Fabio Amendolara per “la Verità”, 21 ottobre 2019
COME FA LA MAFIA NIGERIANA A REINVESTIRE I SUOI SOLDI IN ITALIA? CON UNA SORTA DI MICROCREDITO CON IL SISTEMA CHIAMATO “OSUSU”, GESTITO DAI CLAN AFRICANI PER POTER DISTRIBUIRE AI MEMBRI I RICAVI DELLA PROSTITUZIONE E PRESTARE SOLDI CON TASSI USURAI AI CONNAZIONALI - UNA DELLE CENTRALI DI RICICLAGGIO PIÙ IMPONENTI È IN PIEMONTE: CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO OCCULTATI ANCHE GRAZIE AL WEB… -
Se per trasferire il denaro dei traffici illeciti all' estero la mafia nigeriana usa il vecchio e consolidato sistema dell' hawala, basato, come nel Medioevo, sull' onore dei mediatori che si passano il contante tra di loro fino a farlo giungere a destinazione, per reinvestire gli incassi in Italia, invece, ha messo su una sorta di credito cooperativo criminale: «Osusu», lo definiscono i magistrati della Procura nazionale antimafia che lo stanno studiando.
Il fenomeno è nuovo ed è semisconosciuto agli investigatori, che gli dedicano un paragrafetto di poche righe in un documento in cui analizzano anche la diffusione dei clan nigeriani in Italia. Per ora si sa che l' Osusu è stato mutuato dalla regione a Sud della Nigeria in cui è usato tradizionalmente. «È una forma di risparmio», annotano i magistrati antimafia, «di cui i soci dispongono a turno».
In Italia viene utilizzato soprattutto per la raccolta dei proventi derivanti dallo sfruttamento della prostituzione e per la successiva ripartizione tra papponi. Ma - è qui la novità importante - «a tale fondo», scrivono i magistrati, «possono attingere anche i connazionali per ottenere prestiti, talvolta creando le condizioni per pratiche usuraie».
DEPOSITI MOBILI Non è, quindi, solo una cassaforte in cui depositare il contante da lavare. Perché alla raccolta seguono gli impieghi. Ricapitolando: i soldi dello sfruttamento delle ragazze su strada (ma anche provento di altre attività illegali) finiscono in una cassa. Una parte viene divisa tra chi si occupa di quel business. E una parte diventa microcredito per chi ne fa richiesta. Ovviamente, trattandosi di attività in mano ai criminali, i tassi spesso sono da usura. Un pezzo alla volta e dopo grandi sforzi investigativi i meccanismi usati dalla mafia nera, fino a qualche anno fa completamente inesplorata, vengono svelati dagli investigatori.
La cassa, hanno scoperto le toghe, è mobile. Si sposta di città in città, «così come gli assetti territoriali dei vari gruppi non rimangono quasi mai stabili nel tempo». L'estremo dinamismo, valutano i magistrati, «è dettato principalmente dall' arrivo di cult competitor su quel particolare territorio». Insomma, quando si avvicina il clan rivale, la cassa mutua con finalità usuraie viene spostata in una piazza in cui l' attività criminale si può gestire con maggiore sicurezza. E, così, viene protetta.
Una delle centrali di riciclaggio della mafia nigeriana più imponenti è in Piemonte. A Torino, dove da tempo ha messo radici una vasta comunità cultista, si sospetta che per pulire i proventi delle truffe informatiche, parte degli introiti finisse nella cassa, per poi tornare sul territorio tramite prestiti a chi ha avviato le classiche attività che rappresentano la zona grigia della mafia nigeriana: un negozio di telefoni cellulari, un money transfer o un Africa shop.
«Nel dettaglio», valutano gli investigatori, «il sistema per trasferire illecitamente i proventi delle varie attività criminali è operante in quasi tutti gli Africa shop, gestiti dagli stessi membri del clan». Lì circola quotidianamente denaro contante ed è più facile non dare nell' occhio. Con molta probabilità finiscono nel sistema dell' Osusu, dopo vari passaggi su conti correnti e carte prepagate, anche i proventi di un altro grande business dei nigeriani, quello delle frodi informatiche e della clonazione delle carte di credito.
passaggi di denaroL' ultimo caso di riciclaggio scoperto risale al 15 ottobre: un cittadino nigeriano, già noto agli investigatori con svariati alias e una donna originaria del Kenya ricevevano sui rispettivi conti correnti ingenti somme di denaro, che poi venivano immediatamente prelevate o distratte verso altri conti, finché non se ne perdevano le tracce. Le operazioni servivano a monetizzare bonifici provenienti da ignare società estere vittime di frodi informatiche per un danno economico di 100.000 euro.
Il sistema prevedeva che nelle conversazioni telematiche tra due aziende con consolidati rapporti finanziari si insinuasse un terzo soggetto (estraneo alle due aziende) che riusciva a carpire e modificare i contenuti delle comunicazioni societarie. Poi il criminale individuava la figura titolare del potere di spesa per conto dell' azienda al quale sarebbe stata inviata una falsa email da un indirizzo creato ad hoc e simile a quello del reale interlocutore; con la stessa mail fraudolenta si chiedeva di effettuare il pagamento su un nuovo iban, diverso da quello utilizzato abitualmente nelle transazioni.
Soldi facili. Una parte dei quali, con molta probabilità, viene immessa nel circuito economico, dopo essere passata dalla cassa mutua della mala nigeriana. A luglio era stato arrestato un altro mago dell' informatica che usava praticamente gli stessi metodi e gli stessi canali, sempre a Torino, incassando anche bonifici da 70.000 euro l' uno. Anche in questo caso non è stato possibile ricostruire completamente il flusso economico. E il terzo arresto in un anno di un riciclatore nigeriano, beccato a Torino, risale a marzo: aveva 140.000 euro da far sparire.
Come al solito, dopo diversi passaggi di conto, il denaro diventa non rintracciabile. Quindi finisce in un posto fisico. E le strade sono due: l'hawala, se i fondi vanno investiti all' estero, o l' Osusu, se si sceglie di riciclare in Italia. Il giro d'affari che ruota attorno ai due sistemi per ripulire soldi, però, è sconosciuto. «Dati precisi non possono raccogliersi», spiega Stefano D' Auria su Gnosis, la rivista dell' intelligence italiana, «operando gli stessi al di fuori di qualsivoglia controllo e sfuggendo, quindi, alle statistiche ufficiali».
Ma probabilmente è vasto. Anche perché sembra che sia l'ultima spiaggia per quegli immigrati che, dopo essersi indebitati in patria per pagare il viaggio, a volte anche tramite Ong che immettono flussi di denaro per i prestiti di rimessa (ovvero quelli che qualcuno deve pagare dall' estero e che vengono usati di solito per comprare il biglietto per emigrare), poi finiscono per rivolgersi al sistema dell' Osusu per estinguere il primo debito. A quel punto restano legati al sistema criminale per molti anni.
fenomeno da studiare«Gli sforzi investigativi, in un rinnovato e fattivo rapporto di cooperazione con le autorità nigeriane, favorito, tra l' altro, da progetti dell' Undoc (l' ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine, ndr) con il distacco di un magistrato di collegamento in Italia», scrivono il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Giovanni Russo e il sostituto, Cesare Sirignano, «stanno producendo i primi apprezzabili risultati anche in termini di maggiore conoscenza del fenomeno». E tra questi risultati c' è proprio la scoperta dell' Osusu.