Il Messaggero, 23 ottobre 2019
Calciatori, attenzione ai colpi di testa
Uno studio condotto su 7676 ex-calciatori professionisti scozzesi, pubblicato sul New England Journal of Medicine, mette sotto accusa i ripetuti colpi di testa. Secondo i ricercatori dell’università di Glasgow, tra i calciatori professionisti «c’è una mortalità più bassa rispetto alla popolazione generale per cause non neurologiche, ma più alta per le malattie neurodegenerative, e un rischio più elevato di sviluppare demenza o Alzheimer». Sotto accusa, evidenzia lo studio, «l’alta quantità totale degli impatti del pallone con la testa accumulati in carriera». Lo studio, finanziato dalla Federazione calcistica inglese e dalla Professional Footballers’ Association, ha confrontato i casi dei calciatori con quelli di non atleti. «La mortalità per le patologie neurodegenerative era più elevata tra gli ex calciatori scozzesi professionisti rispetto al gruppo di confronto – continua lo studio – inoltre gli ex calciatori avevano ricevuto un maggior numero di prescrizioni per i farmaci contro la demenza rispetto al gruppo di controllo». Un calciatore colpisce la palla con la testa in media 6-12 volte in una sola partita, ma vanno aggiunti gli allenamenti, il che significa migliaia di volte nell’arco della carriera. I ricercatori però evidenziano che questo tipo di osservazioni «devono essere confermate da studi prospettici di coorte eseguiti nel corso del tempo». Tra gli atleti italiani, si ricordano casi di Sla con Stefano Borgonovo, Gianluca Signorini e Piergiorgio Corno.