il Fatto Quotidiano, 23 ottobre 2019
Vitalizio, sono 10 i condannati senza assegno
Finora le vittime sono pochine. Dal 2015 quando l’allora presidente del Senato Piero Grasso decise di revocare il vitalizio ai condannati per reati di particolare gravità (con pene superiori a due anni) i casi arrivano appena a 10.
Gli ultimi a perderlo sono stati Roberto Formigoni condannato in via definitiva a 5 anni e ora ai domiciliari dopo 5 mesi di carcere e l’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, condannato a due anni e sei mesi di reclusione inflitta dalla corte di Appello di Roma con l’accusa di induzione indebita.
La prima vittima eccellente della revoca del vitalizio è stato Silvio Berlusconi che, bontà sua, ne può fare tranquillamente a meno. Vittorio Cecchi Gori invece ha fatto ricorso contro la decisione di Palazzo Madama e rivuole l’assegno nonostante la condanna divenuta definitiva a suo carico nel 2012 per la bancarotta della Fiorentina che gli è valsa una condanna a 3 anni e 4 mesi. Lo chiede indietro anche Ottavia Fusco, la vedova del regista Pasquale Squitieri condannato per via di una vicenda legati ad alcuni assegni di quando faceva il bancario nel ’65 prima di diventare regista e poi esponente di An. Anche a lui il Senato lo aveva tolto nel 2015, quando aveva lasciato a secco anche Marcello Dell’Utri per la condanna in via definitiva a sette anni che gli ha inflitto la Cassazione per i suoi rapporti con Cosa Nostra. E pure l’ex senatore democristiano Vincenzo Inzerillo dopo la condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere per concorso esterno in associazione mafiose.
Dal 2015 chiusi i rubinetti anche a Antonio Franco Girfatti (morto nel 2017) condannato per lo scandalo finanziario legato alla Banca Massicana, a Giorgio Moschetti (scomparso nel 2016) e Franco Richetti.