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 2019  ottobre 22 Martedì calendario

Periscopio

Arruffapopolo? Roba vecchia. È stagione di arraffapopolo. Dino Basili. Uffa news.Vivo in un Paese che mi piace sempre meno. Luciana Castellina, fra i fondatori de il manifesto (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Solo in un mondo dove tutto è relativo, tutto è ancora possibile. Massimo Gramellini, Corsera.
Dei 250 mila furti in appartamenti all’anno viene trovato il responsabile solo nel 3% dei casi. Io non voglio certo il Far West. Preferirei essere difesa dallo Stato. Ma se lo Stato non mi difende, voglio poterlo fare da sola. Giorgia Merloni, segretario di Fratelli d’Italia (Claudio Sabelli Fioretti). il venerdì.
Esercitare il sesso da giovani fa in modo che si eviti, a 60 anni, di fuggire con una ragazza moldava. I compiti bisogna farli al momento giusto. Io credo di averli fatti bene. Renato Zero, cantante (Roberto Gobbi). Sette.
Gli eventi storici più drammatici hanno preso le mosse della demagogia come quella che adesso ha ispirato l’abbattimento del numero dei parlamentari. Pier Ferdinando Casini, deputato Pd (Emanuele Lauria). la Repubblica.
La mia vita è un lungo tentativo di sfuggire alla morte. Non mi fermo. Perché chi si ferma, riflette. Fuggo attraverso il mio vitalismo. Vittorio Sgarbi. (Alessandro Gnocchi). Il Giornale.
Se mi si chiede se la mia patria è il mondo rispondo con l’ultima frase del mio libro appena uscito. È di Sviatoslav Richter: «Ogni cittadino del mondo ha due patrie, la propria e l’Italia». Quindi io sono fortunato perché ho l’Italia e l’Italia. Riccardo Muti (Pietro Visconti) Libertà.
I guasti ai convogli della metropolitana di Roma sono quotidiani. E gravi. Un mese fa, un treno rimase bloccato tra le stazioni di Circo Massimo e Colosseo. Passeggeri costretti a scendere e camminare, in fila indiana, nel buio della galleria. Un anno fa, altri passeggeri, tra cui alcuni tifosi del Cska di Mosca, furono inghiottiti dalla scala mobile della stazione di piazza della Repubblica. Quella di piazza Barberini è chiusa dal marzo scorso. Venerdì hanno bloccato quella di Baldo degli Ubaldi. Turisti increduli, negozianti furiosi. Fabrizio Roncone. Corsera.
In un video del 1997, Jeff Bezos disse che aveva inventato Amazon «per guadagnare dalla crescita esplosiva della utilizzazione di Internet» che, a quel tempo, cresceva del 2.000% l’anno. Audrey Fournier. Le Monde.
Quest’anno l’Accademia del Nobel, che di solito è assolutamente politically correct, è stata scorretta come non mai, premiando il contestato Peter Handke. scrittore legnoso dall’infanzia difficile. Lacerato tra un padre naturale e uno nominale, madre suicida, Handke 20 anni fa attirò i riflettori durante la guerra dei Balcani e il bombardamento di Belgrado. Controcorrente sull’opinione mondiale, l’austriaco si pronunciò per la Serbia. Prese cioè le parti dei cristiani ortodossi che difendevano il loro Kosovo dagli albanesi musulmani che, da minoranza intrusa, erano diventati maggioranza a furia di figliare. Difese le ragioni patriottiche e il despota, Slobodan Milosevic, ridimensionando le accuse di stermino che gli erano rivolte. Imputò all’Occidente di ingerirsi nei fatti interni di uno Stato sovrano e di calpestare i diritti delle nazioni. Così, Handke passò per sovranista antimoderno e fu sepolto dal ludibrio dei benpensanti. Ora però gli incipriati di Stoccolma lo hanno riesumato e, a sorpresa, aureolato col Nobel. C’è forse ancora una speranza di anticonformismo in fondo al tunnel dell’ipocrisia? Giancarlo Perna. LaVerità.
C’è grande irritazione a Washington per la notizia diffusa da Vecchione della recente visita di cortesia del capo della Cia, Gina Haspel. La prima donna a capo del servizio segreto più potente del mondo è una tosta: ha diretto un carcere duro con terroristi dell’Isis in Thailandia e lo strategico ufficio dell’intelligence Usa a Londra. Era venuta in vacanza in Italia per festeggiare il suo 63mo compleanno e, prima di ammirare Napoli, tutto voleva tranne che finire sui giornali con tanto di vestitino colorato in visita al Dis. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Usa la tragedia di Giulio Regeni per una canzone. Caso mediatico su strofe melense. I genitori del giovane torturato a morte in Egitto gli chiedono di lasciar perdere. Il cantautore: «Non rinuncio, me lo impone la mia libertà espressiva» (ma no!). La madre del ragazzo gli ricorda che «ha 70 anni» e lo invita «ad andare in pensione». Inutile: i Vecchioni sono fatti così. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Mi colpivano molto, in Africa, i racconti dei genitori che cercavano di salvare i figli. Le bambine venivano spesso trasformate in schiave del sesso dai soldati. I bambini venivano usati per aprire i combattimenti, carne da macello. Al tramonto i civili si rifugiavano negli ospedali. Arrivano in tanti e dormivano nei giardini o nei corridoi. Era l’unico modo per non essere rapiti dai guerriglieri. Gli ospedali erano protetti dai carri armati. Con il contapersone, all’alba, ci rendevamo conto che un’altra notte sicura era trascorsa per mille e più bambini. Camilla Lunelli, responsabile comunicazione di Cantine Ferrari (Luciano Ferraro). Corsera.
C’era anche chi era sincero nel ’68. Magari perfino per ragioni inconsce, identificando il «Sistema» da abbattere con una famiglia severa, con un padre autoritario, con una fede ridotta a moralismo. Se ripenso agli adolescenti con la barba, alle prime gonne da zingara di un femminismo in erba (le ragazze, per contare, dovevano essere le morose dei capi) penso che quei giovani borghesi erano comunque uniti dal filo carsico di un «no»: no all’ educazione ricevuta, no alla tradizione, no alla morale dei genitori. No, infine, al «padre» inteso come portatore di autorità. Una generazione si ribellava, spesso confusamente, al padre, allo Stato, all’ordine costituito. Qualcuno di loro davvero voleva un «Sistema» radicalmente diverso, lo voleva tanto che sarebbe andato a sparare e uccidere. I più desideravano invece solo altri orizzonti, una libertà molto più ampia, uno strappo dalle loro case beneducate e benestanti. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Su via Farini, a Milano, molte saracinesche sono chiuse per scarsa vendita e affitti eccessivi: la ridondanza del benessere si sta assotigliando, nei camini del vulcano sociale covano ben più esaltanti, sinistre esplosioni. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
Le lenzuola schioccano al vento nel sole del primo mattino, come delle vele gonfiate. Gabriele Matzneff, Elie et Phaeton. La Table ronde, 1991.
I momenti belli della vita sono pochi. Perché sprecarli vivendoli? Roberto Gervaso. Messaggero.