Bruna Magi per ''Libero Quotidiano'', 22 ottobre 2019
QUANDO ALBERTO SORDI SI FIONDÒ SU IVA ZANICCHI: ''CI RITROVAMMO PER LA PRIMA DE 'IL PRESIDENTE DEL BORGOROSSO FOOTBALL CLUB', IO AVEVO BEVUTO TROPPO, E MI RITROVAI IN CAMERA CON LUI. MI SBATTÈ SUL LETTO, LE SUE MANI COMINCIARONO A PALPARMI DAPPERTUTTO. ERA IN DIFFICOLTÀ COL MIO VESTITO, TROPPO STRETTO, DI LÌ NON SI PASSAVA. LUI ANSIMÒ 'TE LO STRAPPO', E IO…'' - QUALCHE ANNO DOPO LA CHIAMÒ PER IL COMPLEANNO, DICENDO ''ZANICCHINA…'' - OGGI ESCE LA BIOGRAFIA DELL'AQUILA DI LIGONCHIO
Iva Zanicchi è una delle icone senza tempo della nostra canzone: sta a Mina, Ornella Vanoni, Milva e Patty Pravo. Ha conservato la genuinità ruspante delle origini, ma è andata oltre la melassa rosa di Orietta Berti, mantenendo un linguaggio tosto. Durante la lunga, fortunata carriera le ha cantate a tutti, e continua, imperterrita, come ci racconta lei stessa in un' autobiografia corposa (forse meglio definirla autoritratto) Iva Zanicchi, nata di Luna buona (Mondadori editore, pag.319, euro 18, in libreria da oggi), in una full immersion che ti fa navigare fra il gossip e la storia senza peli sulla lingua (non risparmia neppure i "partigiani sbagliati" del triangolo rosso).
Puntigliosa, inizia a raccontarsi proprio da principio, cioè dal parto della mamma (Elsa detta E, perché da quelle parti usa chiamarsi con le iniziali), avvenuto a Vaglie di Ligonchio, provincia di Reggio Emilia, in un "puntino isolato sull' Appennino tosco-emiliano, lontano da tutto e da tutti, il 18 gennaio del 19.Oh mio Dio, ho perso la memoria!». Eh no, cara Iva, così ci induci alla rivelazione (piacevole, dai) che saranno ottanta il 18 gennaio 2020.
Nacque nella stalla. Tutti delusi perché non era un maschio, la definirono anche bruttina, ed ebbe plausi solo dal nonno, l' unico a trovarla carina, pronosticandole viaggi in America e tanta fortuna perché era nata con la «Luna Buona». Però, il nonno, che fiuto. Iva, infatti, cantava, di continuo. La mamma apprezzava, suo padre no. Purtroppo tutto sembrava dovesse restare confinato lì, sino a quando si palesò il destino attraverso la radio e nelle vesti di Silvio Gigli che conduceva il programma i I due campanili, sfida tra paesini e città su base canora.
La squadra di Iva vinse, andarono in finale a Bologna, e la replica fu ascoltata a Roma, da Gianni Ravera, il patron di Castrocaro e Sanremo, mentre si faceva la barba. La fece cercare dal sindaco, era cominciata la corsa al successo. Avrebbe conosciuto il produttore Tonino Ansoldi, che sarebbe diventato suo marito (finì con un divorzio), e poi si spalancò il palcoscenico di Sanremo. Unica fra le donne, avrebbe partecipato a tre edizioni, incancellabile restò il 1967, l' anno in cui vinse in coppia con Claudio Villa, cantando Non pensare a me, mentre Luigi Tenco si era appena suicidato. Lo spettacolo andò avanti, in quella notte tragica. Scrive Iva: «La sera, sul palco, avrei voluto urlare il mio disprezzo. Ma l' unica cosa che riuscii a fare era piangere. Anche se ero appena stata proclamata vincitrice».
Un aneddoto tira l' altro, tra musica, televisione e politica, in questa sostanziosa biografia, tra i più divertenti quello in cui narra di Alberto Sordi. Si ritrovarono per la prima de Il presidente del Borgorosso Football Club, lei bevve troppo, ubriaca si ritrovò in camera con lui, e racconta «Mi sbattè sul letto, le sue mani cominciarono a palparmi dappertutto. Era in difficoltà col mio vestito, talmente stretto da sembrare una seconda pelle, di lì non si passava...». Lui ansimò «Te lo strappo», e lei fuggì, letteralmente. Alberto la chiamò anni dopo, per il suo compleanno, dicendo: «Zanicchina, non sai che te sei persa! Peggio per te!». Iva afferma di sentire ancora nell' orecchio la sua fragorosa risata.