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 2019  ottobre 24 Giovedì calendario

Campioni di videogame a 70 anni

Non era un Paese per vecchi, almeno fino a poco fa. Da quando gli svedesi Silver Snipers, i "Cecchini d’Argento", hanno prima vinto il torneo Battle of the Nordics e poi il Dream-Hack nel videogame online Counter Strike: Global Offensive (Cs:Go), le cose sembrano aver preso un’altra piega. L’età media del gruppo è di 71 anni, non esattamente quella che ci si aspetterebbe per dei giocatori di professione che si affrontano a colpi di Kalashnikov nei panni di membri delle forze speciali. L’eSport, le competizioni agonistiche combattute nelle arene digitali, sono da sempre terreno esclusivo di altre generazioni. Sopra i cinquanta anni sei un diverso, superati i sessanta un alieno. Loro, i Silver Snipers, li hanno scelti proprio per questo: catturare l’attenzione. Sponsorizzati dalla Lenovo dal 2017, sembravano una buona operazione di marketing finché non hanno iniziato a dire la loro battendo avversari. E così ora in Scandinavia di gamer ultrasessantenni che vogliono farsi valere ce ne sono diversi.
Öivind "Windy" Toverud e Abbe "BirDie" Drakborg, 76 anni entrambi, Inger "Trigger Finger" Grotteblad di 67, Wanja "Knitting Knight" Godänge e Baltasar "El Niño" Aguirre di 65. Ecco chi sono i Cecchini d’Argento. Nonni e padri con un passato, che per alcuni si estende al presente, nella finanza, nel marketing, nell’arte. Poi però si vedono due volte al mese e si allenano, passando circa quindici ore a settimana a far pratica online da casa propria, come specifica Inger Grotteblad.
«Mio figlio ha cominciato con Cs:Go circa 20 anni fa», racconta il più forte dei cinque, Baltasar Aguirre. «Ho iniziato con lui perché volevo condividere i suoi interessi. È la curiosità che mi ha portato ai videogame. Penso che nonni e genitori debbano saper conoscere i propri nipoti e figli, iniziando dalle loro passioni e dai loro hobby».
Forse era inevitabile che accadesse. Alcuni dei più grandi game designer, come il "padre" di Super Mario Shigeru Miyamoto, si avvicinano alla pensione. E negli studi di sviluppo, prima frequentati solo da ventenni con l’orizzonte culturale incatenato a Guerre stellari e
Il signore degli anelli , il personale è cresciuto, ha messo su famiglia, ha cominciato timidamente ad introdurre nei giochi tematiche più adulte. E poi in nord Europa i videogame online sono un fenomeno di massa, da più di venti anni a quelle latitudini si gioca ad alti livelli. Ne sanno qualcosa oltreoceano.Nel 2001 le star americane di Quake , celebrità del calibro di Jonathan "Fatality" Wendel che già guadagnavano decine di migliaia di dollari, sfidarono i nord europei in un match a squadre. Sulla carta non avrebbe dovuto esserci partita, ne uscirono invece con le ossa rotte perché gli altri non si erano affidati alla tecnica individuale ma al gioco di squadra. Come i Silver Snipers.
«È una leggenda che dopo una certa età non puoi più competere», racconta Alessandro "Stermy" Avallone, 32 anni, il pro gamer italiano più premiato in assoluto e oggi a capo della FaceIt, piattaforma per tornei online. «Perdi un po’ nei riflessi, ma hai molta più esperienza. E quella conta. Se si getta la spugna è perché viene meno la motivazione ad allenarsi. Guadagnare fino a mantenersi con i videogame, specialmente in Italia, non è facile». Ma una volta in pensione vien voglia di provarci, a quanto pare.
Il giro di affari dell’eSport nel mondo supera il miliardo di dollari e cresce a vista d’occhio. Può sembrare una gran cifra ma non lo è: l’industria dei videogame nel suo complesso è cento volte più ricca. Da noi poi i numeri sono molto bassi anche se qualcosa, sul piano mediatico, sta cambiando. Tanto che la Figc s’è messa in testa di formare una nazionale italiana di calcio digitale, convinta che sia un palcoscenico interessante. «All’inizio mia moglie non approvava affatto», confessa un altro Silver Sniper, Öivind Toverud. «Ma da quando ha visto quanto siamo popolari non fa altro che spingermi ad allenarmi».
Se si fa un giro su YouTube ci si può imbattere nel canale tedesco Senioren Zocken , dove dei settantenni provano da Fortnite a Grand Theft Auto . Mezzo milione gli iscritti. Chissà, magari diventa una tendenza se l’algoritmo di Google li aiuta.
«La partita più divertente? Quella alla Games Week di Parigi dove le abbiamo suonate a un team di giovanissimi », conclude Inger Grotteblad. Ma di media sono più le sconfitte che le vittorie. Con qualche memorabile eccezione.