Il Sole 24 Ore, 23 ottobre 2019
Linate riapre più tecnologica
Linate riapre il 27 ottobre dopo un restyling durato 3 mesi, e intanto si prepara a diventare l’aeroporto più tecnologizzato d’Italia, tra i primi in Europa: dal 2021 niente più code ai gate per il controllo separato di computer e apparecchi elettronici. Nessuno stop ai liquidi oltre i 100 ml, quelli, per capirsi, che i passeggeri devono lasciare a terra prima di imbarcarsi. Tra meno di due anni lo scalo milanese, primo in Italia, si doterà di macchinari con “tecnologia Tac”, superando i classici raggi X, e li utilizzerà in modo diffuso in tutto le zone dell’aeroporto.
Si tratta di una tecnologia in grado di vedere con più rapidità e “profondità” gli oggetti contenuti nelle borse. Tutto più veloce e semplice, anche nell’area del “self boarding”, e soprattutto con meno limitazioni. Il principio ispiratore è la “smart security”, e in prospettiva c’è allo studio anche il controllo biometrico facciale, da utilizzare nei vari processi aeroportuali.
«Considerando che la città cresce a gran velocità, e nel 2021 Linate sarà collegata con una nuova linea di metropolitana, dovevamo stare al passo con in tempi. I nostri passeggeri, mediamente 9 milioni all’anno, potrebbero crescere – spiega Alessandro Fidato, Airport management Director, di fatto il numero due di Sea, la holding di riferimento – La vocazione dello scalo milanese è soprattutto il business. Siamo tra i primi city airport in Europa. Ora saremo i primi in Italia con questa tecnologia».
La società Sea investirà 14 milioni per questo progetto, che si aggiungono ai 50 milioni messi sul piatto questa estate per la manutenzione della pista di volo, la realizzazione del nuovo edificio che verrà terminato sempre nel 2021 e l’inserimento dei controlli radiogeni per i bagagli da stiva. I lavori hanno comportato il blocco delle attività dal 27 luglio al 27 ottobre, con lo spostamento dei voli a Malpensa.
A imporre il restyling di Linate sono state le normative europee, secondo cui le piste, ad esempio, devono essere rifatte ogni 20 anni. «Chiudere è stato inevitabile, i lavori per inserire i nuovi macchinari per i bagagli da stiva sono lunghi e complessi, non compatibili con l’arrivo e la partenza dei passeggeri, anche perché Linate è un aeroporto piccolo», spiega Fidato.
Il 26 ottobre atterreranno i primi voli, mentre il 27 ci sarà la riapertura ufficiale. Non sarà tutto pronto però. Le attività verranno garantite, ma ancora non ci sarà l’edificio a tre piani, pronto nel 2021.
«Per il momento ci sarà un corpo provvisorio, con gate protetti dal 2019 al 2020. Le attività riprenderanno regolarmente, ma ovviamente per realizzare un edificio del genere occorre almeno un anno e mezzo», aggiunge Fidato.
Per quanto riguarda le aspettative, secondo i vertici di Sea (la società controllata dal Comune di Milano che ha in pancia Linate e Malpensa) lo scalo milanese ha molte potenzialità, soprattutto con l’atteso rilancio di Alitalia (la cui crisi ha comportato un parziale calo in bilancio). I 9 milioni di passeggeri potrebbero quindi crescere, mentre l’apertura di 22 nuovi negozi dovrebbero garantire maggiori ricavi nel settore retails.
Il bilancio di Sea
Ecco gli ultimi dati di bilancio della società aeroportuale (2018): ricavi della gestione sono 684 milioni, in crescita del 5,5% rispetto al 2017; Ebitda a 281,9 milioni, in aumento del 16% rispetto all’esercizio precedente (+5,4% al netto delle poste non ricorrenti); utile netto a 136,1 milioni, in crescita di 52 milioni (+61,9%) rispetto al 2017 che incorporava, oltre a costi non ricorrenti, anche 25,3 milioni di svalutazione crediti Alitalia; posizione finanziaria netta pari a 399,6 milioni, in miglioramento di 109,3 milioni.
È stata inoltre deliberata la distribuzione di un dividendo pari 98,8 milioni, di cui 54 milioni a favore del Comune di Milano e 44 all’azionista privato F2i. Linate e Malpensa quindi contribuiscono ampiamente, ogni anno, all’equilibrio dei conti di Palazzo Marino. Anche per questo è difficile che l’amministrazione decida di vendere ad un azionista privato la propria quota di controllo, nonostante se ne parli da anni.