Il Sole 24 Ore, 23 ottobre 2019
Tasse salite di 0,6 punti col Conte I
È possibile tracciare un primo bilancio quasi completo della dinamica della pressione fiscale nel Governo Conte I, con la diffusione da parte dell’Istat dei conti delle Amministrazioni pubbliche nel 2° trimestre 2019 e delle revisioni delle serie storiche annuali e trimestrali del Pil.
L’indice elaborato da Fondazione Edison e Il Sole 24 Ore ci dice che, rispetto agli ultimi quattro trimestri del governo Gentiloni (anno “scorrevole” terzo trimestre 2017-secondo trimestre 2018), negli primi quattro trimestri del governo Conte I (anno “scorrevole” terzo trimestre 2018-secondo trimestre 2019) l’incidenza sul Pil della pressione fiscale è salita dal 41,5% al 42,1%, cioè di 0,6 punti percentuali. Dunque, si è invertita una rotta che aveva visto scendere il tax rate durante i governi Renzi e Gentiloni di 1,8 punti percentuali complessivi (dal 43,3% a cui l’aveva lasciato il governo Letta).
Più in dettaglio, sono ormai quattro trimestri consecutivi che, in presenza di una frenata dell’economia non compensata da un analogo rallentamento delle entrate fiscali (imposte più contributi sociali), il tax rate presenta un aumento trimestrale tendenziale rispetto allo stesso trimestre dell’anno prima. Secondo le serie dell’Istat, l’incidenza della pressione fiscale sul Pil è cresciuta tendenzialmente dell’1,3% nel terzo trimestre 2018, dello 0,1% nel quarto trimestre 2018, dello 0,8% nel primo trimestre di quest’anno e dello 0,2% nel secondo. Nel primo semestre del 2019, in base agli indicatori cumulati di finanza pubblica, l’incremento del tax rate è stato complessivamente dello 0,5%.
Nell’anno “scorrevole” che va dal terzo trimestre 2018 al secondo trimestre 2019 del governo Conte I, l’ammontare delle entrate fiscali a prezzi correnti è stato pari a 744,8 miliardi di euro, in aumento di 16,3 miliardi su base annua rispetto all’ultimo anno “scorrevole” del governo Gentiloni, terminato esattamente dodici mesi prima. Nel frattempo, il Pil a valori correnti è salito a 1.769,7 miliardi, con un aumento di soli 13,9 miliardi, dunque una crescita inferiore a quella delle imposte. Il che ha determinato il suddetto aumento della pressione fiscale.
Per un confronto, nell’ultimo anno “scorrevole” del governo Renzi (primo-quarto trimestre 2016), il Pil crebbe su base annua di 40,2 miliardi (rispetto al periodo primo-quarto trimestre 2015) mentre le imposte aumentarono nello stesso periodo solo di 5,9 miliardi. Nell’ultimo anno “scorrevole” del governo Gentiloni (terzo trimestre 2017-secondo trimestre 2018) il Pil aumentò invece su base annua di 41,4 miliardi (rispetto al periodo terzo trimestre 2016-secondo trimestre 2017) e le imposte salirono di 7,4 miliardi.
Solo dati e approfondimenti più dettagliati potranno dirci quanta parte della dinamica crescente del tax rate rispetto al Pil durante il governo Conte I è stata conseguenza, oltre che del rallentamento economico, di un incremento netto delle imposte e quanta parte invece è stata dovuta a un recupero dell’evasione. Quest’ultima probabilmente attribuibile in buona parte alla fatturazione elettronica, misura peraltro concepita e via via sviluppata da governi precedenti. Da prime stime provvisorie basate sull’ultimo Bollettino delle entrate tributarie del Mef e sui nuovi dati Istat del Pil parrebbe che il peso dell’Iva sugli scambi interni in rapporto al Pil grezzo a prezzi correnti sia salito nel primo semestre 2019 al 6,1% rispetto al 5,8% del primo semestre 2018, cioè sia aumentato di 0,3 punti percentuali di Pil.