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 2019  ottobre 21 Lunedì calendario

Da "Il popolo contro il popolo" di Antonello Guerrera (Rizzoli)

«Sì, per la Brexit abbiamo copiato il Movimento Cinque Stelle». La Brexit e l’Italia. C’è un filo comune. A parlare è Arron Banks, il milionario che ha finanziato la Brexit con 13 milioni di sterline negli anni. È l’amico inseparabile di Nigel Farage. È il tycoon sospettato di torbidi, ma mai dimostrati, legami con la Russia.

Incontro Banks nel settembre 2019 nel suo club preferito, nell’esclusivo quartiere Mayfair di Londra. Cinquantadue anni di Bristol, sorriso ipnotico, patrimonio netto tra i 100 e i 200 milioni, cinque figli, Banks è uno dei padri putativi della Brexit. Nessun donatore ha versato singole cifre così alte in Inghilterra per partiti o progetti politici. Nella campagna del referendum 2016, Banks e lo storico leader euroscettico Farage hanno fondato Leave.eu, una piattaforma pro Brexit istintiva e ultra-populista, come Farage e i suoi partiti. Mese dopo mese, però, Banks e Farage sono andati anche "a scuola" dal M5S e dal suo fondatore Gianroberto Casaleggio. «Avevo visto quello che combinavano sui social media Obama e il M5S in Italia», ammette Banks nel suo The Bad Boys of Brexit, i "cattivi ragazzi" della Brexit, «potevo investire fino a dieci milioni di sterline in un nuovo progetto politico come l’incredibile Movimento di Grillo. Dissi a Nigel: "Devi fare il salto di qualità!"». Nel 2015, Farage e Raheem Kassam, ex responsabile di Breitbart London (creatura del "rasputin" di Donald Trump, Steve Bannon), vanno a Milano per incontrare i responsabili M5S. Obiettivo: imparare i segreti della propaganda online del Movimento che, alle elezioni 2013, era diventato primo partito in Italia: «Farage venne colpito da come Casaleggio usasse i social media, internet, i video, la democrazia diretta associata però al pesante controllo centrale che esercitavano lui e Beppe Grillo. Perché Nigel non ha mai pensato che la democrazia diretta sia una cosa buona: una dittatura al centro ci vuole, altrimenti c’è uno sviluppo "lunatico" del partito…».

«I Cinque Stelle» mi racconta Banks, «hanno praticamente anticipato l’embrionica, virale, sensazionalista propaganda online di Trump, convogliando i flussi emozionali della gente e la rabbia online… È come una palestra, ti fai i muscoli per causare un enorme interesse intorno a te. Ma Farage e Grillo si sono incontrati addirittura prima, nel 2014, al parlamento Ue. Oggi siamo simili, ma Grillo faceva tutto questo prima di noi…». Il Brexit Party di Farage, fondato nel 2019, condivide molto con il primo movimento di Grillo: gazzarre in aula a Strasburgo diffuse dai telefonini, streaming, una piattaforma online per i membri per proporre leggi, un po’ come Rousseau del M5S.

«Ma anche Salvini è molto interessante» aggiunge Banks, «insieme siamo le forze politiche più di impatto su internet: oramai Leave.eu ha fino a cinque milioni di persone che interagiscono con noi ogni giorno sui social. Perché non siamo rigidi come i partiti o giornali, ma diretti e irriverenti. Anche la Lega ha adottato questa svolta e i risultati si vedono. L’importante è che il nostro messaggio online diventi virale: i nostri video più di successo», anti Ue o anti migranti, «hanno raggiunto fino a venti milioni di visualizzazioni...». È la filosofia di Banks e Farage: bisogna scatenare ogni sentimento online, coinvolgere e indignare quante più persone possibili. Anche con errori o refusi. «Ricorda il tweet con l’assurda scritta "covfefe" di Trump? Lo fece apposta…» Davvero? «Lo so per certo. Ma la reazione sconvolta di voi giornalisti ci è sempre molto utile…». Banks conosce davvero Trump: la prima foto pubblica del presidente Usa dopo l’elezione nel 2016 fu proprio con Farage, Kassam, Banks e il braccio destro di quest’ultimo, Andy Wigmore, in un ascensore d’oro della Trump Tower a New York. Personaggio scaltro e spietato, Banks ha fatto fortuna nelle assicurazioni e nel commercio di diamanti in Sudafrica. È stato accusato di aver mentito sull’origine di 8 milioni donati per la campagna Brexit nel 2016. Ma la Commissione elettorale e la Nation crime agency (l’Fbi britannica) hanno chiuso le indagini per «mancanza di prove». Il sospetto, mai provato, è che dietro ci fosse Mosca. Banks ha sempre smentito ogni connessione con la Russia e Putin, anche durante il nostro incontro.

Nel marzo 2019, a Sunderland, Farage mi disse che «i prossimi a uscire dall’Ue sarete voi italiani». Perché? «Perché non avete mai amato il progetto europeo. Quando dimostreremo che la Brexit è un successo e che c’è vita fuori dall’Ue, voi ci seguirete». Banks concorda: «Ora vi illudete che l’onda anti Ue sia finita… ma saranno Lega e M5S a distruggere l’Unione Europea, da dentro il sistema. Appena Salvini e gli altri capiranno che la Brexit è un progetto sostenibile e di successo, riprenderanno l’opera di distruzione di questa Europa senza speranza. E voi rinascerete dalla distruzione, come nella Seconda guerra mondiale. La distruzione è creativa…». E sorride.