preso dai dubbi, lasciato solo a decidere. Nel 1949 descrive in un libro, Senza patria in alto mare, quel che avvenne sul St. Louis. Un capitano è responsabile per i suoi passeggeri, è la sua apparente semplice spiegazione. Corse un grave rischio, per sé e la sua famiglia. Quando molti anni dopo, i nipoti gli chiesero di parlare di quel viaggio, dopo un paio di frasi, si interruppe e lasciò la stanza.
Temo che non tutti gli spettatori lunedì, abbiano capito fino in fondo il film dell’Ard, quel che avvenne 80 anni fa, e fatto un confronto con quanto succede oggi. È facile equivocare, anche perché assurdamente si continua a paragonare il destino degli ebrei durante il III Reich con i profughi che attraversano il Mediterraneo verso Lampedusa. Halle ha fatto all’improvviso scoprire che l’antisemitismo non è scomparso, in Germania e in Europa. Le condanne dei politici e le fiaccolate di protesta non bastano. E neppure un bel film alla Tv.