Il Messaggero, 22 ottobre 2019
Giappone, il primo romanzo della storia
Esistono molti libri candidati a essere celebrati come il primo romanzo mai scritto al mondo; e ve ne sono anche di latini, come il Satyricon di Petronio e L’asino d’oro di Apuleio, o greci, come le Storie efesiache di Senofonte; ma soltanto La storia di Genji può fregiarsi del titolo di precursore della narrativa moderna, per avere tutte le caratteristiche di introspezione psicologica che possiede, per esempio, La principessa di Clèves di Madame de La Fayette. Il fatto che sia stato scritto oltre seicento anni prima del capolavoro della contessa francese rende questa epica storia ancora più preziosa per la storia della letteratura, e del Giappone, in particolare. E desta ancora più clamore in questi giorni la notizia del ritrovamento, in una casa di Tokyo, di un quinto capitolo, finora sconosciuto, di questo libro favoloso.
La storia di Genji è un testo monumentale, ultimato attorno al 1010 d.C. da una nobildonna di nome Murasaki Shikibu, dama di compagnia di una signora di alto rango. Narra le peripezie e le fortune, politiche ma soprattutto amorose, di Hikaru Genji, figlio dell’imperatore Kiritsubo e di una concubina. Per via dei suoi natali imperfetti, venne rimosso dalla linea di successione, e nominato alto ufficiale. Uno dei tanti pregi di questo romanzo, è proprio il modo in cui racconta i costumi degli aristocratici del tempo, il cosiddetto periodo Heian (794-1185 d.C.).
LE VERSIONI
Non esistono manoscritti originali del lavoro della nobildonna, diviso in 54 capitoli; e la copia più antica, tra quelle che ci sono pervenute (e quindi più vicina all’originale) è quella trascritta dal poeta e calligrafo Fujiwara no Teika, che morì nel 1241. Fu proprio lui a scrivere il quinto capitolo ora ritrovato presso una famiglia di Tokyo (e riconosciuto come autentico dagli esperti), che narra il periodo in cui il protagonista, diciottenne, incontra la sua futura moglie. Il nuovo testo differisce in parte dalle versioni note dell’opera (solo quattro capitoli trascritti da Teika sono giunti fino a noi), ed è di proprietà di Motofuyu Okochi, 72 anni, discendente di un antico signore feudale. Secondo il quotidiano Asahi Shimbun, gli archivi della famiglia confermano che il manoscritto si trova nelle loro mani sin dal 1743.
La scoperta permetterà di perfezionare ancora di più l’attuale versione conosciuta del romanzo, tradotto soltanto nel ventesimo secolo in giapponese moderno, dal poeta Akiko Yosano. Malgrado la somiglianza con le forme attuali di narrativa, ci sono alcune differenze. Non esiste, per esempio, un vero e proprio intreccio, e la storia segue i personaggi lungo la loro vita e il corso degli eventi. Non stupisce che un romanzo simile possa avere affascinato Jorge Luis Borges (che lo lesse nella traduzione inglese di Arthur David Waley). Per l’autore di Finzioni, La storia di Genji appare «scritta con una naturalezza quasi miracolosa e ciò che ci interessa in questo testo non è l’esotismo – che parola terribile – ma piuttosto le passioni umane che descrive. Si direbbe proprio ciò che noi oggi chiamiamo romanzo psicologico».
IL SUCCESSO
La fama di questo libro è tale, oggi in Giappone, che quando Yasunari Kawabata vinse il premio Nobel per la letteratura, nel 1968, disse che era da considerare «la più alta vetta» della letteratura nipponica, e che «ancora oggi non esiste un’opera capace di competere con la sua grandezza». Per celebrarla, la Banca centrale del Giappone ha emesso una banconota da Duemila yen, ornata con alcuni disegni tratti dalla versione, con splendide illustrazioni d’epoca, che risale al 1.200.
L’IMPRESA
Per chi volesse tentare l’impresa di affrontare un libro che oggi viene studiato nelle scuole giapponesi (come nelle nostre La commedia o I promessi sposi), la cui lenta scrittura è maturata in segreto, per lunghi anni, in un tempo in cui le donne non potevano certo tentare carriere letterarie, è disponibile un bel volume di Einaudi, a cura di Maria Teresa Orsi. Compito non facile, quello della traduttrice, che ha portato nelle librerie un romanzo scritto in una lingua arcaica, con un periodare lunghissimo, testimonianza di un tempo così diverso dal nostro.